mercoledì 26 febbraio 2014

"Dall'altra parte dell'arco" di Fhania

La fotografia è senza dubbio da sempre una delle mie più grandi passioni, che unita alla “nuova arrivata” corsa, ha riempito abbondantemente le poche ore di libertà rimaste alle mie giornate (posso buttare il divano) rendendole “colorate” e spesso fin troppo piene!
Piano, piano nei miei pensieri, si è fatta sempre più spazio l'idea di poter unire entrambe le cose rendendole in un certo senso, complementari.
Senz’altro se le si pensa singolarmente, non hanno molte caratteristiche in comune. Eppure io non le vedo così opposte...
La passione, la mente e il cuore sono elementi comuni ad entrambe ed imprescindibili.
Nella fotografia quanto nella corsa, ci sei solo TU e il tuo “lavoro” e nessuno può sostituirsi ai tuoi occhi (nel caso della fotografia) o alle tue gambe (nel caso della corsa). La macchinetta è la tua più grande compagna proprio come il tuo paio di scarpe da corsa.
E così, ho approfittato di un periodo di costretta inattività, chiamato infortunio, per provare ad unire le mie due passioni.
Mi sono svegliata presto ad ogni gara possibile, pronta ad essere sulla linea di partenza insieme a tutte le società sportive, a volte ancor prima che l'arco fosse gonfiato e pronto all'uso!
@fotofhania
Ciò che attira di più l'occhio del fotografo prima di una gara è senz'altro la “frizzante” emozione dei runners, e la trasmettono davvero in tutto!
Dai colori sgargianti delle loro divise, o abbigliamento tecnico, al sorriso a tutta bocca che trovi stampato sui loro volti; gli incontri con gli amici, le chiacchiere, i sorrisi, i gruppi sportivi nei loro colori, gli addetti al gazebo indaffarati nella consegna dei pettorali, chi allaccia le scarpe, chi si cambia i calzini, i pantaloncini, canotte e chi lotta con le immancabili spillette da balia (sembra facile!!!) per indossare il pettorale! L’atmosfera è di festa.
Insomma, una serie infinita di riti che agli occhi dei fotografi si trasformano immediatamente in scatti da immortalare, espressioni da catturare e che hanno come base un elemento prezioso alla fotografia... la naturalezza!
Non c'è cosa più bella che poter osservare e fotografare senza farsi notare, questi sono quelli che chiamo, scatti rubati.
E poi, pronti al via… tutti sulla linea di partenza, senza distinzione di ruoli, cercando i punti strategici, di corsa verso l’angolo “giusto”, perché lo sparo non rappresenta un inizio solo per i runners, ma anche per chi, armato di macchinetta, inizia a scattare foto a dei corpi in movimento.
Due emozioni in quel momento mi invadono, la prima porta con sé la speranza di aver scelto le giuste impostazioni, la luce, i tempi, il diaframma… speri che tutto sia impostato a dovere per non sprecare neppure uno di quei preziosi scatti. (ma magari fosse così!)
La seconda invece riguarda la corsa, mi dispiace non esserci e nel momento esatto in cui vedo partire il fiume umano, il cuore salta qualche battito e mi ricorda che avrei potuto correrla anche io.
Ma non c’è tempo di pensare a ciò che non puoi fare, vale la pena invece pensare a ciò che stai facendo e che ti trasmette ugualmente un mare di emozioni.
I corpi che si muovono in tutta la loro interezza, le espressioni di fatica, la tensione dei muscoli interessati, la stanchezza sul volto e la felicità dell’arrivo. Espressioni dal sapore ineguagliabile.
Aspettare sotto l’arco è stato ed è ogni volta fantastico, potrei raccontare tantissimo su come le persone fanno uscire il meglio all’arrivo, dopo un’estenuante corsa. Amo osservarli uno ad uno!
Cerco di portare a casa con me, centinaia di foto di persone che, per la maggiore, sono a me sconosciute, ma che so per certo che per il resto della giornata assaporeranno il gusto “buono” della gara, che sia andata bene oppure male, non ha importanza, l’importante è averla corsa. E le foto ne sono un ricordo immancabile, direi quasi un protagonista indiscusso per niente marginale; mi piace pensare che postandole nei vari social ognuno possa trovare la sua.
Ci vediamo alla Roma-Ostia, armata di macchinetta, poi però, dopo più di 4 mesi, torno ad indossare le scarpe da corsa per provare ad essere un’altra volta sotto l’arco, ma questa volta dall’altra parte, lì insieme a tutti i runners.

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