mercoledì 19 febbraio 2014

Tre in giro per il lago

Non si può certo definire un semplice lungo, è una gara, quindi è più dura di un lungo, mentalmente è più difficile, non puoi fermarti, il tempo scorre e questo è un dato di fatto alla quale nessuno si vuole piegare, inconsciamente ci si pone un obiettivo e si tenta di raggiungerlo, poi può andare bene o male, ma questo ha una rilevanza diversa. Nel lungo c’è la fontanella che ti aspetta, c’è il gruppo da ricompattare e ci sono attenuanti e scriminanti che ti “alleggeriscono” il carico. Intorno al lago, no.
Senza alcun dubbio 34 km sono tanti, ciò che di più somiglia ad una maratona anche per il fatto che intorno a te c’è tutto il carrozzone, i colori e i rumori della gara.
La gara almeno per me comincia tutte le volte la sera prima, questa volta c’è stata anche la novità di aver ritirato il pettorale da solo. La preparazione è metodica, lo zaino, la canottiera dei Ramarri, i calzoncini, le spille da balia e soprattutto le scarpe… le guardi estasiato come fossero loro a guidarti, aggiungo poi il marsupio e le malto destrine, bisogna allenarsi anche a sostenere certe “sporcizie” nelle corse lunghe. Tutto è pronto, studio l’orario della sveglia con cura, calcolo i tempi per la colazione, per il bagno, per vestirsi e per gli imprevisti… e le probabilità.
Come da copione gli occhi si aprono prima della sveglia e certo questo non è pesante, non bisogna andare a lavorare e poi pensi di aver già guadagnato del tempo, anche se in realtà sei talmente in anticipo che potresti arrivare a Bracciano a piedi. Caffè, fette biscottate con marmellata, miele, frutta e la colazione è archiviata. Tuta ramarra e via… si parte.
Roberto è già sotto casa ad aspettarmi con la macchina, passiamo a prendere Paolo, un altro maniaco come noi e ci dirigiamo verso Trevignano. Parcheggiamo a meno di un km dalla partenza, ottimo, il posto non offre molte possibilità di lasciare la macchina. Gente che va e gente che viene, chi si spoglia e chi si veste, chi mette le scarpe accucciato o poggiato su di un auto, chi si libera dai bisogni dietro un albero. L’invasione è cominciata.
Sotto l’arco blu della partenza trovo gli altri ramarri, quelli del famigerato gruppo Sammarco’s, anche se in realtà Francesco non c’è. Dovremmo essere 54, ma vedo poche persone, il Gazebo manca e con lui Marina, Rita… “nei secoli fedele!” Si discute un po’ sull'andatura da tenere, sulla tattica di gara e senza accorgercene partiamo. Gruppo compatto, urla e schiamazzi come al solito. Partiamo, ma la gara deve ancora cominciare, i primi km lasciano spazio a quattro chiacchiere, l’andatura è relativamente bassa, chi supera e chi viene superato, noi ci dividiamo in due gruppi, Gianluca, Francesco e Fabrizio da una parte, io, Andrea e Stefano da un’altra, diversi passi in mezzo. Un misto di saliscendi e di curve, il lago silenzioso ogni tanto fa “capoccella” con le sue acque calme, quasi salmastre.
Stefano tiene il ritmo, Andrea segna la cadenza, io mi metto a ruota, un classico ormai. Ci sfila ogni tanto qualche Ramarro, un saluto dal “Maestro”, due chiacchiere con Prospero, Chiara in bicicletta con uniforme d’ordinanza.
Fino a Vigna di Valle, tra zone d’ombra decisamente fresche e tratti assolati arriviamo a ranghi compatti, da lì, con lo strappo in salita per uscire dal museo dell’aeronautica, comincia la prima vera selezione.
Ci perdiamo Claudio che nel frattempo era rientrato e correva con noi, il sole diventa decisamente più caldo. Mi metto davanti a fare l’andatura, ma dopo qualche km vado leggermente in crisi, Stefano mi suggerisce di stare “coperto” e si mette in testa, il grosso del lavoro lo porta avanti Andrea. Guardo verso destra e dall’altra parte del lago vedo Trevignano, laggiù c’è il traguardo, alla mia sinistra il Castello Odescalchi troneggia da sopra la collina, la strada è ancora tanta. I km passano, lenti, ma passano, intorno al 25mo vedo un ragazzo avvolto da una coperta termica davanti alla tenda della Croce Rossa, qualcuno cammina lungo la strada, stringo i denti e cerco di farmi coraggio, di non guardare, i miei compagni sono silenziosi, concentrati. Il sole è alto. Nella mia testa comincio a spezzare la gara in due tronconi, 4 km ai 30 e 4 km per i 34, in fondo cosa sono 4 km??! Non ne mancano 8 ma due da 4, nella testa ogni scusa è buona per fuggire dalla fatica.
Al 30mo inaspettatamente mi sento bene, guardo l’orologio e calcolo il tempo per rimanere sotto le 3 ore, aumento il ritmo e penso che non dovrebbero esserci problemi. Andrea entra leggermente in crisi e si stacca di qualche metro, Stefano predica prudenza e dopo l’ultimo ristoro capisco perché, curva a sinistra e davanti si presenta a noi una salita lunga e impegnativa.
Il morale mi finisce sotto i piedi, penso che non finiremo sotto le 3 ore e un po’ mi dispiace, testa bassa, gambe e spalle lavorano per trascinare su tutto il resto del corpo, la discesa successiva è una magra consolazione, ormai ho mollato di testa.
L’arrivo è festoso, chiudo con soli 12 secondi sopra il mio obiettivo, sono stanco e soddisfatto, ma fortemente provato. Siamo tutti spossati, qualcuno avrà acquisito più sicurezza in vista di Roma, qualcun altro maggiori dubbi, saremo però tutti presenti ai blocchi di partenza all'ombra del Colosseo.

Giro del Lago di Bracciano - 16.02.2014



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