mercoledì 28 maggio 2014

L'importanza di chiamarsi Ernesto

Giorgio Calcaterra
Proprio così!! Certe volte le origini di un nome possono fare la differenza. La provenienza di una casata è una tappa, anzi una direzione, che può modificare il corso stesso della vita. 
Il made in Italy, tanto apprezzato all'estero, anche se ultimamente in crisi perché troppo spesso umiliato sull'altare dell'economico CE (China's Economy), non sempre si può definire una formula vincente. 
Mi domando però se la colpa sia italiota o no? E' il cattivo che crea l'eroe o viceversa?? Batman sarebbe Batman se non ci fosse Joker?! Forse si e forse no. Questo è un discorso opinabile e adattabile allo sport. La motogp sarebbe tale se non ci fosse stato Valentino Rossi? Ai posteri sentenziare. 
Sabato scorso i riflettori del mondo si sono accesi sul Real Madrid, squadra di calcio, che per la decima volta nella storia (record eccezionale), vince la Coppa dei Campioni. Giornalisti e giornalai ne hanno parlato e straparlato, da Pechino a New York l'unico argomento sportivo di rilievo è stato questo.
Beh, non è così!! 
Proprio qui in Italia, un ragazzo italiano, ha compiuto un gesto straordinario, andando a vincere per la nona volta consecutiva un'ultra-maratona. Non una qualsiasi (se così si può definire una gara del genere), ma il famigerato "Passatore". 100 km di appennino tosco emiliano. Ovviamente le cronache sportive hanno relegato la notizia nelle ultime pagine dei giornali, o addirittura nelle edizioni dei giorni successivi. Non è per polemizzare, capisco che il calcio muove la passione di milioni di sportivi (calcio e sport è un binomio che non comprendo, il calcio è un gioco non uno sport), però in un paese come il nostro dove si fatica per mettersi in mostra al mondo, quando ciò accade, noi ce ne freghiamo! Se Giorgio Calcaterra da Roma, si fosse chiamato George Treadearth da New York, la notizia delle sue vittorie avrebbe echeggiato nell'eternità, al pari di campioni come Michael Phelps o Usain Bolt. Il nostro Giorgio, che puoi incontrare mentre corre per i sentieri di Villa Pamphili come un qualunque essere umano, ha "solamente" vinto 2 campionati del mondo di ultra maratona (ha vinto più titoli mondiali di Messi e Cristiano Ronaldo messi insieme) ed ha una serie di record su tempi e numeri di maratone corse da far impallidire un morto (fonte wikipedia). Tra le tante domande che mi pongo, mi chiedo, come sia possibile che colossi dell'abbigliamento sportivo come Nike, Asics, etc. etc., non coprano d'oro questo ragazzo, portandolo in giro per il mondo in rappresentanza di un movimento che annovera tra le sue file milioni di praticanti, amatori e impazziti del running.  Misteri dello sport!!
Per il momento, noi, ci teniamo stretto questo bravo ragazzo, campione del mondo e simbolo di uno sport povero e pulito, ringraziandolo per le emozioni che ancora oggi è in grado di regalarci.

"Ieri alle 15 sono partito da Firenze come faccio ormai da nove anni. Una gara che ho cominciato a fare per sfida, ma che ora è diventato un grande amore. Come sempre tanti dubbi, non mi sento mai sicuro, so che i problemi in una 100km sono sempre dietro l’angolo. I primi km questa volta sono stati facili, correvo con buone sensazioni. Più o meno fino al quinto km ero in testa, poi L’Ucraino che davo per favorito ha preso il via. Io ho provato quasi un senso di sollievo, ho pensato che si stesse “distruggendo” da solo. Ho continuato al mio passo senza forzare. Poi circa al 21km ho raggiunto Glyva, era stato fin troppo facile, ho pensato che fosse stato lui ad aspettarmi. Per circa 15km abbiamo corso insieme, poi ha preso il via e io sono andato in crisi, proprio lì dove gli altri anni spingevo a tutta per cercare di raggiungere il Passo della Colla. È stata dura  accettare quella crisi, una crisi profonda, ho cominciato a correre anche a 5′ 50″ al km. Il ragazzo in testa guadagnava minuti su minuti e ad un certo punto anche Herman mi ha raggiunto e staccato in pochissimi metri.  La crisi è continuata anche in discesa, non riuscivo a spingere,  era una corsa senza energia. Mi ripetevo di voler cercare di resistere che il terzo posto sarebbe stato più che onorevole, ma se mi avessero raggiunto altri atleti mi sarebbe andato bene, l’importante era arrivare. Poi notizie della crisi dell’Ucraino e dell’ottima corsa di Herman che continuava a guadagnare minuti su di me. All’incerca  ottantesimo km la svolta, ho sentito un guizzo di energia, ho provato ad aumentare ed è andata bene, il distacco da Herman è cominciato ad assottigliarsi,  ho cominciato a crederci e circa al 93 km c’è stato il sorpasso, a quel punto ho rallentato e ho cercato di godermi gli ultimi km. Gara sofferta, come non doveva essere, tempo alto, peggior tempo degli ultimi nove anni, ma tanta gioia… GRAZIE DI CUORE A TUTTI QUELLI CHE HANNO CREDUTO IN ME." (tratto dal sito http://www.giorgiocalcaterra.com)

Bravo George.

Foto by fotofhania
 

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