Incredibile!! Sta ancora piovendo. Passo la
mano sul vetro umido di condensa e scopro un panorama scuro di sera. Più che
vederla la sento. Un fruscio continuo, costante. Un tintinnio metallico, un
mormorio d'acqua che mi sussurra all'orecchio.
Piove. E tutto si ingarbuglia. Il traffico
impazzisce, i fiumi si gonfiano, le strade si allagano. Apro un po’ la finestra
ed il suono si intensifica. Piove. E' acqua che cade, che scorre, che
corre veloce e porta con se sapori e profumi. Scende e penetra nel terreno
friabile e si accumula in pozze, in scrosci sgorganti dai tetti. Ho tutto
pronto sul letto. Giacchetto cappello e scarpe adatte. Devo solo trovare la
forza per il mio passo. Uscire senza pensarci e via di corsa. Attendere non
serve, non serve pensare, valutare. Bisogna solo andare. Agire. A tratti il
rumore si intensifica e mi copre i pensieri che non riesco a frenare. Dal T.G.
arrivano bollettini preoccupanti. Cronache di sventure capitate poco lontane da
qui. Previsioni pessimistiche. Difficile slegarsi da questa nuova
dialettica che fino a qualche tempo fa relegava i discorsi sul tempo a mere
ovvietà buttate lì solo per non tacere. Oggi è tutta una previsione. Precisa,
affidabile, minuziosa. Figlia dei più moderni ritrovati della scienza che ci
sanno dire dove, come e per quanto tempo il fenomeno durerà. Applicazioni sul
telefonino, servizi in TV, articoli sul giornale che ci informano costantemente
con arti divinatorie, ma che ci lasciano completamente incapaci di poter
afferrare e affrontare tali cambiamenti. Se ne parla con lo stesso gusto
morboso con cui si parla dell'ultimo omicidio cruento e con la stessa cieca
ottusità del cronista che sbatte il microfono in faccia alla vittima e gli
chiede cosa prova. Vorrei fuggire da questa demagogia ma è difficile
catalogarla come facile allarmismo da iene mentre le montagne franano, i treni
deragliano e i fiumi allagano tutto. Il nostro bel paese civile non regge
l'impatto del tempo.
Mi calo il cappello sugli occhi e mi infilo il
k-way sgargiante. Calamità naturali. Bombe d'acqua. Stato di allerta. Scenari
da fine del mondo. Per quanto le mie scarpe siano tecniche non riusciranno mai
a sopperire alla mancanza di una zona adatta dove correre. Alla necessità che
mi obbliga a correre per strade prive di marciapiede. Per quanto potrò essere
forte non riuscirò mai a essere più veloce di un asfalto che mi si sbriciola
sotto i piedi, dei percorsi intasati da auto, dell'incuria, dal degrado. Serro
le stringhe, chiudo la zip. Temo il tempo avverso. Ne ho rispetto ma ciò che mi
fa veramente paura è questa città che sprofonda incapace di gestire qualsiasi
tipo di emergenza. "Io vado. Ci vediamo dopo". ''Stai attenta e torna presto...''. "Si, si...mica vado in guerra!"... No, ma quasi, mi viene da pensare e chiudo la
porta.
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