Correre sotto la pioggia è strano, si parte timorosi per finire in crescendo. La goccia d'acqua che da una ciocca dei capelli taglia in due il viso per lanciarsi nel vuoto dalla punta del naso,la maglia incollata al petto, le mani rosse e gelate, le scarpe zuppe e pesanti che ingaggiano una personale sfida con le pozzanghere. Non sei più te a gestire il percorso. La solitudine dell'orizzonte. Il grigio del cielo. Gli occhi socchiusi. Il silenzio della pioggia.
I love this game.
venerdì 28 febbraio 2014
Quelli che...
Quelli
che… il sabato e la domenica si corre
Quelli
che… le tue scarpe da running hanno voce in capitolo
Quelli
che… il lunedì mattina è bello perché cerco le foto della gara
Quelli
che… Renzi legge Murakami quindi è illuminato
Quelli
che… se Renzi non leggeva Murakami era illuminato lo stesso
Quelli
che… siete matti
Quelli
che… come sei arrivato in gara? Oh yes
Quelli
che… ma chi ve lo fa fare?!
Quelli
che… quella maratona quanti km ha
Quelli
che… tra poco vai a New York?
Quelli
che… a Montecitorio c’è una squadra di Runner che ha corso a New York
Quelli
che… chissà chi ha pagato
Quelli
che… mia moglie mi vede più rilassato
Quelli
che… anche mio marito
Quelli
che… il Lungo è il Dio di una nuova religione monoteistica
Quelli
che… le Ripetute il Vangelo
Quelli
che… anche in macchina calcolano il passo medio
Quelli
che… il Moribondo è un ricordo di gioventù
Quelli
che… il peace maker non ha nulla a che vedere con i medici
Quelli
che… a meno che non abbiano un palloncino in vista
Quelli
che… le tabelle sono i genitori delle tabelline
Quelli
che… una volta giocavo a calcio
Quelli
che… Run, running, runner
Quelli
che… non so cosa sia il jogging
Quelli
che… oggi devo arrivare prima di quella stronza!!
Quelli
che… sei stata bravissima
Quelli
che… creano i blog
Quelli
che… i blog non se li caga nessuno
"Mamma Maria"
“Segnale GPS valido”. Questa frase è
sicuramente nota a molti. Ai primi accenni di follia in tanti hanno pensato
bene di scaricare sul proprio smartphone, un noto programma di gestione dati
della corsa chiamato “Runtastic”
(ovviamente l’offerta è ampia), titolo accattivante, programmino semplice e di
facile utilizzo e soprattutto un archivio notizie di pronta lettura.
Step successivo, il porta smartphone
da mettere al braccio, nero o nel colore sgargiante che possa richiamare una
qualsiasi tonalità dell’abbigliamento o della scarpa per correre. Ho visto “genti”
correre con telefoni grandi come una Tv 50 pollici! Il Top runner non usa il
telefono, lo considera un po’ come un declassamento della nobiltà derivante dal
tempo segnato sul proprio GPS da polso, ma per il novizio non è così, il
cellulare è una fonte innegabile di stimolo e spinta a proseguire verso il
miglioramento. La conoscenza del passo medio, il muro dei 6’ a km, le
statistiche… meravigliose compagne di fatica da decantare al prossimo: “Ciao!
Mi chiamo Carlo, sono due mesi che corro, ho macinato 115 km perdendo 3750
calorie”, sorriso beffardo sparato in faccia al nostro interlocutore che rimane
basito e interdetto.
Ricchi e Poveri |
Ad ogni km questa vocina metallica,
uomo o donna che sia, ti propone una serie d’informazioni, velocità, passo,
calorie, temperatura, menù del giorno, crisi di governo e quant'altro,
lasciandoti un’inebriante voglia di continuare a correre in attesa del prossimo
rendiconto. Poi ci sono le playlist... stupende, musica epica utile a stimolare
la produzione di adrenalina, si spazia da un assolo di chitarra elettrica di 15
minuti, al rock degli AC/DC, passando per le colonne sonore dei film tipo Rocky.
Ore davanti al pc per scegliere quelle più fighe, quelle che possono caricarci
a pallettoni, spingendoci a migliorare il nostro tempo in corsa di almeno 2’ a
km.
Naturalmente non è così. Un giorno poi, mentre corri nella tua beatitudine
con il sole sparato in faccia, inspiegabilmente, senti passare dalle tue orecchie
la voce di Angela dei Ricchi e Poveri che canta “Un gatto bianco con gli occhi
blu” immaginandola sul palco di Sanremo mentre sbatte i suoi occhioni grandi, e
pensi che tutto sommato ha anche un buon sapore. Infine le foto, di matrice
prettamente femminile, ma non solo. Il nostro telefono ci permette di
immortalare luoghi e paesaggi, immagine artistiche che farebbero impallidire
Oliviero Toscani in persona, tutte da scaricare nel social preferito in attesa
dei commenti di altri fotorunner. Lo smartphone… uno strumento così piccolo in
grado di contenere tante perline unite da un unico filo chiamato corsa….
E pensare che una volta lo usavamo
solo per telefonare!
"Aiuto!!! Ho proprio rotto.... il satellitare" di Annalisa Gabriele
E' successo all'inizio di luglio.
Non posso dire che sia stato un
evento inatteso. Proprio come in certi annunci funebri " Morto
improvvisamente all'età di 94 anni" anche lui qualche segnale di cedimento
me lo aveva dato. Poi è stato un tracollo. Uno sgangheramento di molle
saltate come da un vecchio carillon. Ho provato di tutto per
rianimarlo....tecniche da pronto soccorso, affettuosi incoraggiamenti, colpi
ben assestati sul quadrante impazzito, imprecazioni, riti propiziatori e
scongiuri. Fino a quando mio marito non mi a fermato scuotendo la testa. ' Non
c'è più niente da fare. Rassegnati. Lo devi lasciare andare'. Accanimento
terapeutico lo so....e così dopo anni di onorata carriera il mio orologio
satellitare è defunto.
E ora? Pochi giorni e sarei partita.
Inizialmente mi sono fatta prendere dalla smania dell'acquisto dell'ultimo
minuto. Rapide ricerche tra prezzi e modelli. Navigavo tra ultime versioni
super tecnologiche con prezzi da gioielleria Bulgari con funzioni che non avrei
mai utilizzato o economiche seconde scelte vivamente sconsigliate dai più per
via di difetti e imprecisioni. Non mi decidevo e in tanto il tempo passava.
'Comprati sto' orologio! Come fai a
correre se no...?'
Già, come faccio a correre?
E' vero che non tutti coloro che
corrono hanno un orologio satellitare; per intenderci quello che una
volta acceso guardi speranzoso che agganci in maniera misteriosa un segnale
dallo spazio mentre chi ti circonda pensa: 'Ma che se guarda quello
sull'orologio? Che c'ha er televisore?'. E poi una volta partito è in grado di
darci tutta una serie di parametri come i km percorsi, velocità e le
calorie bruciate, riscontri che in alcuni casi sarebbe preferibile non avere.
A parte la facile ironia, il GPS è
diventato un aiuto irrinunciabile per chi si allena in maniera specifica.
Ripetute, corsa a passo stabilito, corsa su distanze prestabilite ecc..Io
logicamente sono in cima alla lista ma quell'urgenza di sostituzione, quello
smarrimento da assenza di riferimenti e quella frase buttata lì ' Come fai a
correre se no?' hanno risvegliato il Bastiancontrario sopito in me.
Come faccio a correre?
Corro e basta. Come ho sempre fatto.
Come facevo fino a qualche tempo fa.
Così mi impunto e mi rifiuto di
acquistare subito il nuovo marchingegno e parto alla volta di lidi lontani con
un peso in meno nella valigia, che per inciso, contiene più completi da corsa
che abiti da sera....non è proprio positivo!
Corro quasi tutti i giorni. Queste
zone le conosco e qualche riferimento chilometrico ce l'ho. Più o meno.
All'inizio corro continuando a pensare a quanta distanza avrò realmente
percorso, a che velocità sono andata.... al termine delle prime uscite rallento
e poi mi fermo sotto la finestra di casa mia dubbiosa sull'allenamento appena
concluso.
Come è andata? Boh.
Alla fine mi arrendo e piombo
nell'empirico. Metro o chilometro, minuto in più o in meno non hanno molta
importanza. Corro prendendo riferimenti visivi che cerco di superare di volta
in volta. Un albero, un crepa su un certo tornante alla fine di una salita, un
tombino....Corro assecondando il ritmo del mio corpo riuscendo a partire piano,
sgretolando gradualmente il torpore iniziale...Corro senza musica per ascoltare
meglio il suono della mia fatica, spingendo quando le gambe e il fiato lo
consentono e accorciando il passo per recuperare su un tratto di salita dura.
Ma sopratutto corro in scioltezza senza l'assillo di riscontri oggettivi. Conta
solo ciò che sento io....in fondo sono in vacanza.
E allora è bello godersi la luce
arancio del sole al tramonto quando alla fine dell'ultima salita la strada
declina finalmente verso il paese. O perdersi nella planata silenziosa di una
poiana nel fresco limpido dell'aria mattutina.
Corro.
Cerco anche di allenarmi ma
sinceramente non so quanto ci riesca. So solo che alla fine di ogni uscita
torno rigenerata.
Stanca si, stravolta no.
Cosi dopo più di un mese dalla
dipartita del mio Garmin, lontana da competizioni e solite compagnie, non è
pre-tattica quando al nastro di partenza di una recente gara rispondo ad una
mia amica che mi chiede: 'Come va? Sei in forma?'
Veramente non lo so.
Sicuramente una delle prime cose che
farò al mio rientro nella capitale sarà l'acquisto di un nuovo GPS. Ma questa
piccola esperienza per quanto insignificante mi ha portato a riflettere, se mai
ce ne fosse ulteriore bisogno, di quanto ci appesantiamo con falsi bisogni. Di
come a volte gli oggetti che riteniamo tanto preziosi, ci impoveriscano
togliendoci sensibilità, capacità di ragionamento e flessibilità. Non siamo
macchine perfette ma siamo meravigliosamente, imprevedibilmente, poeticamente
fallaci e questa a volte è la nostra unica risorsa.
Etichette:
Lady Run
Ubicazione:
Cape Canaveral, Florida, Stati Uniti
Noi Corriamo Qui
L'arte di Correre
…per
il momento la spiegazione mi sembra lontana. In conclusione, ciò che posso dire
è soltanto questo: forse la vita è così. Forse è una cosa che dobbiamo
semplicemente accettare, a prescindere da ragioni e circostanze. Come le tasse,
come i flussi delle maree, come la morte di John Lennon, come un errore
dell'arbitro durante i campionati del mondo…
giovedì 27 febbraio 2014
Sangue & Sudore
Nei primi due anni di questa attività non ho mai avuto
questo problema, poi un giorno, mentre correvo all'aria aperta, improvvisamente, ho cominciato a sentire dolore al petto e guardando verso il mio torace ho
notato due rigagnoli di sangue all'altezza dei capezzoli. Potete immaginare
l’imbarazzo, mi trovavo nel lussureggiante verde di Villa Pamphilj a Roma, in
piena primavera, centinaia di persone nelle vicinanze e io con la mia
affezionata maglietta gialla intrisa di sangue. Certo, non ero l’autore di un
efferato crimine, ma comunque volente o nolente, un po’ di vergogna c’era.
Superato questo primo impasse, pensando si trattasse di un singolo episodio, ho
continuato a correre, sicuro che il problema non si sarebbe ripresentato, invece,
“manco pe’ gnente” (come si dice dalle mie parti). Ad ogni uscita corrispondeva
una fuoriuscita di “plasma”, mi sono quindi informato su forumrunning (infinita fonte di sapere), dove ho scoperto che sudore e sfregamento potevano dare certi
problemi, non a tutti, ma a qualcuno… beh facevo parte dei qualcuno! Ho
cominciato ad utilizzare Aloe vera al 90% per lenire l’irritazione (un po’ come
poggiare i capezzoli su una piastra rovente), dopo di che, vasellina per
evitare lo sfregamento con il tessuto della maglia. Notavo però che oltre
l’alone provocato dalla crema i risultati non erano dei migliori, soprattutto
con il passare dei km, la vasellina si asciugava e il fastidio si ripresentava
prepotente. Ho provato con i cerotti, quelli classici che si comprano in
farmacia, misura grande, un ottimo compromesso, anche se spesso ne ho ritrovato
qualcuno all'altezza dell’ombelico e in altre occasioni mi sono auto lesionato per toglierli. La soluzione al mio problema è arrivata casualmente. Un giorno
avendo terminato i cerotti “normali”, ho utilizzato due pezzetti di Kinesio
Taping, i famosi cerottoni colorati che si applicano tramite fisioterapista sui
muscoli, e il risultato è stato eccezionale, nessun fastidio, niente sangue e
soprattutto nessuna ceretta nella zona dei capezzoli per doverli togliere. Ora
l’unico problema è abbinare il colore giusto del Taping alle scarpe….
L'arte di Correre
…chi mai si
darebbe la pena di mettersi alla prova in discipline che succhiano le nostre
energie e il nostro tempo? Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere
la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica
di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si
trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell'azione
stessa, vi scorre dentro. Quando tutto va bene…
mercoledì 26 febbraio 2014
Non c'è ricchezza se non c'è salute
Condropaticamente Vostro
Scrivendo questo “pezzo”, fortunatamente, posso dire di
essere fuori (sgrat, sgrat)
da uno dei peggiori infortuni che possa capitare ad un runner, ovvero la
sindrome femoro rotulea o condropatia rotulea. Certo non è l’unico purtroppo,
ma è quello con cui ho avuto a che fare. Non si tratta d’altro che di una
lesione e/o infiammazione della cartilagine del ginocchio, con conseguente
dolore o malessere. Non potrò mai dimenticare il fastidio nel percorrere l’ultimo
chilometro di quella che era un’uscita in solitaria del 30 dicembre 2012,
proprio alla vigilia della We Ramar Run Rome. Nella parte interna del mio
ginocchio sembrava ci fosse qualcosa che “strusciasse” dandomi quindi quella
sensazione sgradevole di dolore. Come spesso accade noi tendiamo ad allarmarci
subito, sapendo però in cuor nostro che spesso i doloretti come arrivano se ne
vanno, ma nel mio caso fu diverso, il dolore ad ogni uscita peggiorava.
Ghiaccio, impacchi di Voltaren, FANS, tecar terapia e quant'altro, tutto inutile. Il
dolore tendeva a sparire per poi tornare prepotentemente alla ribalta ad ogni
tentativo di corsa.
albanesi.it |
Cosa fare?? Dove andare?? Ho deciso che la cosa migliore da
fare fosse seguire il giusto iter sanitario, ho smesso di leggere su internet
tutto quello che c’era da leggere e mi sono affidato alla medicina
convenzionale. Medico di base, Ortopedico specializzato in traumatologia
sportiva, accertamento strumentale (ecografia, tac, risonanza m.), cura, un ottimo fisioterapista, questa per grandi linee credo sia la via gerarchia che tutti
dovrebbero seguire in caso di infortunio, spesso invece facciamo un percorso a
ritroso e immagino sia sbagliato, ogni anello di questa catena è importante.
Nel mio caso è andata bene, dopo cinque infiltrazioni di acido ialuronico
(fastidiose) e tanta buona volontà riabilitativa, ho ripreso una regolare vita
podistica. L’infortunio non ci deve fermare, può solo rallentarci.
Etichette:
pensieri e parole
Ubicazione:
Roma, Italia
"Dall'altra parte dell'arco" di Fhania
La
fotografia è senza dubbio da sempre una delle mie più grandi passioni, che
unita alla “nuova arrivata” corsa, ha riempito abbondantemente le poche ore di
libertà rimaste alle mie giornate (posso buttare il divano) rendendole
“colorate” e spesso fin troppo piene!
Piano,
piano nei miei pensieri, si è fatta sempre più spazio l'idea di poter unire
entrambe le cose rendendole in un certo senso, complementari.
Senz’altro
se le si pensa singolarmente, non hanno molte caratteristiche in comune. Eppure
io non le vedo così opposte...
La
passione, la mente e il cuore sono elementi comuni ad entrambe ed
imprescindibili.
Nella
fotografia quanto nella corsa, ci sei solo TU e il tuo “lavoro” e nessuno può
sostituirsi ai tuoi occhi (nel caso della fotografia) o alle tue gambe (nel
caso della corsa). La macchinetta è la tua più grande compagna proprio come il
tuo paio di scarpe da corsa.
E
così, ho approfittato di un periodo di costretta inattività, chiamato
infortunio, per provare ad unire le mie due passioni.
Mi
sono svegliata presto ad ogni gara possibile, pronta ad essere sulla linea di
partenza insieme a tutte le società sportive, a volte ancor prima che l'arco
fosse gonfiato e pronto all'uso!
@fotofhania |
Ciò
che attira di più l'occhio del fotografo prima di una gara è senz'altro la
“frizzante” emozione dei runners, e la trasmettono davvero in tutto!
Dai
colori sgargianti delle loro divise, o abbigliamento tecnico, al sorriso a tutta
bocca che trovi stampato sui loro volti; gli incontri con gli amici, le
chiacchiere, i sorrisi, i gruppi sportivi nei loro colori, gli addetti al
gazebo indaffarati nella consegna dei pettorali, chi allaccia le scarpe, chi si
cambia i calzini, i pantaloncini, canotte e chi lotta con le
immancabili spillette da balia (sembra facile!!!) per indossare il
pettorale! L’atmosfera è di festa.
Insomma,
una serie infinita di riti che agli occhi dei fotografi si trasformano
immediatamente in scatti da immortalare, espressioni da catturare e che hanno
come base un elemento prezioso alla fotografia... la naturalezza!
Non
c'è cosa più bella che poter osservare e fotografare senza farsi notare, questi
sono quelli che chiamo, scatti rubati.
E
poi, pronti al via… tutti sulla linea di partenza, senza distinzione di ruoli, cercando
i punti strategici, di corsa verso l’angolo “giusto”, perché lo sparo non
rappresenta un inizio solo per i runners, ma anche per chi, armato di
macchinetta, inizia a scattare foto a dei corpi in movimento.
Due
emozioni in quel momento mi invadono, la prima porta con sé la speranza di aver
scelto le giuste impostazioni, la luce, i tempi, il diaframma… speri che tutto
sia impostato a dovere per non sprecare neppure uno di quei preziosi scatti. (ma
magari fosse così!)
La
seconda invece riguarda la corsa, mi dispiace non esserci e nel momento esatto
in cui vedo partire il fiume umano, il cuore salta qualche battito e mi ricorda
che avrei potuto correrla anche io.
Ma
non c’è tempo di pensare a ciò che non puoi fare, vale la pena invece pensare a
ciò che stai facendo e che ti trasmette ugualmente un mare di emozioni.
I
corpi che si muovono in tutta la loro interezza, le espressioni di fatica, la
tensione dei muscoli interessati, la stanchezza sul volto e la felicità
dell’arrivo. Espressioni dal sapore ineguagliabile.
Aspettare
sotto l’arco è stato ed è ogni volta fantastico, potrei raccontare tantissimo
su come le persone fanno uscire il meglio all’arrivo, dopo un’estenuante corsa.
Amo osservarli uno ad uno!
Cerco
di portare a casa con me, centinaia di foto di persone che, per la maggiore,
sono a me sconosciute, ma che so per certo che per il resto della giornata
assaporeranno il gusto “buono” della gara, che sia andata bene oppure male, non
ha importanza, l’importante è averla corsa. E le foto ne sono un ricordo
immancabile, direi quasi un protagonista indiscusso per niente marginale; mi piace pensare che postandole nei vari social ognuno possa trovare la sua.
Ci
vediamo alla Roma-Ostia, armata di macchinetta, poi però, dopo più di 4 mesi,
torno ad indossare le scarpe da corsa per provare ad essere un’altra volta
sotto l’arco, ma questa volta dall’altra parte, lì insieme a tutti i runners.
"Piove" di Annalisa Gabriele
Incredibile!! Sta ancora piovendo. Passo la
mano sul vetro umido di condensa e scopro un panorama scuro di sera. Più che
vederla la sento. Un fruscio continuo, costante. Un tintinnio metallico, un
mormorio d'acqua che mi sussurra all'orecchio.
Piove. E tutto si ingarbuglia. Il traffico
impazzisce, i fiumi si gonfiano, le strade si allagano. Apro un po’ la finestra
ed il suono si intensifica. Piove. E' acqua che cade, che scorre, che
corre veloce e porta con se sapori e profumi. Scende e penetra nel terreno
friabile e si accumula in pozze, in scrosci sgorganti dai tetti. Ho tutto
pronto sul letto. Giacchetto cappello e scarpe adatte. Devo solo trovare la
forza per il mio passo. Uscire senza pensarci e via di corsa. Attendere non
serve, non serve pensare, valutare. Bisogna solo andare. Agire. A tratti il
rumore si intensifica e mi copre i pensieri che non riesco a frenare. Dal T.G.
arrivano bollettini preoccupanti. Cronache di sventure capitate poco lontane da
qui. Previsioni pessimistiche. Difficile slegarsi da questa nuova
dialettica che fino a qualche tempo fa relegava i discorsi sul tempo a mere
ovvietà buttate lì solo per non tacere. Oggi è tutta una previsione. Precisa,
affidabile, minuziosa. Figlia dei più moderni ritrovati della scienza che ci
sanno dire dove, come e per quanto tempo il fenomeno durerà. Applicazioni sul
telefonino, servizi in TV, articoli sul giornale che ci informano costantemente
con arti divinatorie, ma che ci lasciano completamente incapaci di poter
afferrare e affrontare tali cambiamenti. Se ne parla con lo stesso gusto
morboso con cui si parla dell'ultimo omicidio cruento e con la stessa cieca
ottusità del cronista che sbatte il microfono in faccia alla vittima e gli
chiede cosa prova. Vorrei fuggire da questa demagogia ma è difficile
catalogarla come facile allarmismo da iene mentre le montagne franano, i treni
deragliano e i fiumi allagano tutto. Il nostro bel paese civile non regge
l'impatto del tempo.
Mi calo il cappello sugli occhi e mi infilo il
k-way sgargiante. Calamità naturali. Bombe d'acqua. Stato di allerta. Scenari
da fine del mondo. Per quanto le mie scarpe siano tecniche non riusciranno mai
a sopperire alla mancanza di una zona adatta dove correre. Alla necessità che
mi obbliga a correre per strade prive di marciapiede. Per quanto potrò essere
forte non riuscirò mai a essere più veloce di un asfalto che mi si sbriciola
sotto i piedi, dei percorsi intasati da auto, dell'incuria, dal degrado. Serro
le stringhe, chiudo la zip. Temo il tempo avverso. Ne ho rispetto ma ciò che mi
fa veramente paura è questa città che sprofonda incapace di gestire qualsiasi
tipo di emergenza. "Io vado. Ci vediamo dopo". ''Stai attenta e torna presto...''. "Si, si...mica vado in guerra!"... No, ma quasi, mi viene da pensare e chiudo la
porta.
L'arte di Correre
…io non sono uno che rifiuta di perdere. In una certa misura, penso che la sconfitta non si possa evitare. L'essere umano, qualunque essere umano, non può continuare a vincere in eterno. Nell'autostrada della vita, non si può sempre stare sulla corsia di sorpasso. Questo lo accetto. Ma ripetere lo stesso sbaglio, no. Da un insuccesso voglio imparare qualcosa che mi torni utile la volta successiva. Per lo meno finché mi è concesso di farlo…
martedì 25 febbraio 2014
"La Corsa" di Chiara Fierimonte
@fotofhania |
Si tratta già di un sostantivo femminile, per
l'appunto La Corsa. Non a caso azzarderei a dire che questo sport e' tanto
amato quanto anche animato da donne di ogni età, dalle più varie
caratteristiche fisiche unite dall'obiettivo comune di tagliare quel traguardo
lontano.
Durante le prime gare, sembrava quasi fossero solo uomini quelli pronti nelle prime fila a lanciarsi veloci contro il tempo...e allora 3..2..1 e la gara ha inizio...ed è proprio passati i primi km che guardandoti intorno scopri tante tantissime ragazze come te, intorno a te correre al tuo fianco...e qui inizia il bello! Gonnellino colorato, calzettoni rosa, cappellini, manicotti, scarpe dai colori sgargianti...ma allora...forse non sei la sola...mi sembra chiaro che anche la corsa e' un fatto di moda, appunto.
Si parte dall'acquisto delle scarpe che come noto, debbono essere scelte per le proprie caratteristiche tecniche...questo vale per tutti ma non per tutte..L'esperto venditore del negozio di running prova a studiare la pianta del piede della cliente di turno, scarpa Asics bianca. Semplice, leggera, perfetta per lei che inizia a correre da pochi mesi. Bocciata. Sarà anche perfetta, ma non si abbina al mio abbigliamento - dice la ragazza al venditore scioccato da quella risposta...eppure quella scena mi ritorna spesso in mente perché in fondo in fondo siamo tutte un po' uguali.
C'è quella Ricercata, solo capi all'ultimo grido e rigorosamente di marchi famosi a partire dai calzini fino alle mutande (credo). Trovi la Super Tecnologica dotata di iPod, cellulare di ultima generazione ed orologio che sembra una navicella spaziale, ma c'è' anche la Pratica quella che, vesto Decathlon e non mi ferma nessuno. E non finisce qui. Ognuna che vive la corsa a modo suo, ognuna con un obiettivo diverso e un sogno che porta con se in quei km. Correre per dimostrare di essere forte ed autonoma, correre per i propri figli, correre per sentirsi bella, bruciare qualche caloria e magari essere più apprezzata dal proprio marito...correre per stare con le amiche. Correre per esprimere se stessa e la propria gioia e libertà'. Anche questo lato in fondo fa parte della corsa!
Durante le prime gare, sembrava quasi fossero solo uomini quelli pronti nelle prime fila a lanciarsi veloci contro il tempo...e allora 3..2..1 e la gara ha inizio...ed è proprio passati i primi km che guardandoti intorno scopri tante tantissime ragazze come te, intorno a te correre al tuo fianco...e qui inizia il bello! Gonnellino colorato, calzettoni rosa, cappellini, manicotti, scarpe dai colori sgargianti...ma allora...forse non sei la sola...mi sembra chiaro che anche la corsa e' un fatto di moda, appunto.
Si parte dall'acquisto delle scarpe che come noto, debbono essere scelte per le proprie caratteristiche tecniche...questo vale per tutti ma non per tutte..L'esperto venditore del negozio di running prova a studiare la pianta del piede della cliente di turno, scarpa Asics bianca. Semplice, leggera, perfetta per lei che inizia a correre da pochi mesi. Bocciata. Sarà anche perfetta, ma non si abbina al mio abbigliamento - dice la ragazza al venditore scioccato da quella risposta...eppure quella scena mi ritorna spesso in mente perché in fondo in fondo siamo tutte un po' uguali.
C'è quella Ricercata, solo capi all'ultimo grido e rigorosamente di marchi famosi a partire dai calzini fino alle mutande (credo). Trovi la Super Tecnologica dotata di iPod, cellulare di ultima generazione ed orologio che sembra una navicella spaziale, ma c'è' anche la Pratica quella che, vesto Decathlon e non mi ferma nessuno. E non finisce qui. Ognuna che vive la corsa a modo suo, ognuna con un obiettivo diverso e un sogno che porta con se in quei km. Correre per dimostrare di essere forte ed autonoma, correre per i propri figli, correre per sentirsi bella, bruciare qualche caloria e magari essere più apprezzata dal proprio marito...correre per stare con le amiche. Correre per esprimere se stessa e la propria gioia e libertà'. Anche questo lato in fondo fa parte della corsa!
Noi corriamo qui
Maltodestrine... queste sconosciute
Ho cominciato a prendere maltodestrine in preparazione delle
mia prima maratona, quella di Valencia dello scorso novembre, prima di allora
non ne avevo mai neanche sentito parlare, per me la corsa non era uno sport, era
uno stile di vita, più filosofia che fisica. Poi seguendo il consiglio di
corridori più dotati ed esperti di me, ho cominciato a usare le “malto”. Ho
capito che sono un ottimo compromesso tra tempi di somministrazione e
disponibilità energetica, bombe zuccherine, quello che ancora oggi mi fa
storcere il naso sono gli effetti collaterali. Ammetto di aver avuto qualche
“problemino” durante alcune uscite, nei famosi lunghi, dove per abituare il mio
intestino a queste care amiche ho cominciato ad utilizzarle. Insomma l’effetto
lassativo è sempre dietro l’angolo, quindi ho deciso di andare avanti per
piccole dosi, anche se devo ammettere che in certe situazioni (vds Maratona) mi attaccherei alle malto in
cerca di energia come un ubriaco farebbe con la bottiglia! Pasticche, gel,
barrette o ampolle, tutto fa brodo nella ricerca di un aiutino esterno, in
fondo possiamo definire questo come una sorta di nostro piccolo doping legale,
facendo sempre attenzione ad usarne e non abusarne!
Esempio strategia in maratona |
"Collatino" di Annalisa Gabriele
Per molti domenica è stato
l'esordio. Prima gara. E chissà che impressione hanno ricevuto nell'impattare
il mondo delle corse su strada al Collatino. Quella di domenica non rientra
certamente tra competizioni più suggestive del nostro ricco menù romano ma apprezzo
sempre lo sforzo di chi, con fatica e attenzione, sconvolge il tram tram urbano
del proprio quartiere e lo inonda di sport e sudore. Per una mattina le strade
inzuppate di auto e passeggiate da centro commerciale, caffè al bar e paste per
il pranzo hanno lasciato spazio ad una manifestazione organizzata con cura, che
cresce e migliora di anno in anno. Soprattutto nella ricerca di un percorso
sempre più scorrevole. Sarà un abitudine, sarà una forma di scaramanzia o sarà
che qualcuno ha la rotella contachilometri un po' taccagna ma non c'è verso, anche a
fronte di vari aggiustamenti, di far arrivare questa gara a cifra tonda. Ci
fermiamo a 9,8 km. Quest'anno, a differenza delle scorse edizioni, però il
braccino corto viene dichiarato e ufficializzato apertamente spezzando le
illusioni di tanti Personal Best. Che il Collatino fosse leggermente più
corta si è comunque sempre saputo; visto l'impossibilità di cullarsi nel
piacevole dubbio sulle distanze che l'implacabile conteggio del Garmin svela
impietosamente. Ma leggere un bel tempo finale fa comunque un bel effetto. Fa
umore. Specialmente con la Roma-Ostia che fa capolino dietro l'angolo. 200 m in
meno dichiarati. Qualcosa più, qualcosa meno a seconda di come si corre e come
si tagliano certe curve e scalini. 200 m cosa sono. Niente se parli con
una persona normale. Roba di secondi....dico secondi. Eppure nella finestra di
pochi istanti possono sfilare decine di corridori, nello spazio angusto di
pochi metri centinai di passi che ci precedono veloci. 200 m fanno la
differenza. In certi momenti tutto la fa...l'importante è saperlo e che quel
piccolo angolino di gara ritagliato via da necessità di percorso sia uguale per
tutti. Il nostro sarà comunque un ottimo risultato nonostante quelli che poi ti
dicono "Si va beh....ma il Collatino è più corta!"
E allora?
"Ma se sei arrivato cotto! Altri 200 m
e saresti crollato."
Seee...ti piacerebbe! Io quei 200 m
li avrei volati e avrei bruciato sul traguardo pure te. Scommetti.
L'arte di Correre
…ed ecco
che ora mi trovo a vivere in un mondo che non potevo neppure immaginare. Quando
ci penso mi sembra davvero strano. Se sia felice o meno di essere in questa
situazione non lo so, ma ho l'impressione che farmene un problema non sarebbe una
buona cosa. Per me invecchiare è
un'esperienza nuova, e anche il sentimento che provo è una novità. Se l'avessi
già sperimentato, almeno una volta, adesso ci vedrei un po' più chiaro, ma
poiché non è così, non è facile credetemi. Di conseguenza non posso fare altro
che rimandare a più tardi le analisi circostanziate e continuare a vivere.
Esattamente lo stesso atteggiamento che ho nei confronti del cielo, delle
nuvole, dei fiumi. Inoltre ho l'impressione che esista in tutto ciò, senza
possibilità di dubbio, una certa comicità, e che da un certo punto di vista
questa comicità abbia il suo valore…
Etichette:
pensieri e parole
Ubicazione:
Roma, Italia
lunedì 24 febbraio 2014
"Rientro" di Annalisa Gabriele
Ritorno
dopo una breve lontananza ma tutto mi sembra nuovo. Cerco di riassaporare
sensazioni, emozioni... ma la preoccupazione copre il sapore di ogni cosa.
Fuori il vento soffia forte e una pioggia grigia diluisce ulteriormente il
brodo in cui sguazzo. Tempo da cani ma non è una novità. Ma si, penso, meglio
così! Se deve essere una prova che prova sia fino in fondo. Dopo 15 giorni di
fermo e 15 giorni di corsette blande sotto casa, 15 km di gara mi
sembrano....Impegnativi? Difficoltosi? Esagerati? Prematuri? Un po’ tutto
insieme. Ma non voglio farmi prendere dall'ansia, farmi comandare dalla
paura. Oggi non miro al risultato. Oggi cerco risposte e le voglio cercare
nell'unico modo che conosco. Correndo.
Il
via, come sempre accade, mi catapulta in un altra dimensione dove congetture,
perplessità, supposizioni prendendo la stessa consistenza degli schizzi d'acqua
che solleviamo correndo. So che non dovrebbe essere così, in teoria so che
dovrei valutare, controllare.... non so se e quanto riuscirò a reggere.
Non so a che andatura potrei andare e come reagirà la mia gamba ancora
dolorante e imballata. Non so niente ma mi risulta impossibile gestire. Non è
sventatezza o presunzione. E' incapacità. Sono un'incapace e mentre corro me lo
ripeto ma non serve a niente. Per me la gara è una realtà piatta, mono
dimensionale. Una via a senso unico. Non riesco ad avere quell'alternanza da
luminarie natalizie, acceso spento. Per me è da sempre o tutto o niente. Ora o
mai. Quindi mi risulta sconfortante questo correre a mezzo servizio, questo
andare senza riuscire a scendere fino in fondo alla fatica. Senza toccare il
confine e tornare indietro. E lo ripeto. Non è tanto una questione di risultati
o prestazioni. Mi intristisce l' impossibilità di spendersi fino in fondo. Di
correre con coraggio e onestà. La pioggia a tratti è molto intensa e quasi mi
nasconde l'orizzonte. Il vento a volte è un muro contro per poi diventare
una mano amica che ti spinge completata l'ultima rotonda. Non è facile con
queste condizioni ma abbasso la testa un po’ di più e mi ripeto che va bene
così. Va bene così. Proviamo fino in fondo. O io o te. Sbaglio il conto del
chilometraggio e il cartello con su scritto 14 mi sorprende...sono quasi
arrivata? Possibile? Arrivo e il crono è per me del tutto inaspettato. Cercavo
risposte e il numero scritto sul display dovrebbe darmene....ma io non so
leggerle. Non so interpretale. Dipende da dove le guardi. Da che punto di vista
le leggi. Forse è perché sono ancora in quella realtà monodimensionale priva di
profondità dove le sfumature e i contrasti non esistono. Forse è perché sono
proprio un incapace. O forse è perché le risposte sono lì. Facili e ovvie da
leggere ma è la domanda ad essere sbagliata. La premessa. La logica mi dice che
ho corso, sono arrivata senza grandi problemi e quindi è andata bene. Il cuore
però ha battuto solo a metà. Aspetta, mi ripeto. Calma. Ma la pazienza non
rientra tra le mie poche virtù.
"Aspettando la mezza" è comunque una grande gara. Ben organizzata e promotrice di un bel messaggio
sportivo e la nostra società così semplice e pulita mi sembra possa
considerarsi l'emblema di una corsa 'naturale'. Senza sotterfugi o scorciatoie.
Come sempre grande prestazione di squadra che con 148 arrivati si classifica 4°
ad una manciata di ramarri dallo squadrone dell' LBM.
Krily
Il motore che mi spinge ad andare avanti è l'allegria! Lo svegliarsi con la curiosità di cosa accadrà durante la giornata. Insomma... non mi faccio molte domande, non faccio progetti... bene o male di cose belle ne vengono fuori ogni giorno. Ogni tanto capitano anche cose meno belle... ma pazienza, dietro verrà qualcos'altro di bello! Running Forum
Corsa, fame e fame di corsa
Mi alzo
tutti i giorni alle 6.15, non mi pesa per andare a lavoro, figuriamoci per
correre, mi sveglio molto presto rispetto a quanto potrei solo per preparare la
colazione, il solo caffè che bevevo un tempo mi è stato proibito. Su consiglio
di un amico, la prima cosa che mando giù, è un bicchiere d’acqua tiepida con
dentro sciolto un cucchiaino abbondante di miele (aiuta la sintesi e la
scissione), metto su il caffè nella mia caffettiera Bialetti di fiducia e
attendo paziente che questo compagno di viaggio giornaliero venga su fischiando
per darmi una sferzata di calore. Mentre aspetto mangio di solito un frutto o
due, un kiwi per le vitamine, o una banana per il potassio. Verso il caffè
nella tazzina, ammiro il vapore che sale verso l’alto, mi siedo a tavola e mentre lo sorseggio
comincio a nutrire le mie fette biscottate (almeno tre) con la marmellata. La corsa ha radicalmente spazzato via il mio
vecchio metabolismo, nonostante la colazione decisamente appagante verso le
dieci il lupo che è dentro di me si risveglia e affonda i canini nello stomaco,
non posso far altro che appagarlo con tutto ciò che mi capita a tiro, barrette,
frutta, yogurt e qualche volta di straforo… pizza!!!
Nel
costante pericolo di essere sbranato dalla mia fame, opto per un pranzo
anticipato, spesso alle 12.30 sono già fuori dalla mensa del lavoro,
carboidrati, proteine, sali minerali, vitamine sono le cose che di solito
mangio, una volta mangiavo, pasta, pane, carne e pesce, magari conditi con
delle verdure o legumi, ora no, ora ho smesso con queste cose pericolose. Il
pomeriggio si sussegue insieme alla sera
nella stessa identica maniera, un avvicendarsi di raptus famelici alla quale
non riesco a sottrarmi, il mio stomaco ha ormai preso il sopravvento su di me
urla costantemente di avere fame.
Sono le 22.00 è ora dello spuntino…
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pensieri e parole
Ubicazione:
Roma, Italia
Maratonando
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maratone
Ubicazione:
Amsterdam, Paesi Bassi
L'arte di correre
Voglio pensare ai fiumi. Voglio pensare alle nuvole. Ma in realtà non penso a niente. Semplicemente continuo a correre in un silenzio di cui avevo nostalgia, in un comodo spazio vuoto che mi sono creato da solo. E dicano quel che vogliono, ma è una cosa fantastica!
Se malgrado tutto tieni duro e continui a correre, finisci col provare una sorta di disperato sollievo, come se il tuo corpo venisse svuotato di ogni sostanza.
Haruki Murakami
Se malgrado tutto tieni duro e continui a correre, finisci col provare una sorta di disperato sollievo, come se il tuo corpo venisse svuotato di ogni sostanza.
Haruki Murakami
sabato 22 febbraio 2014
Lunghi
Domenica passata ci siamo sparati una gara da 34 km e in vista di Roma, oggi, ennesimo lungo, più blando, ma sicuramente impegnativo. Non sono moltissimi 25 km in compagnia, ma sommandoli a tutta una settimana di fatiche (ripetute, medi forti, salite, etc.) diventano decisamente duri. Alla maratona manca un mese esatto, in questo momento non so se pesano più le gambe o la testa. Navigo a vista, pericolo lunghi, voglia di staccare all'orizzonte.
Ramarri Vintage |
venerdì 21 febbraio 2014
Prede e Predatori
Foto Roberta La Porta |
Volete
cominciare a correre? Tutto ciò che vi serve è un paio di scarpe
per correre…
Detta
così sembra facile, ma non c’è nulla di più complicato, il
mercato ti propone una serie infinita di bivi, scelte, difficoltà.
Partiamo innanzitutto da madre natura, siete neutri, pronatori o
supinatori??! Termini che lasciano pensare ai novizi di aver
contratto una malattia venerea o peggio ancora un debito con
Equitalia. La seconda nostra scelta si baserà principalmente su un
binomio inscindibile peso/velocità, o meglio, il passo con il quale
il vostro peso viene “trascinato” durante la corsa, questa
equazione matematica che vi consentirà di vantare circa 50 crediti
universitari, vi catapulterà nei corridoi delle categorie:
A0=
Minimal chic (Solo gli Dei dell’Olimpo le indossano)
A1=
Superhero (Bruce Wayne le indossa quando esce di notte)
A2=
Predatori (Ghepardi e Pantere)
A3=
Prede e aspiranti predatori (Vivono qui il 95% dei runner)
A4=
Politically correct (Nessuno vi dirà mai che siete parenti del
Bisteccone nazionale)
A5=
Trial running (Anche questi esseri mitologici)
Sono tornate le Rondini
Premessa…
Tutti quelli che corrono, o almeno la stragrande maggioranza di loro, hanno
patito un infortunio. L'infortunio logora la mente più del corpo, ti entra
nell'anima. Ovviamente io non ho fatto eccezioni, ma circa un anno fa ero di
nuovo pronto a correre...
Classic
bell… così si chiama la suoneria che urlava dal cellulare nel
cuore della notte imponendomi di alzarmi e di fare il mio dovere,
anzi il mio piacere. Ore 05.10, schiena serrata, addominali in
tensione e gambe catapultate fuori dal letto, guardo Isabella e mi
piacerebbe rimettermi giù, ma non si può e non si deve. Scrollo la
testa come il cane fa con il pelo bagnato, dentro sento rumore di
vetri rotti e penso si tratti di sogni infranti. Ritto nel buio
raggiungo la cucina, fuori è notte, dentro di me è giorno, il mio
sole è tornato a splendere… troppi giorni al buio da dimenticare.
Preparo la caffettiera, preferisco la moka, mi da gusto
sorseggiare il caffè, questa sferzata di energia nera che mi accende
tutte le mattine, piccoli sorsi e il dispiacere di vederlo finire.
Scarpe, calzoncini e maglietta con su scritto RUN... sono
pronto.
Apro la porta e ho i brividi, stesso percorso, stessi Sampietrini, stesso travertino... quattro mesi fa vinse lui, oggi no, oggi vinco io. GPS… segnale valido… si parte. Mi sento forte, felice, ricomincio a correre. Roma all’alba è bellissima, San Pietro, il Colosseo, l’altare della Patria, ma tutto è contorno… oggi il paradiso è dentro me.
Il battito del tamburo che provocano i miei piedi sull’asfalto è ritmato, una cadenza regolare che accompagna il fiatone, breve rettilineo, curva stretta a destra e via per Cola di Rienzo, un furgone mi sbuffa accanto, qualche semaforo mi fa l’occhiolino, ma io me ne vado del mio, niente soste, niente pause.
La mente va a quel ginocchio che è tornato ad essermi amico, non fa rumore, non da dolore, lavora e fatica insieme a me e insieme a me imbocca via del Corso, provo ad allungare, la falcata diventa più lunga anche se di fiato ce n’è ancora poco, le braccia più alte e la schiena dritta… fuori tutta. Piazza Venezia si apre a miei occhi insieme alle luci del mattino, due marinai assonnati fanno la guardia al Vittoriano, per loro il giorno finisce all’inizio. Il pavé è duro, sampietrini e travertino, ma la cornice che mi corre a fianco è da togliere il fiato, anni di storia e gloria. Il Colosseo, gli giro intorno e sono a metà strada, sono un po’ affaticato ma non si può mollare nella corsa, si deve faticare e vincere contro se stessi, troppo facile dire “non ce la faccio più”. Mollo l’Impero e prendo la direzione dei Papi, su Corso Vittorio Emanuele II le forze mi tornano inaspettate e prendo a galoppare sulla strada abbandonando il sentiero del marciapiede. Un camion mi blocca la via per un istante imponendomi una sosta non voluta, mando a quel paese l’autista con un gesto evidente del braccio e riprendo a testa bassa. Sento nelle vene il sangue correre. La mente è lucida, il cuore batte e le gambe girano, è tutto qui… questa è la magia. Da San Pietro a casa la magia va pian piano svanendo, il traffico aumenta, i turisti cominciano ad impadronirsi della città, gli passo accanto e ci guardiamo incuriositi, sono immagini, solo brevi fotogrammi. Davanti al portone, mi scopro stanco, tonico e sudato, ma sono colmo di gioia non per il tempo ne per i chilometri, alzo gli occhi al cielo e vedo le rondini che volano, anche loro come me sono tornate a volare.
Apro la porta e ho i brividi, stesso percorso, stessi Sampietrini, stesso travertino... quattro mesi fa vinse lui, oggi no, oggi vinco io. GPS… segnale valido… si parte. Mi sento forte, felice, ricomincio a correre. Roma all’alba è bellissima, San Pietro, il Colosseo, l’altare della Patria, ma tutto è contorno… oggi il paradiso è dentro me.
Il battito del tamburo che provocano i miei piedi sull’asfalto è ritmato, una cadenza regolare che accompagna il fiatone, breve rettilineo, curva stretta a destra e via per Cola di Rienzo, un furgone mi sbuffa accanto, qualche semaforo mi fa l’occhiolino, ma io me ne vado del mio, niente soste, niente pause.
La mente va a quel ginocchio che è tornato ad essermi amico, non fa rumore, non da dolore, lavora e fatica insieme a me e insieme a me imbocca via del Corso, provo ad allungare, la falcata diventa più lunga anche se di fiato ce n’è ancora poco, le braccia più alte e la schiena dritta… fuori tutta. Piazza Venezia si apre a miei occhi insieme alle luci del mattino, due marinai assonnati fanno la guardia al Vittoriano, per loro il giorno finisce all’inizio. Il pavé è duro, sampietrini e travertino, ma la cornice che mi corre a fianco è da togliere il fiato, anni di storia e gloria. Il Colosseo, gli giro intorno e sono a metà strada, sono un po’ affaticato ma non si può mollare nella corsa, si deve faticare e vincere contro se stessi, troppo facile dire “non ce la faccio più”. Mollo l’Impero e prendo la direzione dei Papi, su Corso Vittorio Emanuele II le forze mi tornano inaspettate e prendo a galoppare sulla strada abbandonando il sentiero del marciapiede. Un camion mi blocca la via per un istante imponendomi una sosta non voluta, mando a quel paese l’autista con un gesto evidente del braccio e riprendo a testa bassa. Sento nelle vene il sangue correre. La mente è lucida, il cuore batte e le gambe girano, è tutto qui… questa è la magia. Da San Pietro a casa la magia va pian piano svanendo, il traffico aumenta, i turisti cominciano ad impadronirsi della città, gli passo accanto e ci guardiamo incuriositi, sono immagini, solo brevi fotogrammi. Davanti al portone, mi scopro stanco, tonico e sudato, ma sono colmo di gioia non per il tempo ne per i chilometri, alzo gli occhi al cielo e vedo le rondini che volano, anche loro come me sono tornate a volare.
giovedì 20 febbraio 2014
Vietato dire "Non ce la faccio"
Un'espressione banale come "non ce la faccio" ha il potere di impedire alle persone di realizzare i propri sogni. In realtà, con l'impegno e la costanza le cose che non si riescono a fare sono pochissime.
"Non ce la faccio" è il blocco mentale che usiamo per convincerci ad arrenderci.
"Non ce la faccio" è il blocco mentale che usiamo per convincerci ad arrenderci.
mercoledì 19 febbraio 2014
Tre in giro per il lago
Non
si può certo definire un semplice lungo, è una gara, quindi è più
dura
di un lungo, mentalmente è più difficile, non puoi fermarti, il
tempo scorre e questo è un dato di fatto alla quale nessuno si vuole
piegare, inconsciamente ci si pone un obiettivo e si tenta di
raggiungerlo, poi può andare bene o male, ma questo ha una rilevanza
diversa. Nel lungo c’è la fontanella che ti aspetta, c’è il
gruppo da ricompattare e ci sono attenuanti e scriminanti che ti
“alleggeriscono” il carico. Intorno al lago, no.
Senza
alcun dubbio 34 km sono tanti, ciò
che di più somiglia ad una maratona anche per il fatto che intorno a
te c’è tutto il carrozzone, i colori e i rumori della gara.
La
gara almeno per me comincia tutte le volte la sera prima, questa
volta c’è stata anche la novità di aver ritirato il pettorale da
solo. La preparazione è metodica, lo zaino, la canottiera dei
Ramarri, i calzoncini, le spille da balia e soprattutto le scarpe…
le guardi estasiato come fossero loro a guidarti, aggiungo poi il
marsupio e le malto destrine, bisogna allenarsi anche a sostenere
certe “sporcizie” nelle corse lunghe. Tutto è pronto, studio
l’orario della sveglia con cura, calcolo
i tempi per la colazione, per il bagno, per vestirsi e per gli
imprevisti… e le probabilità.
Come
da copione gli occhi si aprono prima della sveglia e certo questo non
è pesante, non bisogna andare a lavorare e poi pensi di aver già
guadagnato del tempo, anche se in realtà sei talmente in anticipo
che potresti arrivare a Bracciano a piedi. Caffè, fette biscottate
con marmellata, miele, frutta e la colazione è archiviata. Tuta
ramarra e via… si parte.
Roberto
è già sotto casa ad aspettarmi con la macchina, passiamo a prendere
Paolo, un altro maniaco come noi e ci dirigiamo verso Trevignano.
Parcheggiamo a meno di un km dalla partenza, ottimo, il posto non
offre molte possibilità di lasciare la macchina. Gente che va e
gente che viene, chi si spoglia e chi si veste, chi mette le scarpe
accucciato o poggiato su di un auto, chi si libera dai bisogni dietro
un albero. L’invasione è cominciata.
Sotto
l’arco blu della partenza trovo gli altri ramarri, quelli del
famigerato gruppo
Sammarco’s, anche se in realtà Francesco non c’è. Dovremmo
essere 54, ma
vedo
poche persone, il Gazebo manca e con lui Marina, Rita… “nei
secoli fedele!”
Si discute un po’ sull'andatura da tenere, sulla tattica di gara
e senza accorgercene partiamo.
Gruppo
compatto, urla e schiamazzi come al solito. Partiamo, ma la gara deve
ancora cominciare, i primi km lasciano spazio a quattro chiacchiere,
l’andatura è relativamente bassa, chi supera e chi viene superato,
noi ci dividiamo in due gruppi, Gianluca, Francesco e Fabrizio da una
parte, io, Andrea e Stefano da un’altra, diversi passi in mezzo. Un
misto di saliscendi e di curve, il lago silenzioso ogni tanto fa
“capoccella” con le sue acque
calme, quasi salmastre.
Stefano
tiene il ritmo, Andrea segna la cadenza,
io mi metto a ruota, un classico ormai. Ci sfila ogni tanto qualche
Ramarro, un saluto dal “Maestro”, due chiacchiere con Prospero,
Chiara in bicicletta con uniforme d’ordinanza.
Fino
a Vigna di Valle, tra zone d’ombra decisamente fresche e tratti
assolati arriviamo a ranghi compatti, da lì, con lo strappo in
salita per uscire dal museo dell’aeronautica, comincia la prima
vera selezione.
Ci
perdiamo Claudio che nel frattempo era rientrato e correva con noi,
il sole diventa decisamente più caldo. Mi metto davanti a fare
l’andatura, ma dopo qualche km vado leggermente in crisi, Stefano
mi suggerisce di stare “coperto” e si mette in testa, il grosso
del lavoro lo porta avanti Andrea. Guardo
verso destra e dall’altra parte del lago vedo Trevignano, laggiù
c’è il traguardo, alla mia sinistra il Castello Odescalchi
troneggia da sopra la collina, la strada è ancora tanta. I km
passano, lenti, ma passano, intorno al 25mo vedo un ragazzo avvolto
da una coperta termica davanti alla tenda della Croce Rossa, qualcuno
cammina lungo la strada, stringo i denti e cerco di farmi coraggio,
di non guardare, i miei compagni sono silenziosi, concentrati. Il
sole è alto. Nella mia testa comincio a spezzare la gara in due
tronconi, 4 km ai 30 e 4 km per i 34, in fondo cosa sono 4 km??! Non
ne mancano 8 ma due da 4, nella testa ogni scusa è buona per fuggire
dalla fatica.
Al
30mo inaspettatamente mi sento bene, guardo l’orologio e calcolo il
tempo per rimanere sotto le 3 ore, aumento il ritmo e penso che non
dovrebbero esserci problemi. Andrea entra leggermente in crisi e si
stacca di qualche metro, Stefano predica prudenza e dopo l’ultimo
ristoro capisco perché, curva a sinistra e davanti si presenta a noi
una salita lunga e impegnativa.
Il
morale mi finisce sotto i piedi, penso che non finiremo sotto le 3
ore e un po’ mi dispiace, testa bassa, gambe e spalle lavorano per
trascinare su tutto il resto del corpo, la discesa successiva è una
magra
consolazione, ormai ho mollato di testa.
L’arrivo
è festoso, chiudo con soli 12 secondi sopra il mio obiettivo, sono
stanco e soddisfatto, ma fortemente provato. Siamo tutti spossati,
qualcuno avrà acquisito più sicurezza in vista di Roma, qualcun
altro maggiori dubbi, saremo però tutti presenti ai blocchi di
partenza all'ombra del Colosseo.Giro del Lago di Bracciano - 16.02.2014 |
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00062 Bracciano RM, Italia
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