giovedì 10 aprile 2014

Salute

"stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia"


Tutti, e quanto dico tutti, dico tutti, abbiamo cominciato questa meravigliosa attività alla ricerca della salute. Magari per perdere qualche chilo, magari per trovare una sorta di benessere mentale, magari perché il medico ci ha detto che bisogna praticare sport all'aria aperta. Abbiamo faticato senza mollare muovendo i nostri primi passi in questo mondo, infagottati di sudore e di speranza. Col passare del tempo ci sono stati  vari scatti mentali che ci hanno portano ad esasperare questa ricerca. "Se correre due volte alla settimana mi fa stare così bene, figurati correre quattro volte che contributo può darmi in termini di benessere". Questo è spesso il pensiero che abbiamo portato avanti. Complici poi i risultati, si cercano nuove sfide e nuove avventure, la prima gara da 5 o 10 km, la mezza maratona o addirittura la Maratona. Traguardi una volta impensabili che agli occhi dei profani ci fanno apparire come dei "malati".  Malati appunto, possiamo definirci in questo modo, malati di corsa. Sono fiero e orgoglioso se qualcuno mi viene a dire che sono "fissato" per questo sport, in fondo è vero. Ogni giorno il mio pensiero corre alla corsa innumerevoli volte, sia per il piacere di farlo che per i programmi o gli impegni ad essa legati. Si scopre un mondo dietro il semplice correre... amici, amori. La mia è una "malattia" mentale rivolta al running. E come me ce ne sono tanti. Gruppi e squadre di runners, di malati della corsa. Gente che, partita da un semplice paio di scarpe è arrivata a costruirsi una nuova vita. In tutto questo trovo e scopro la positività di questo stato d'essere, che ammiro e sprono a seguire anche a chi di corsa non sa nulla. Poi c'è l'altro lato della medaglia... quello che non condivido, quello che esaspera negativamente la fatica e quello che mi fa pensare che alcuni non sono "malati di corsa", ma sono malati e basta. Correre è giusto, correre fino ai propri limiti può essere comprensibile, correre oltre no! Il corpo umano è una macchina perfetta, ci manda segnali precisi, ci invita a spingere quando ci sentiamo bene e ci consiglia di rallentare quando le cose non vanno. Dobbiamo semplicemente ascoltarlo senza costringerlo ad eccessi inutili. In fondo la nostra corsa non deve dimostrare niente a nessuno se non a noi stessi. Il nostro corpo è un tempio, rispettiamolo. La maggior parte dei runners che vedo e conosco hanno superato la soglia dei 35 anni e grazie allo sport si sentono giovani e invincibili, però il recupero e il riposo sono parti integranti di ogni buon allenamento e superata una certa età bisogna darsi i giusti tempi. Stessa cosa vale per le prove che tentiamo di affrontare, per le sfide che ci poniamo davanti. Se il nostro amico affronta una "gara", termine improprio, di 100 km, non è detto che anche noi possiamo farlo. A tutto e per tutti c'è un limite, basta saperlo accettare con serenità. Il nostro correre potrebbe fermarsi alla corsetta al parco e non ci sarebbe nulla di male. Non di sole sfide vive l'essere umano. Non bisognerebbe perdere di vista che con questo sport si rischia di farsi male se non si rispettano piccole regole fatte di buonsenso. Nel mio piccolo cerco di rispettarle, perché in fondo voglio rimanere malato a lungo...
Buona corsa a tutti.


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