Quando vedi
dopo un lungo percorso, in fondo al
viale, l’obiettivo prefissato da mesi, diventi irrimediabilmente ipocondriaco.
Il terrore di ammalarti diventa un pensiero costante. Paura. Paura di qualsiasi inconveniente che possa farti saltare la
gara. Vorresti vivere negli ultimi 10 giorni all'interno di una camera iperbarica,
lontano da germi e bacilli. In ufficio, il collega sovrappeso, ricoperto di
adipe mentre mordicchia goloso un panino grondante maionese, ti dice con aria
candida… “posso aprire un po’ la finestra?? Oggi si muore di caldo”. In realtà
all'esterno ci sono circa 2 gradi centigradi. Tu colpito sul “groppone” da uno
spiffero d’aria equivalente ad una tromba d’aria dell’Oklahoma, vorresti
urlargli in faccia che a più grasso addosso lui che una foca monaca e forse
sarebbe il caso di prendere provvedimenti in merito.
Poi la sera arrivi a casa e trovi tua moglie….
o tuo marito, o semplicemente la persona che divide le spese con te, che ti abbraccia e ti chiede com'è andata.
Subito dopo li senti, rapidi e rumorosi, uno, due o anche più marmocchi che
arrivano a tutta birra urlando papà!!! (o mamma… fate voi). Beh è un momento
magico, questi piccoli untori, portatori
sani di batteri e affini che non curanti ti saltano meravigliosamente al collo
con nasi gocciolanti, ti baciano sul viso tra un colpo di tosse e l’altro e
senti di non poterne fare a meno. Rassegnato all'inevitabile, fai comparire nella
tua dieta la cara vecchia aspirina “C” effervescente, la vedi svanire
nell'acqua e ti domandi.... ma servirà veramente a qualcosa??!
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