Il fruscio
metallico delle mantelline termiche è l'unico rumore che si sente sul pullman
dei perdenti. Anche il rumore della pioggia a tratti battente sembra lontano e
irreale. Il silenzio della nostra resa ovatta tutto e la condensa sui
finestrini nasconde e confonde il passaggio incessante della maratona che ci
sfila davanti agli occhi. Saremo un quindicina ormai. Arrivati alla spicciolata
su passi lenti e tristi. Zuppi, infreddoliti, alcuni zoppicando ma tutti con la
medesima espressione. L'autobus comincia a muoversi per riportarci indietro e
il silenzio si fa ancora più denso. Sprofondati sui sedili ci stringiamo ancora
di più del domopack più per nasconderci che per scaldarci. Il percorso è lungo
e tortuoso per tornate in zona partenza. La città è bloccata e io non vorrei
essere qui. Dovunque ma non qui. Non adesso. E invece l'attesa si protrae. Mi
guardo intorno e mi specchio nello sguardo assente dei miei compagni. Non è
delusione, rabbia o tristezza. Non ancora. Per ora c'è solo un certo sgomento. L'espressione
di chi sa di essersi dimenticato qualcosa di importante ma non riesce a capire
cosa. Un doloroso e persistente senso di incompiuto. Ecco! Mi dico. Assapora
bene. Questo è il sapore vero della sconfitta. Domani ci sarà tempo per
asciugarsi le lacrime, per scrollarsi la sabbia dai vestiti ma per ora no. Non
c'è spazio abbastanza grande per contenere il peso delle aspettative deluse e
non rimane che prendere dolorosamente coscienza della nostra fallibilità.
Guardo questa maratona dei nastri, dai bordi e una volta di più capisco quanto
valore ci sia, quanto coraggio, quanto sacrificio ci sia dietro ogni singolo
passo. Così che il peso di ciò che io non sono stata in grado di concludere
faccia risaltare ancora di più ogni singola prestazione. Che sia poco sotto le
3 ore o sopra le 5 non importa. Che sia stata corsa con passo tranquillo e
gestita o sudata e mezza camminata non fa differenza. La distanza che c'è tra
quel mio uscire fuori dalla transenna e quel continuare ad andare avanti è ciò
che distingue il trionfo dalla resa. La forza e la determinazione di tanti
sorrisi e di tanti risultati centrati è l'immagine più bella di questa
domenica. Per me è andata cosi. Lo segno sul quadernino alla voce cose da non
dimenticare. Roma rimane un appuntamento mancato... per ora.
Grandissimi
tutti come sempre.
“La sconfitta ha qualcosa di positivo: non è definitiva. In cambio, la vittoria ha qualcosa di negativo: non è mai definitiva.” José Saramago
RispondiEliminaè difficile essere grandi anche in queste situazioni e tu lo sei stata! grande sempre Annalisa.
RispondiEliminaqualcuno ha detto (condivisibilissimo): "L'arte di vincere la si impara nelle sconfitte"
RispondiElimina"L'arte di vincere la si impara nelle sconfitte."
RispondiEliminaanonimo