mercoledì 26 marzo 2014

"Dalla parte dei Perdenti" di Annalisa Gabriele

Il fruscio metallico delle mantelline termiche è l'unico rumore che si sente sul pullman dei perdenti. Anche il rumore della pioggia a tratti battente sembra lontano e irreale. Il silenzio della nostra resa ovatta tutto e la condensa sui finestrini nasconde e confonde il passaggio incessante della maratona che ci sfila davanti agli occhi. Saremo un quindicina ormai. Arrivati alla spicciolata su passi lenti e tristi. Zuppi, infreddoliti, alcuni zoppicando ma tutti con la medesima espressione. L'autobus comincia a muoversi per riportarci indietro e il silenzio si fa ancora più denso. Sprofondati sui sedili ci stringiamo ancora di più del domopack più per nasconderci che per scaldarci. Il percorso è lungo e tortuoso per tornate in zona partenza. La città è bloccata e io non vorrei essere qui. Dovunque ma non qui. Non adesso. E invece l'attesa si protrae. Mi guardo intorno e mi specchio nello sguardo assente dei miei compagni. Non è delusione, rabbia o tristezza. Non ancora. Per ora c'è solo un certo sgomento. L'espressione di chi sa di essersi dimenticato qualcosa di importante ma non riesce a capire cosa. Un doloroso e persistente senso di incompiuto. Ecco! Mi dico. Assapora bene. Questo è il sapore vero della sconfitta. Domani ci sarà tempo per asciugarsi le lacrime, per scrollarsi la sabbia dai vestiti ma per ora no. Non c'è spazio abbastanza grande per contenere il peso delle aspettative deluse e non rimane che prendere dolorosamente coscienza della nostra fallibilità. Guardo questa maratona dei nastri, dai bordi e una volta di più capisco quanto valore ci sia, quanto coraggio, quanto sacrificio ci sia dietro ogni singolo passo. Così che il peso di ciò che io non sono stata in grado di concludere faccia risaltare ancora di più ogni singola prestazione. Che sia poco sotto le 3 ore o sopra le 5 non importa. Che sia stata corsa con passo tranquillo e gestita o sudata e mezza camminata non fa differenza. La distanza che c'è tra quel mio uscire fuori dalla transenna e quel continuare ad andare avanti è ciò che distingue il trionfo dalla resa. La forza e la determinazione di tanti sorrisi e di tanti risultati centrati è l'immagine più bella di questa domenica. Per me è andata cosi. Lo segno sul quadernino alla voce cose da non dimenticare. Roma rimane un appuntamento mancato... per ora.  

Grandissimi tutti come sempre. 

4 commenti:

  1. “La sconfitta ha qualcosa di positivo: non è definitiva. In cambio, la vittoria ha qualcosa di negativo: non è mai definitiva.” José Saramago

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  2. è difficile essere grandi anche in queste situazioni e tu lo sei stata! grande sempre Annalisa.

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  3. qualcuno ha detto (condivisibilissimo): "L'arte di vincere la si impara nelle sconfitte"

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  4. "L'arte di vincere la si impara nelle sconfitte."

    anonimo

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