mercoledì 21 maggio 2014

Il sabato

Sono circa tre anni che corro. Il mio è stato un percorso costellato da piccoli e grandi infortuni. Per mia fortuna nell'ultimo anno (qui partono una serie di scongiuri!) sono riuscito a dare un po' di continuità alla mia corsa e mi sono permesso di preparare due maratone. Una a novembre (Valencia) e l'altra a marzo (Roma). La preparazione di entrambe è andata benissimo, lavori in gruppo e in solitaria mi hanno ampiamente gratificato. La differenza sostanziale, tra le due prove, è stato il crollo motivazionale dopo la seconda maratona. Non ne volevo proprio sapere, ho sentito l'esigenza di staccare per un po' e devo dire che ha funzionato. Sono passato dalle cinque uscite settimanali, divenute una vera e propria costrizione, a tre morbidi allenamenti. Martedì ripetute (toste e impegnative), giovedì amici time, sabato... solitario.
Il sabato sta diventando una vera e propria droga, una costante sfida con me stesso ad ogni chilometro. La sveglia è la prima a perdere, non riesce mai a svegliarmi, mentre lei ancora dorme, io sono già in cucina a spalmare marmellata alla pesca sulle fette biscottate.... 1-0 per me. Uscire di casa alle 07:30, come sempre è la parte più complicata. Da dopo le maratone il mio passo iniziale è molto salito, prima riuscivo ad essere più esplosivo, ora invece, ci metto un po' a "carburare". Premesso questo, senza neanche cercare di vincere contro questa forza fisica, mi metto leggermente sotto i 5' a km nei primi due chilometri. Per quanto mi riguarda, nella corsa, capisco subito a cosa vado incontro, se sarà una giornata positiva o no.
Il percorso... Sempre lo stesso.
Dopo due chilometri, cascasse il mondo, ho già messo alle spalle le mura vaticane e mi trovo a metà di via Cola di Rienzo, direzione piazza del Popolo. Il sali scendi sui marciapiedi non è molto gratificante, ma la pavimentazione è perfetta, niente buche, niente imprevisti e i sampietrini che mi strizzano l'occhio sulla strada non mi vedranno, poco ma sicuro!! I terzi mille metri li percorro distratto da semafori e turisti diretti a San Pietro, non me ne accorgo neanche, sento il bip del mio 210, viaggio sotto i 4'40... davanti a me mare aperto con moto ondoso assente. Come una forchetta in bocca, entro dentro via del Corso, dritta, silenziosa, ancora un po' assonnata. Uomini e donne delle pulizie si danno da fare dentro i negozi, mi specchio in qualche vetrina, studio la postura e penso a dove andare. 4° e 5° chiusi.... sono sceso ancora, 4'35" per entrambi. 
Un orologio al quale non sono abituato. Mi piace!
Nella salitella di piazza Venezia, che immette in via dei Fori Imperiali, mi ammoscio un po', rallento per cambiare lato della strada, occhio a destra, occhio a sinistra e attraverso. "Porca miseria!" penso dentro di me, 4'58, al 6° passaggio, sono ancora sotto i 5'.... non devo andare sopra i 5', nuovo obiettivo!!
Penso alla fontanella di Caracalla, ormai vado a bere lì tutti i sabati mattina; mi dirigo lì.

Web
Saluto tutti i runner che incontro, una smorfia con la bocca, un cenno della mano, un "ciao" e tiriamo dritto.  Giro intorno alla gabbia del Colosseo, imprigionato dentro a una maglia metallica, aspetta operai che non ho mai visto. Mi domando in quanti paesi del mondo sono finito, fotografato di sfuggita, dietro alle spalle di migliaia di turisti. 
Al "nasone" l'acqua scorre brillante, io tiro un po' il fiato e lascio cadere i battiti, mi rinfresco un po' e mi do il tempo di recuperare. Mi guardo intorno, pochi corridori, i nastri gialli della Municipale sono stesi come panni al sole tra i platani dei viali. Qualche auto a rompere il silenzio. Sul navigatore della mia testa registro l'indirizzo successivo, fontanella di Ponte Milvio, una delle poche che non regala acqua fresca ai romani. Un buon pezzo di strada da ripercorrere sui miei passi. Stessa andatura. 
Sono proprio soddisfatto, sto andando veramente forte e senza faticare eccessivamente, il ristoro mi è servito. Le gambe vanno una bellezza e la testa non fa altro che collaborare. La corsa è al 90% testa. Via Flaminia si presta bene, marciapiedi larghi e poca gente in giro. Ogni tanto un tram mi fischia dietro. Comincia a fare caldo. Nei tre km che percorro, prima di potermi nuovamente refrigerare, l'andatura si alza leggermente, 4'40. Mi regalo di nuovo un paio di minuti per rimettere in ordine le idee. Comincio ad accusare un po' di fatica. Sulle gambe ho 15 km, nel cuore e nella testa... il sole. Mancano solo 5 km a casa mia, vediamo di farli bene, non si deve mollare fino alla porta di casa. Riparto quasi saltellando. Sulla ciclabile approfitto della leggera discesa per prendere velocità, tutto fila liscio, come l'acqua del Tevere. Mi distraggo con i riflessi del fiume e senza accorgermene sono a 4'07. Vorrei provare a vedere il 3... ma è ancora presto. Al 18° km comincio a rendermi conto che in me è rimasta davvero poca benzina. 
Arriva un certo punto nella corsa, dove vuoi solo fermarti, magari piegarti un po' sui fianchi e liberare la saliva che hai nella bocca. Pensi di aver dato tutto e di averlo dato bene, vuoi raccontare a te stesso di essere stato in gamba. 
Ultimo incrocio, semaforo rosso. Mi fermo e con me il mio fedele compagno di viaggio, un bip e leggo 19.67 km in 1h e 30m. 
Non me l'aspettavo, sono contento e felice di me stesso! Nonostante abbia deciso di fare qualche passo indietro, scopro comunque di continuare ad andare avanti.


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