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Cos'è che ci spinge? Qual è il senso
di questo nostro andare? La motivazione ultima? Difficile dirlo. Difficile
riempire quello spazio bianco di carta attaccato dietro. Se numero sul
petto ci indica il punto di partenza e ci mappa la strada durante il cammino.
Se il sensore leggero darà risposte alle nostre aspettative e misurerà il
nostro valore a fine gara, il pettorale sulla schiena ci costringe a pensare al
perché. A scavare oltre il bordo incolore delle solite banalità. La risposta
sembra facile. Immediata, ironica. Eppure rimane lì, sospesa a metà. Liquida e
sfuggente nessuna definizione sembra raccoglierne tutte le facce. Lo
attacchiamo di spalle così che gli altri lo possano leggere e invece io lo
vorrei davanti. Sparato come sole negli occhi, lampeggiante come un faro da
seguire nei momenti fumosi. Vorrei che fosse lì, scritto a lettere fluorescenti
per ricordarmi il senso di questo mio viaggio meravigliosa, di questo sogno che
sogniamo correndo. Perché quel motivo prima che ad altri, vorrei urlarlo a me
stessa. La corsa, se intesa come passione vera, è un tutto che non so spiegare.
E' condanna e redenzione, cura e malattia, gioia e sofferenza che si mischiano
assieme come lacrime e sudore. E' un sorriso lanciato, una smorfia, un ghigno
in volata. E' una lingua tirata fuori a metà gara e non sai se per beffa o per
affanno. E mentre corro quest'ennesima R. O. tutto vortica e si mischia. Io
cerco di restare in equilibrio e per farlo posso solo correre, che a volte ferma su due piedi mi sembra di cadere. Ferma
faccio più fatica. E allora partiamo. Andiamo incontro alle nostre aspettative.
Attacchiamo a passo di carica per conquistare le nostre speranze, per
realizzare le nostre proiezioni. Frementi nella discesa verso il mare cerchiamo
conferme, tentiamo personali, azzardiamo prestazioni. O semplicemente
viviamo il momento. L'evento. Con l'unico obbiettivo di dire c'ero anch'io. Di
dire ''l'ho fatta!'' e portare a casa una medaglia come la preda sulle spalle
di trofeo da predatore. Cerchiamo, fiutiamo, cacciamo. Ma sovente la realtà ci
investe con le sue mille varianti incalcolabili. E allora sono tempi da
personale che pensavi di non avere. Sono sorrisi e abbracci sinceri con chi a
condiviso con te km e paure. Sono riflessi d'argento di mare in tempesta che a
tratti si macchia di sole, che urla, monta, si acciglia ma alla fine non morde.
Sono sensazioni che non si possono preannunciare, perché una gioia, un'
emozione non si può spiegare. Si può solo vivere. Liberando la mente e aprendo
il cuore. Lasciando che l'inaspettato ci attraversi mentre stringiamo i pugni
nella speranza vana di trattenere il momento. Attimi. Istanti. Fuggevoli ed
eterni al contempo. Sarà trionfo o sarà caduta? Quasi mai le cose vanno come
immagini. L'inatteso è la, bellissimo e tragico. In agguato come un brutto
scherzo di carnevale a cui rispondere è impossibile. Ma il fiume di gente
continua a transitare. Fermare il tempo come azzerare il cronometro non si può.
Si va avanti. Sempre avanti..e questa è la bellezza spietata dei grandi numeri.
Siamo piccoli in mezzo a tanti. Siamo unici e irripetibili ma moltiplicati per
mille.
Sorpasso la linea di arrivo. Mi
fermo, respiro, prendo fiato. A volte è giusto fermarsi. Pensare. Anche se
tutto in torno a noi continua a comunque viaggiare.
Vorrei raccontarvi tutti. I debutti,
i personali...e tutti i milioni di passi che avete fatto per scrivere insieme
la strada di una domenica speciale. Siete davvero una grande squadra.
Fortunatamente la mia!!
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