Quando vi dicono che la corsa è
una cosa seria non si sbagliano. È vero però che in mezzo a tutta questa
serietà c’è anche spazio per un contorno divertente che si esplicita al meglio
in trasferta. Questo post, quindi, sarà un mix di entrambe le cose, che in
questi ultimi tre giorni si sono intrecciate in maniera inscindibile tra un
boccale di birra, una tirata in salita, un viaggio di quasi 800 km verso il
Brennero e un clima di amicizia che ha ricordato i momenti migliori delle gite
scolastiche ormai lontane. È stato mesi fa che, sull’onda
dell’entusiasmo della preparazione per la Maratona, un gruppetto di amici
ramarri si è iscritto alla mitica Cortina Dobbiaco, una 30 km quasi tutta su
sterrato, impreziosita da un paesaggio montano spettacolare e un bel dislivello
di 300/400 metri oltretutto in quota, su cui si può scherzare solo dopo essere
sopravvissuti alla prova.
Ed è così che è nato questo
viaggio, che poi ancora non si è capito se era una gita enogastronomica alla
scoperta della cucina e dei prodotti dell’Alto Adige o una vera e propria
trasferta sportiva. Una cosa è certa, a dispetto di
ogni legge della fisica e consiglio di nutrizionista (oppure vale il detto che
l’eccezione conferma la regola), qui birra, vino, salumi e dolci hanno
funzionato perfettamente da integratori, come possono dimostrare le performance
eccellenti degli atleti. O forse sarà stata l’allegria che
ha trasformato qualche bicchiere di troppo in carburante sulla salita e ha
gentilmente coadiuvato la forza di gravità nella discesa. C’è qualcosa di speciale nella
gara disputata “in trasferta”: certo manca il sostegno del gruppone, la confortante
routine del gazebo ramarro, gli incoraggiamenti di chi ti consegna il pettorale
e ti ha pure preparato un caffè…
Però c’è anche tutta l’adrenalina dell’ignoto, la goliardia dell’impresa, la confidenza magica che si crea con degli amici di cui scopri a sorpresa l’umorismo, la generosità e le infinite risorse. C’è chi conosce meglio le sue forze, chi si vuole regalare un compleanno speciale, chi ancora non sa che farà una corsa da record, chi si sta mettendo alla prova in vista di traguardi più lontani e chi semplicemente viene per dare sostegno agli amici. E d’improvviso è un po’ come ritornare a scuola, alle gite scolastiche dove la visita delle rovine archeologiche era solo il pretesto per un sacco di altre cose… Complice la benedizione del Presidente che si alza ad ore antelucane per augurarci in bocca al lupo, l’atmosfera alla partenza è delle migliori. I cornetti della (seconda per molti di noi) colazione il primo dei molti spuntini che rallegreranno queste 72 ore.
Però c’è anche tutta l’adrenalina dell’ignoto, la goliardia dell’impresa, la confidenza magica che si crea con degli amici di cui scopri a sorpresa l’umorismo, la generosità e le infinite risorse. C’è chi conosce meglio le sue forze, chi si vuole regalare un compleanno speciale, chi ancora non sa che farà una corsa da record, chi si sta mettendo alla prova in vista di traguardi più lontani e chi semplicemente viene per dare sostegno agli amici. E d’improvviso è un po’ come ritornare a scuola, alle gite scolastiche dove la visita delle rovine archeologiche era solo il pretesto per un sacco di altre cose… Complice la benedizione del Presidente che si alza ad ore antelucane per augurarci in bocca al lupo, l’atmosfera alla partenza è delle migliori. I cornetti della (seconda per molti di noi) colazione il primo dei molti spuntini che rallegreranno queste 72 ore.
Allora non ti pesano le quasi
otto ore di viaggio che ti fanno ritrovare in una valle bellissima dove anche
le mucche sono più pulite (sic!), il sole splende (grazie all’interessamento
della nostra bionda, a fronte di previsioni disastrose fino a una settimana
prima non cadrà nemmeno una goccia di pioggia) e l’organizzazione sembra
davvero impeccabile. Di fronte ai nostri aperitivi e
soprattutto alla nostra godutissima cena in una malga spersa sul fianco della
montagna, anche la cameriera avanza qualche dubbio sul fatto che siamo
veramente atleti che si apprestano a correre la gara del giorno dopo, ma noi
probabilmente in quel momento siamo troppo gasati per prendercela con lei… Gli stravizi li rimpiangiamo, ma
massimo cinque minuti, la mattina dopo quando la sveglia suona alle 5.30 perché
i bus navetta per Cortina partono alle 6.45 e con teutonica precisione non
aspettano nessuno.
La gara, poi, è una storia diversa per ciascuno, c’è chi tira come un dannato dal primo minuto, chi affronta gli imprevisti dell’ultimo minuto, chi soffre i crampi, chi nelle gallerie dell’antica ferrovia decide che tanto vale correre come un treno e chi arranca al buio come una talpa sicuro di finire lungo e disteso. E chi scopre che dopo un’eroica salita a volte anche la discesa, forza di gravità o meno, può riservare delle sorprese. I ramarri non passano inosservati e a confermarlo anche la sconosciuta che nel mezzo della fatica ti identifica dal ramarrone sulla maglia e ti chiede di salutarle Roberta, che ha conosciuto mesi prima alla maratona di Valencia. Non è da tutti, comunque ritrovarsi, a 800 km da casa, con una fotografa “societaria” che non solo immortala i passaggi di tutti, ma si offre come trainer e motivatrice fino a due metri dalla linea d’arrivo.
La gara, poi, è una storia diversa per ciascuno, c’è chi tira come un dannato dal primo minuto, chi affronta gli imprevisti dell’ultimo minuto, chi soffre i crampi, chi nelle gallerie dell’antica ferrovia decide che tanto vale correre come un treno e chi arranca al buio come una talpa sicuro di finire lungo e disteso. E chi scopre che dopo un’eroica salita a volte anche la discesa, forza di gravità o meno, può riservare delle sorprese. I ramarri non passano inosservati e a confermarlo anche la sconosciuta che nel mezzo della fatica ti identifica dal ramarrone sulla maglia e ti chiede di salutarle Roberta, che ha conosciuto mesi prima alla maratona di Valencia. Non è da tutti, comunque ritrovarsi, a 800 km da casa, con una fotografa “societaria” che non solo immortala i passaggi di tutti, ma si offre come trainer e motivatrice fino a due metri dalla linea d’arrivo.
Una volta superata la fatica è
giocoforza che si liberino gli istinti: dopotutto, la polenta e il vino della
sera non avrà da lottare con i chilometri. Ci sentiamo tutti un po’ i reduci di
una bella e vittoriosa battaglia e come tali abbiamo voglia e ci sentiamo in
diritto di festeggiare. Così, a parte i muscoli
doloranti, il problema maggiore diventa trovare un negozio aperto che venda
speck e formaggi: i crucchi, lo abbiamo capito, preferiscono santificare le
feste che avere buon gioco a spennare noi che in piena euforia post gara
saremmo pronti a portarci a casa rifornimenti per tutto l’anno a venire. Un clima che non accenna a cambiare pure sulla via del
ritorno, l’unica fase del viaggio che quasi tutti vorrebbero evitare,
preferendo lasciare un impercettibile iato tra il bello del viaggio e il
ritorno a casa. Niente paura, per rimandare l’inevitabile c’è una sosta a
Barberino del Mugello, in quello che nelle parole di Luca era un posticino da
camionisti e che, complice la creazione a fianco di un mega outlet e il
passaparola onnipresente di Tripadvisor, nel frattempo è diventato una tappa
notissima e quando arriviamo ha davanti una coda che sembra quella per
l’udienza del mercoledì a San Pietro. Senza lasciarci scoraggiare consumiamo l’ultimo
indimenticabile pranzo insieme, documentato, come del resto della gita, dalle
nostre foto. Ci resterà il dubbio che l’anno prossimo, quando, ne sono
sicura, il contingente ramarro sulle Dolomiti raddoppierà, più che il fascino
delle vette e della prova di running, siano state le nostre prodezze
enogastronomiche a smuovere gli indecisi e scatenare l’entusiasmo.
Per il bis io ci sono!!
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