mercoledì 26 febbraio 2014

"Piove" di Annalisa Gabriele

Incredibile!! Sta ancora piovendo. Passo la mano sul vetro umido di condensa e scopro un panorama scuro di sera. Più che vederla la sento. Un fruscio continuo, costante. Un tintinnio metallico, un mormorio d'acqua che mi sussurra all'orecchio.
Piove. E tutto si ingarbuglia. Il traffico impazzisce, i fiumi si gonfiano, le strade si allagano. Apro un po’ la finestra ed  il suono si intensifica. Piove. E' acqua che cade, che scorre, che corre veloce e porta con se sapori e profumi. Scende e penetra nel terreno friabile e si accumula in pozze, in scrosci sgorganti dai tetti. Ho tutto pronto sul letto. Giacchetto cappello e scarpe adatte. Devo solo trovare la forza per il mio passo. Uscire senza pensarci e via di corsa. Attendere non serve, non serve pensare, valutare. Bisogna solo andare. Agire. A tratti il rumore si intensifica e mi copre i pensieri che non riesco a frenare. Dal T.G. arrivano bollettini preoccupanti. Cronache di sventure capitate poco lontane da qui. Previsioni pessimistiche. Difficile  slegarsi da questa nuova dialettica che fino a qualche tempo fa relegava i discorsi sul tempo a mere ovvietà buttate lì solo per non tacere. Oggi è tutta una previsione. Precisa, affidabile, minuziosa. Figlia dei più moderni ritrovati della scienza che ci sanno dire dove, come e per quanto tempo il fenomeno durerà. Applicazioni sul telefonino, servizi in TV, articoli sul giornale che ci informano costantemente con arti divinatorie, ma che ci lasciano completamente incapaci di poter afferrare e affrontare tali cambiamenti. Se ne parla con lo stesso gusto morboso con cui si parla dell'ultimo omicidio cruento e con la stessa cieca ottusità del cronista che sbatte il microfono in faccia alla vittima e gli chiede cosa prova. Vorrei fuggire da questa demagogia ma è difficile catalogarla come facile allarmismo da iene mentre le montagne franano, i treni deragliano e i fiumi allagano tutto. Il nostro bel paese civile non regge l'impatto del tempo.
Mi calo il cappello sugli occhi e mi infilo il k-way sgargiante. Calamità naturali. Bombe d'acqua. Stato di allerta. Scenari da fine del mondo. Per quanto le mie scarpe siano tecniche non riusciranno mai a sopperire alla mancanza di una zona adatta dove correre. Alla necessità che mi obbliga a correre per strade prive di marciapiede. Per quanto potrò essere forte non riuscirò mai a essere più veloce di un asfalto che mi si sbriciola sotto i piedi, dei percorsi intasati da auto, dell'incuria, dal degrado. Serro le stringhe, chiudo la zip. Temo il tempo avverso. Ne ho rispetto ma ciò che mi fa veramente paura è questa città che sprofonda incapace di gestire qualsiasi tipo di emergenza. "Io vado. Ci vediamo dopo". ''Stai attenta e torna presto...''. "Si, si...mica vado in guerra!"... No, ma quasi, mi viene da pensare e chiudo la porta. 

Nessun commento:

Posta un commento

Licenza Creative Commons
runisnow è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.