E' successo all'inizio di luglio.
Non posso dire che sia stato un
evento inatteso. Proprio come in certi annunci funebri " Morto
improvvisamente all'età di 94 anni" anche lui qualche segnale di cedimento
me lo aveva dato. Poi è stato un tracollo. Uno sgangheramento di molle
saltate come da un vecchio carillon. Ho provato di tutto per
rianimarlo....tecniche da pronto soccorso, affettuosi incoraggiamenti, colpi
ben assestati sul quadrante impazzito, imprecazioni, riti propiziatori e
scongiuri. Fino a quando mio marito non mi a fermato scuotendo la testa. ' Non
c'è più niente da fare. Rassegnati. Lo devi lasciare andare'. Accanimento
terapeutico lo so....e così dopo anni di onorata carriera il mio orologio
satellitare è defunto.
E ora? Pochi giorni e sarei partita.
Inizialmente mi sono fatta prendere dalla smania dell'acquisto dell'ultimo
minuto. Rapide ricerche tra prezzi e modelli. Navigavo tra ultime versioni
super tecnologiche con prezzi da gioielleria Bulgari con funzioni che non avrei
mai utilizzato o economiche seconde scelte vivamente sconsigliate dai più per
via di difetti e imprecisioni. Non mi decidevo e in tanto il tempo passava.
'Comprati sto' orologio! Come fai a
correre se no...?'
Già, come faccio a correre?
E' vero che non tutti coloro che
corrono hanno un orologio satellitare; per intenderci quello che una
volta acceso guardi speranzoso che agganci in maniera misteriosa un segnale
dallo spazio mentre chi ti circonda pensa: 'Ma che se guarda quello
sull'orologio? Che c'ha er televisore?'. E poi una volta partito è in grado di
darci tutta una serie di parametri come i km percorsi, velocità e le
calorie bruciate, riscontri che in alcuni casi sarebbe preferibile non avere.
A parte la facile ironia, il GPS è
diventato un aiuto irrinunciabile per chi si allena in maniera specifica.
Ripetute, corsa a passo stabilito, corsa su distanze prestabilite ecc..Io
logicamente sono in cima alla lista ma quell'urgenza di sostituzione, quello
smarrimento da assenza di riferimenti e quella frase buttata lì ' Come fai a
correre se no?' hanno risvegliato il Bastiancontrario sopito in me.
Come faccio a correre?
Corro e basta. Come ho sempre fatto.
Come facevo fino a qualche tempo fa.
Così mi impunto e mi rifiuto di
acquistare subito il nuovo marchingegno e parto alla volta di lidi lontani con
un peso in meno nella valigia, che per inciso, contiene più completi da corsa
che abiti da sera....non è proprio positivo!
Corro quasi tutti i giorni. Queste
zone le conosco e qualche riferimento chilometrico ce l'ho. Più o meno.
All'inizio corro continuando a pensare a quanta distanza avrò realmente
percorso, a che velocità sono andata.... al termine delle prime uscite rallento
e poi mi fermo sotto la finestra di casa mia dubbiosa sull'allenamento appena
concluso.
Come è andata? Boh.
Alla fine mi arrendo e piombo
nell'empirico. Metro o chilometro, minuto in più o in meno non hanno molta
importanza. Corro prendendo riferimenti visivi che cerco di superare di volta
in volta. Un albero, un crepa su un certo tornante alla fine di una salita, un
tombino....Corro assecondando il ritmo del mio corpo riuscendo a partire piano,
sgretolando gradualmente il torpore iniziale...Corro senza musica per ascoltare
meglio il suono della mia fatica, spingendo quando le gambe e il fiato lo
consentono e accorciando il passo per recuperare su un tratto di salita dura.
Ma sopratutto corro in scioltezza senza l'assillo di riscontri oggettivi. Conta
solo ciò che sento io....in fondo sono in vacanza.
E allora è bello godersi la luce
arancio del sole al tramonto quando alla fine dell'ultima salita la strada
declina finalmente verso il paese. O perdersi nella planata silenziosa di una
poiana nel fresco limpido dell'aria mattutina.
Corro.
Cerco anche di allenarmi ma
sinceramente non so quanto ci riesca. So solo che alla fine di ogni uscita
torno rigenerata.
Stanca si, stravolta no.
Cosi dopo più di un mese dalla
dipartita del mio Garmin, lontana da competizioni e solite compagnie, non è
pre-tattica quando al nastro di partenza di una recente gara rispondo ad una
mia amica che mi chiede: 'Come va? Sei in forma?'
Veramente non lo so.
Sicuramente una delle prime cose che
farò al mio rientro nella capitale sarà l'acquisto di un nuovo GPS. Ma questa
piccola esperienza per quanto insignificante mi ha portato a riflettere, se mai
ce ne fosse ulteriore bisogno, di quanto ci appesantiamo con falsi bisogni. Di
come a volte gli oggetti che riteniamo tanto preziosi, ci impoveriscano
togliendoci sensibilità, capacità di ragionamento e flessibilità. Non siamo
macchine perfette ma siamo meravigliosamente, imprevedibilmente, poeticamente
fallaci e questa a volte è la nostra unica risorsa.
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