lunedì 16 giugno 2014

5 minuti

"Sulle Orme di Enea"... mito o realtà, non lo sapremo mai! 
Certo è che Pomezia poco offre delle origini elleniche dell'eroe protagonista dell'Eneide. Pochi presenti nella piazza principale di questa cittadina dell'agro pontino. Rispetto allo scorso anno l'appuntamento fissato per il sabato deve aver scoraggiato il grande carrozzone che tutte le domeniche, si sposta in cerca di chilometri da percorrere. Avevo notato questa scarsa affluenza anche alla Corri Bravetta, comunque lì, il numero di partecipanti, era rimasto su un livello medio alto. Lo speaker si da da fare per compensare questa carenza di partecipanti e di confusione, manca anche il salsero che lo scorso anno fece ballare tantissimi di noi a ritmo di Zumba. 
Il gazebo dei ramarri è sistemato all'ombra, non c'è un sole troppo forte, ma il caldo è asfissiante. Nuvole pesanti ci osservano silenziose. I ramarri ci sono, un bel gruppo nutrito, alla fine della giostra conquisteremo il primo posto a squadre. Il viaggio verso Pomezia in solitaria, mi ha dato molto da pensare, il viaggio verso Roma in solitaria ha confermato certi miei pensieri.... ma questa è un'altra storia.
La gara parte con un ritardo abbondante, manca un medico e su questo non si può sorvolare. Non sono mai stato così vicino alla linea di partenza. 
Solito via, soliti scarti a destra e a sinistra, soliti schiamazzi. I primi due chilometri vengono fagocitati dal gruppo ad una velocità inusuale, sarà per la discesa o per l'asfalto, ma mi ritrovo a correre decisamente sopra (o sotto dipende dai punti di vista) il mio ritmo gara. Alla prima salita il gruppo si sgrana, uno strappo deciso a sinistra, dopo aver abbandonato la strada, ci vede procedere in fila indiana. Gara strana questa, non si capisce bene dove andare a cercare qualche metro per recuperare, salita o discesa, dove dare il "fritto" o dove riprendersi un po'. Davanti a me un ragazzo dei Bancari romani, mi metto dietro ai suoi polpacci e non faccio altro che chiedermi se riuscirò a tenere quel passo, dietro di me il respiro affannoso di uno sconosciuto che non mi sono mai girato a guardare. I primi 5 km, se ne vanno tra curve e discese, un misto di asflato e terra, sembra più una corsa campestre. Vengo superato dalla canotta verde di Enricomaria, un ramarro che spesso in gara, mi bastona, ha qualche anno più di me e va proprio forte. Il suo è un ritmo che reputo decisamente buono, cerco quindi di mettermi a ruota e mi accorgo addirittura di averne di più e quindi mi azzardo nel sorpassarlo di nuovo. In quel momento mi sento bene, effettuo il solito check up mentale... gambe OK, testa OK, cuore OK. Improvvisamente mi riviene in mente il "muro", una salita di 200 metri scarsi, con una pendenza degna dello Stelvio. Mi chiedo come affrontarla e non faccio in tempo a pensare a che tattica adoperare che me la trovo davanti. Improvvisamente... tutto si spegne, su questo "muro" io ci vado a sbattere in  pieno. 
Come l'impianto elettrico di una macchina senza batteria, giri la chiave e non succede nulla. Le mie gambe si fermano, le braccia vanno giù e il motore si spegne. Accanto a me tantissimi runners, quasi a passo d'uomo, mi scorrono accanto, li vedo con la coda degli occhi, mentre osservo i miei pidi e le mie gambe ammutinate. 
Silenzio, nessuno parla. 
Arrivo in cima e non riparto subito, non riesco, non ne ho le forze, poi lentamente riprendo a correre, del ritmo brillante che avevo fino a 200 metri prima... nessuna traccia. Vado per inerzia e smetto di pensare alla gara. Seguo due davanti a me e penso di farmi portare. Mi trascino per altri due chilometri in balia della corsa, fino al chilometro finale, un dolore al polpaccio e sotto il piede sinistro m'invitano a fermarmi, non me lo faccio ripetere due volte. Riesco a coprire gli ultimi metri grazie all'incitamento di alcuni compagni. Accanto mi passa una ragazza che parla con un compagno e l'esplode una risata meravigliosa, riesco solo a chiedermi come faccia. 
Passo sotto il pallone aerostatico del traguardo con un mesto 46:44. Ho migliorato rispetto lo scorso anno di cinque minuti, ma sono meno contento, forse perchè l'aria festante e scansonata me la sono persa correndo. 

www.emcafoto.com


1 commento:

  1. io sabato ho arrancato parecchio (e la scusa che non dovevo tirare in vista della maratona vale fino a un certo punto) e se alla fine non c'erano Roberta e Monia...boh, non so se mi è piaciuta questa gara...o forse non mi sono piaciuta io in questa gara...

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