Negli ultimi anni lo stretching è diventato un argomento sempre più
dibattuto tra ricercatori, allenatori e atleti. Alcuni lo valorizzano e lo
esaltano, altri non lo ritengono più molto importante ai fini della
prestazione. A mio parere la pratica dello stretching è fondamentale perché
permette di migliorare la mobilità articolare e la funzionalità muscolare. Le
ultime ricerche sull'argomento consigliano di non utilizzare lo stretching statico all'inizio dell’allenamento, quando
invece è preferibile quello dinamico, bensì al termine, come mezzo de-faticante.
L’obiettivo dello stretching dinamico è quello di migliorare i limiti della
flessibilità articolare con movimenti molleggiati e oscillanti attorno alla
“barriera motoria fisiologica” dell’articolazione. Quest’ultima delimita
l’ampiezza di movimento attivo ed è determinata dalle caratteristiche
muscolo-tendinee del praticante. Questa barriera non va confusa con la
“barriera elastica” che è invece il limite di movimento che si ottiene
passivamente attraverso lo stretching passivo.
Andrea Molina.
Tratto da Runnerworld.it
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