lunedì 26 maggio 2014

La vita è un'altalena

Ho descritto il sabato mattina, almeno un paio di volte. L'ho fatto con grande soddisfazione sia per le sensazioni che ho vissuto, che per la prestazioni ottenute. Correre però, è come andare sull'altalena, si vola in alto, ma puntualmente si riscende giù.
Mi ero dato appuntamento sotto casa con Roberto intono alle 08.00, più tardi del solito, visto che, un andata e ritorno a Firenze in giornata il giorno prima, mi aveva leggermente appesantito nel corpo, ma soprattutto nell'anima.
Il mio compagno di corsa, è uno di quelli che ti aiuta a migliorare, nel senso che, essendo più veloce, ti spinge e costringe a stargli dietro. Quando corri con persone più forti, vivi un po' d'ansia da prestazione, ti dispiace doverli far procedere ad un andatura più lenta, pensi però che se dai il massimo puoi portarli ad un ritmo non troppo basso. Correre al massimo però è sbagliato. Non siamo in gara e, durante le uscite di allenamento, bisognerebbe essere in grado almeno di conversare con il compagno di viaggio. 
Dopo i saluti di rito, in attesa dei satelliti, partiamo in direzione Colosseo. Primi due km a ritmi più alti del solito, penso che vada bene in fondo si chiacchiera e siamo solo all'inizio. Il sole nel frattempo troneggia in cielo. 

Verso la fine di via Cola di Rienzo capisco già che sarà una lenta processione la mia. Non so quanto ci mettano gli altri a capirlo, ma io dopo i primi 2/3 chilometri, capisco cosa mi aspetta. Le gambe sono pesanti... pesantissime, in testa sento una sorta di formicolio che mi fa pensare ad una scarsa affluenza di sangue, per non parlare poi del respiro... affannoso dal primo all'ultimo passo. Da fuori non deve essere un bello spettacolo vedere passare un runner in crisi.  Da via del Corso a Piazza Venezia mi chiudo in un mutismo tantrico, attendendo invano, l'arrivo in mio soccorso di energie mistiche, provenienti dal cielo.
Alla fontanella di Caracalla, poco più di 7 km, sono irrimediabilmente cotto. Mi prendo i soli due minuti per recuperare e penso solo alla prossima fontanella. La strada del ritorno, non regala nulla di nuovo, traccheggiamo a cavallo tra i 5' a km, io sbuffo come una locomotiva fradicio di sudore; Roberto saltella come uno scolaretto felice all'ultimo giorno di scuola, due lati opposti della stessa medaglia. Un nuovo dolore ai muscoli delle gambe, mi accompagna negli ultimi 1000 metri. Le mie ultime parole sono "Roberto ho finito la benzina" e mi fermo.
Sono più arrabbiato che dispiaciuto, immaginavo di fare molto meglio. Pazienza!! Prima o poi l'altalena tornerà a volare.

Addio Capo!

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