mercoledì 7 maggio 2014
Cento
"Io c'ero". Sembra strano, ma è stato proprio questo che ha spinto quattro amici a creare dal nulla una delle gare più famose d'Italia, la 100 km del Passatore. Esclamare alla fine del sacrificio "io c'ero!". Come nella buona tradizione italica, questa decisione, questo "parto", maturò intorno ad un tavolo davanti a del prosciutto e a un buon bicchiere di Sangiovese. Quattro amici appunto, che in una nebbiosa giornata, sugli appennini tosco emiliani, decisero di dar vita a qualcosa di epico e folle. Era il 1973. Oggi "il Passatore" è diventato tappa obbligatoria di tutti gli ultra-maratoneti del Belpaese e non solo. Giorgio Calcaterra ne è l'indiscusso sovrano con le sue 7/8 vittorie. In verità non mi trovo molto d'accordo con i partecipanti di questa gara, non riesco a capirne il valore sportivo, per mia colpa ovviamente, non dico di essere nel giusto, è solo che non capisco i motivi che spingano un individuo a sacrificare il proprio fisico e la propria mente, ben oltre le possibilità umane. Sul fatto che correre 100 km sia disumano credo che sia univocamente appurato, non impossibile visto che lo fanno, ma disumano. Una gara, se tale possiamo chiamarla, che vede l'ultimo degli oltre 1000 partecipanti arrivare dopo oltre 19 ore, quasi un intero giorno. Che senso ha? Passione? Follia? Entrambe probabilmente. La maratona, con il suo sforzo, rievoca un avvenimento storico, oltre ad essere sport olimpico, riesco a comprenderla meglio. Una buona parte della gara è nelle corde dell'atleta, che si deve misurare con la parte finale, con quei km che richiedono quello sforzo in più. Nella 100 km ci sono 70 km in eccesso rispetto alle capacità umane. E' un mio semplice punto di vista, non supportato da nessuna tesi scientifica, e per questo non dico di avere ragione. Probabilmente chi affronta certe fatiche è più motivato e preparato di me, per questo auguro a tutti i Passatori un grande in bocca al lupo e soprattutto di divertirsi nella fatica, di giorno e di notte, ripercorrendo le strade e i boschi del Pelloni.
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