giovedì 6 marzo 2014

"L'inatteso" di Annalisa Gabriele

emcafoto.com
Cos'è che ci spinge? Qual è il senso di questo nostro andare? La motivazione ultima? Difficile dirlo. Difficile riempire quello spazio bianco di carta attaccato dietro. Se numero sul petto  ci indica il punto di partenza e ci mappa la strada durante il cammino. Se il sensore leggero darà risposte alle nostre aspettative e misurerà il nostro valore a fine gara, il pettorale sulla schiena ci costringe a pensare al perché. A scavare oltre il bordo incolore delle solite banalità. La risposta sembra facile. Immediata, ironica. Eppure rimane lì, sospesa a metà. Liquida e sfuggente nessuna definizione sembra raccoglierne tutte le facce. Lo attacchiamo di spalle così che gli altri lo possano leggere e invece io lo vorrei davanti. Sparato come sole negli occhi, lampeggiante come un faro da seguire nei momenti fumosi. Vorrei che fosse lì, scritto a lettere fluorescenti per ricordarmi il senso di questo mio viaggio meravigliosa, di questo sogno che sogniamo correndo. Perché quel motivo prima che ad altri, vorrei urlarlo a me stessa. La corsa, se intesa come passione vera, è un tutto che non so spiegare. E' condanna e redenzione, cura e malattia, gioia e sofferenza che si mischiano assieme come lacrime e sudore. E' un sorriso lanciato, una smorfia, un ghigno in volata. E' una lingua tirata fuori a metà gara e non sai se per beffa o per affanno. E mentre corro quest'ennesima R. O. tutto vortica e si mischia. Io cerco di restare in equilibrio e per farlo posso solo correre, che a volte ferma su due piedi mi sembra di cadere. Ferma faccio più fatica. E allora partiamo. Andiamo incontro alle nostre aspettative. Attacchiamo a passo di carica per conquistare le nostre speranze, per realizzare le nostre proiezioni. Frementi nella discesa verso il mare cerchiamo conferme,  tentiamo personali, azzardiamo prestazioni. O semplicemente viviamo il momento. L'evento. Con l'unico obbiettivo di dire c'ero anch'io. Di dire ''l'ho fatta!'' e portare a casa una medaglia come la preda sulle spalle di trofeo da predatore. Cerchiamo, fiutiamo, cacciamo. Ma sovente la realtà ci investe con le sue mille varianti incalcolabili. E allora  sono tempi da personale che pensavi di non avere. Sono sorrisi e abbracci sinceri con chi a condiviso con te km e paure. Sono riflessi d'argento di mare in tempesta che a tratti si macchia di sole, che urla, monta, si acciglia ma alla fine non morde. Sono sensazioni che non si possono preannunciare, perché una gioia, un' emozione non si può spiegare. Si può solo vivere. Liberando la mente e aprendo il cuore. Lasciando che l'inaspettato ci attraversi mentre stringiamo i pugni nella speranza vana di trattenere il momento. Attimi. Istanti. Fuggevoli ed eterni al contempo. Sarà trionfo o sarà caduta? Quasi mai le cose vanno come immagini. L'inatteso è la, bellissimo e tragico. In agguato come un brutto scherzo di carnevale a cui rispondere è impossibile. Ma il fiume di gente continua a transitare. Fermare il tempo come azzerare il cronometro non si può. Si va avanti. Sempre avanti..e questa è la bellezza spietata dei grandi numeri. Siamo piccoli in mezzo a tanti. Siamo unici e irripetibili ma moltiplicati per mille.
Sorpasso la linea di arrivo. Mi fermo, respiro, prendo fiato. A volte è giusto fermarsi. Pensare. Anche se tutto in torno a noi continua a comunque viaggiare.

Vorrei raccontarvi tutti. I debutti, i personali...e tutti i milioni di passi che avete fatto per scrivere insieme la strada di una domenica speciale. Siete davvero una grande squadra. Fortunatamente la mia!!

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