Non
si può certo definire un semplice lungo, è una gara, quindi è più
dura
di un lungo, mentalmente è più difficile, non puoi fermarti, il
tempo scorre e questo è un dato di fatto alla quale nessuno si vuole
piegare, inconsciamente ci si pone un obiettivo e si tenta di
raggiungerlo, poi può andare bene o male, ma questo ha una rilevanza
diversa. Nel lungo c’è la fontanella che ti aspetta, c’è il
gruppo da ricompattare e ci sono attenuanti e scriminanti che ti
“alleggeriscono” il carico. Intorno al lago, no.
Senza
alcun dubbio 34 km sono tanti, ciò
che di più somiglia ad una maratona anche per il fatto che intorno a
te c’è tutto il carrozzone, i colori e i rumori della gara.
La
gara almeno per me comincia tutte le volte la sera prima, questa
volta c’è stata anche la novità di aver ritirato il pettorale da
solo. La preparazione è metodica, lo zaino, la canottiera dei
Ramarri, i calzoncini, le spille da balia e soprattutto le scarpe…
le guardi estasiato come fossero loro a guidarti, aggiungo poi il
marsupio e le malto destrine, bisogna allenarsi anche a sostenere
certe “sporcizie” nelle corse lunghe. Tutto è pronto, studio
l’orario della sveglia con cura, calcolo
i tempi per la colazione, per il bagno, per vestirsi e per gli
imprevisti… e le probabilità.
Come
da copione gli occhi si aprono prima della sveglia e certo questo non
è pesante, non bisogna andare a lavorare e poi pensi di aver già
guadagnato del tempo, anche se in realtà sei talmente in anticipo
che potresti arrivare a Bracciano a piedi. Caffè, fette biscottate
con marmellata, miele, frutta e la colazione è archiviata. Tuta
ramarra e via… si parte.
Roberto
è già sotto casa ad aspettarmi con la macchina, passiamo a prendere
Paolo, un altro maniaco come noi e ci dirigiamo verso Trevignano.
Parcheggiamo a meno di un km dalla partenza, ottimo, il posto non
offre molte possibilità di lasciare la macchina. Gente che va e
gente che viene, chi si spoglia e chi si veste, chi mette le scarpe
accucciato o poggiato su di un auto, chi si libera dai bisogni dietro
un albero. L’invasione è cominciata.
Sotto
l’arco blu della partenza trovo gli altri ramarri, quelli del
famigerato gruppo
Sammarco’s, anche se in realtà Francesco non c’è. Dovremmo
essere 54, ma
vedo
poche persone, il Gazebo manca e con lui Marina, Rita… “nei
secoli fedele!”
Si discute un po’ sull'andatura da tenere, sulla tattica di gara
e senza accorgercene partiamo.
Gruppo
compatto, urla e schiamazzi come al solito. Partiamo, ma la gara deve
ancora cominciare, i primi km lasciano spazio a quattro chiacchiere,
l’andatura è relativamente bassa, chi supera e chi viene superato,
noi ci dividiamo in due gruppi, Gianluca, Francesco e Fabrizio da una
parte, io, Andrea e Stefano da un’altra, diversi passi in mezzo. Un
misto di saliscendi e di curve, il lago silenzioso ogni tanto fa
“capoccella” con le sue acque
calme, quasi salmastre.
Stefano
tiene il ritmo, Andrea segna la cadenza,
io mi metto a ruota, un classico ormai. Ci sfila ogni tanto qualche
Ramarro, un saluto dal “Maestro”, due chiacchiere con Prospero,
Chiara in bicicletta con uniforme d’ordinanza.
Fino
a Vigna di Valle, tra zone d’ombra decisamente fresche e tratti
assolati arriviamo a ranghi compatti, da lì, con lo strappo in
salita per uscire dal museo dell’aeronautica, comincia la prima
vera selezione.
Ci
perdiamo Claudio che nel frattempo era rientrato e correva con noi,
il sole diventa decisamente più caldo. Mi metto davanti a fare
l’andatura, ma dopo qualche km vado leggermente in crisi, Stefano
mi suggerisce di stare “coperto” e si mette in testa, il grosso
del lavoro lo porta avanti Andrea. Guardo
verso destra e dall’altra parte del lago vedo Trevignano, laggiù
c’è il traguardo, alla mia sinistra il Castello Odescalchi
troneggia da sopra la collina, la strada è ancora tanta. I km
passano, lenti, ma passano, intorno al 25mo vedo un ragazzo avvolto
da una coperta termica davanti alla tenda della Croce Rossa, qualcuno
cammina lungo la strada, stringo i denti e cerco di farmi coraggio,
di non guardare, i miei compagni sono silenziosi, concentrati. Il
sole è alto. Nella mia testa comincio a spezzare la gara in due
tronconi, 4 km ai 30 e 4 km per i 34, in fondo cosa sono 4 km??! Non
ne mancano 8 ma due da 4, nella testa ogni scusa è buona per fuggire
dalla fatica.
Al
30mo inaspettatamente mi sento bene, guardo l’orologio e calcolo il
tempo per rimanere sotto le 3 ore, aumento il ritmo e penso che non
dovrebbero esserci problemi. Andrea entra leggermente in crisi e si
stacca di qualche metro, Stefano predica prudenza e dopo l’ultimo
ristoro capisco perché, curva a sinistra e davanti si presenta a noi
una salita lunga e impegnativa.
Il
morale mi finisce sotto i piedi, penso che non finiremo sotto le 3
ore e un po’ mi dispiace, testa bassa, gambe e spalle lavorano per
trascinare su tutto il resto del corpo, la discesa successiva è una
magra
consolazione, ormai ho mollato di testa.
L’arrivo
è festoso, chiudo con soli 12 secondi sopra il mio obiettivo, sono
stanco e soddisfatto, ma fortemente provato. Siamo tutti spossati,
qualcuno avrà acquisito più sicurezza in vista di Roma, qualcun
altro maggiori dubbi, saremo però tutti presenti ai blocchi di
partenza all'ombra del Colosseo.Giro del Lago di Bracciano - 16.02.2014 |
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