venerdì 28 febbraio 2014

Aspettando il sole

Correre sotto la pioggia è strano, si parte timorosi per finire in crescendo. La goccia d'acqua che da una ciocca dei capelli taglia in due il viso per lanciarsi nel vuoto dalla punta del naso,la maglia incollata al petto, le mani rosse e gelate, le scarpe zuppe e pesanti che ingaggiano una personale sfida con le pozzanghere. Non sei più te a gestire il percorso. La solitudine dell'orizzonte. Il grigio del cielo. Gli occhi socchiusi. Il silenzio della pioggia.
I love this game.

Quelli che...


Quelli che… il sabato e la domenica si corre
Quelli che… le tue scarpe da running hanno voce in capitolo
Quelli che… il lunedì mattina è bello perché cerco le foto della gara
Quelli che… Renzi legge Murakami quindi è illuminato
Quelli che… se Renzi non leggeva Murakami era illuminato lo stesso
Quelli che… siete matti
Quelli che… come sei arrivato in gara? Oh yes
Quelli che… ma chi ve lo fa fare?!
Quelli che… quella maratona quanti km ha
Quelli che… tra poco vai a New York?
Quelli che… a Montecitorio c’è una squadra di Runner che ha corso a New York
Quelli che… chissà chi ha pagato
Quelli che… mia moglie mi vede più rilassato
Quelli che… anche mio marito
Quelli che… il Lungo è il Dio di una nuova religione monoteistica
Quelli che… le Ripetute il Vangelo
Quelli che… anche in macchina calcolano il passo medio
Quelli che… il Moribondo è un ricordo di gioventù
Quelli che… il peace maker non ha nulla a che vedere con i medici
Quelli che… a meno che non abbiano un palloncino in vista
Quelli che… le tabelle sono i genitori delle tabelline
Quelli che… una volta giocavo a calcio
Quelli che… Run, running, runner
Quelli che… non so cosa sia il jogging
Quelli che… oggi devo arrivare prima di quella stronza!!
Quelli che… sei stata bravissima
Quelli che… creano i blog
Quelli che… i blog non se li caga nessuno

"Mamma Maria"

“Segnale GPS valido”. Questa frase è sicuramente nota a molti. Ai primi accenni di follia in tanti hanno pensato bene di scaricare sul proprio smartphone, un noto programma di gestione dati della corsa chiamato  “Runtastic” (ovviamente l’offerta è ampia), titolo accattivante, programmino semplice e di facile utilizzo e soprattutto un archivio notizie di pronta lettura.
Step successivo, il porta smartphone da mettere al braccio, nero o nel colore sgargiante che possa richiamare una qualsiasi tonalità dell’abbigliamento o della scarpa per correre. Ho visto “genti” correre con telefoni grandi come una Tv 50 pollici! Il Top runner non usa il telefono, lo considera un po’ come un declassamento della nobiltà derivante dal tempo segnato sul proprio GPS da polso, ma per il novizio non è così, il cellulare è una fonte innegabile di stimolo e spinta a proseguire verso il miglioramento. La conoscenza del passo medio, il muro dei 6’ a km, le statistiche… meravigliose compagne di fatica da decantare al prossimo: “Ciao! Mi chiamo Carlo, sono due mesi che corro, ho macinato 115 km perdendo 3750 calorie”, sorriso beffardo sparato in faccia al nostro interlocutore che rimane basito e interdetto.
Ricchi e Poveri
Ad ogni km questa vocina metallica, uomo o donna che sia, ti propone una serie d’informazioni, velocità, passo, calorie, temperatura, menù del giorno, crisi di governo e quant'altro, lasciandoti un’inebriante voglia di continuare a correre in attesa del prossimo rendiconto. Poi ci sono le playlist... stupende, musica epica utile a stimolare la produzione di adrenalina, si spazia da un assolo di chitarra elettrica di 15 minuti, al rock degli AC/DC, passando per le colonne sonore dei film tipo Rocky. Ore davanti al pc per scegliere quelle più fighe, quelle che possono caricarci a pallettoni, spingendoci a migliorare il nostro tempo in corsa di almeno 2’ a km. 
Naturalmente non è così. Un giorno poi, mentre corri nella tua beatitudine con il sole sparato in faccia, inspiegabilmente, senti passare dalle tue orecchie la voce di Angela dei Ricchi e Poveri che canta “Un gatto bianco con gli occhi blu” immaginandola sul palco di Sanremo mentre sbatte i suoi occhioni grandi, e pensi che tutto sommato ha anche un buon sapore. Infine le foto, di matrice prettamente femminile, ma non solo. Il nostro telefono ci permette di immortalare luoghi e paesaggi, immagine artistiche che farebbero impallidire Oliviero Toscani in persona, tutte da scaricare nel social preferito in attesa dei commenti di altri fotorunner. Lo smartphone… uno strumento così piccolo in grado di contenere tante perline unite da un unico filo chiamato corsa….
E pensare che una volta lo usavamo solo per telefonare!


"Aiuto!!! Ho proprio rotto.... il satellitare" di Annalisa Gabriele

E' successo all'inizio di luglio.
Non posso dire che sia stato un evento inatteso. Proprio come in certi annunci funebri " Morto  improvvisamente all'età di 94 anni" anche lui qualche segnale di cedimento me lo aveva dato. Poi è stato un tracollo. Uno  sgangheramento di molle saltate come da un vecchio carillon. Ho provato di tutto per rianimarlo....tecniche da pronto soccorso, affettuosi incoraggiamenti, colpi ben assestati sul quadrante impazzito, imprecazioni, riti propiziatori e scongiuri. Fino a quando mio marito non mi a fermato scuotendo la testa. ' Non c'è più niente da fare. Rassegnati. Lo devi lasciare andare'. Accanimento terapeutico lo so....e così dopo anni di onorata carriera il mio orologio satellitare è defunto.
E ora? Pochi giorni e sarei partita. Inizialmente mi sono fatta prendere dalla smania dell'acquisto dell'ultimo minuto. Rapide ricerche tra prezzi e modelli. Navigavo tra ultime versioni super tecnologiche con prezzi da gioielleria Bulgari con funzioni che non avrei mai utilizzato o economiche seconde scelte vivamente sconsigliate dai più per via di difetti e imprecisioni. Non mi decidevo e in tanto il tempo passava.
'Comprati sto' orologio! Come fai a correre se no...?'
Già, come faccio a correre?
E' vero che non tutti coloro che corrono hanno un orologio satellitare;  per intenderci quello che una volta acceso guardi speranzoso che agganci in maniera misteriosa un segnale dallo spazio mentre chi ti circonda pensa: 'Ma che se guarda quello sull'orologio? Che c'ha er televisore?'. E poi una volta partito è in grado di darci tutta una serie di parametri come i km percorsi,  velocità e le calorie bruciate, riscontri che in alcuni casi sarebbe preferibile non avere.
A parte la facile ironia, il GPS è diventato un aiuto irrinunciabile per chi si allena in maniera specifica. Ripetute, corsa a passo stabilito, corsa su distanze prestabilite ecc..Io logicamente sono in cima alla lista ma quell'urgenza di sostituzione, quello smarrimento da assenza di riferimenti e quella frase buttata lì ' Come fai a correre se no?' hanno risvegliato il Bastiancontrario sopito in me. 
Come faccio a correre?
Corro e basta. Come ho sempre fatto. Come facevo fino a qualche tempo fa.
Così mi impunto e mi rifiuto di acquistare subito il nuovo marchingegno e parto alla volta di lidi lontani con un peso in meno nella valigia, che per inciso, contiene più completi da corsa che abiti da sera....non è proprio positivo!
Corro quasi tutti i giorni. Queste zone le conosco e qualche riferimento chilometrico ce l'ho. Più o meno. All'inizio corro continuando a pensare a quanta distanza avrò realmente percorso, a che velocità sono andata.... al termine delle prime uscite rallento e poi mi fermo sotto la finestra di casa mia dubbiosa sull'allenamento appena concluso.
Come è andata?  Boh.
Alla fine mi arrendo e piombo nell'empirico. Metro o chilometro, minuto in più o in meno non hanno molta importanza. Corro prendendo riferimenti visivi che cerco di superare di volta in volta. Un albero, un crepa su un certo tornante alla fine di una salita, un tombino....Corro assecondando il ritmo del mio corpo riuscendo a partire piano, sgretolando gradualmente il torpore iniziale...Corro senza musica per ascoltare meglio il suono della mia fatica, spingendo quando le gambe e il fiato lo consentono e accorciando il passo per recuperare su un tratto di salita dura. Ma sopratutto corro in scioltezza senza l'assillo di riscontri oggettivi. Conta solo ciò che sento io....in fondo sono in  vacanza.
E allora è bello godersi la luce arancio del sole al tramonto quando alla fine dell'ultima salita la strada declina finalmente verso il paese. O perdersi nella planata silenziosa di una poiana nel fresco limpido dell'aria mattutina.
Corro.
Cerco anche di allenarmi ma sinceramente non so quanto ci riesca. So solo che alla fine di ogni uscita torno rigenerata.
Stanca si, stravolta no. 
Cosi dopo più di un mese dalla dipartita del mio Garmin, lontana da competizioni e solite compagnie, non è pre-tattica quando al nastro di partenza di una recente gara rispondo ad una mia amica che mi chiede: 'Come va? Sei in forma?'
Veramente non lo so.
Sicuramente una delle prime cose che farò al mio rientro nella capitale sarà l'acquisto di un nuovo GPS. Ma questa piccola esperienza per quanto insignificante mi ha portato a riflettere, se mai ce ne fosse ulteriore bisogno, di quanto ci appesantiamo con falsi bisogni. Di come a volte gli oggetti che riteniamo tanto preziosi, ci impoveriscano togliendoci sensibilità, capacità di ragionamento e flessibilità. Non siamo macchine perfette ma siamo meravigliosamente, imprevedibilmente, poeticamente fallaci e questa a volte è la nostra unica risorsa.


Noi Corriamo Qui



@fotofhania

L'arte di Correre


…per il momento la spiegazione mi sembra lontana. In conclusione, ciò che posso dire è soltanto questo: forse la vita è così. Forse è una cosa che dobbiamo semplicemente accettare, a prescindere da ragioni e circostanze. Come le tasse, come i flussi delle maree, come la morte di John Lennon, come un errore dell'arbitro durante i campionati del mondo…



giovedì 27 febbraio 2014

Sangue & Sudore

Nei primi due anni di questa attività non ho mai avuto questo problema, poi un giorno, mentre correvo all'aria aperta, improvvisamente, ho cominciato a sentire dolore al petto e guardando verso il mio torace ho notato due rigagnoli di sangue all'altezza dei capezzoli. Potete immaginare l’imbarazzo, mi trovavo nel lussureggiante verde di Villa Pamphilj a Roma, in piena primavera, centinaia di persone nelle vicinanze e io con la mia affezionata maglietta gialla intrisa di sangue. Certo, non ero l’autore di un efferato crimine, ma comunque volente o nolente, un po’ di vergogna c’era. Superato questo primo impasse, pensando si trattasse di un singolo episodio, ho continuato a correre, sicuro che  il problema non si sarebbe ripresentato, invece, “manco pe’ gnente” (come si dice dalle mie parti). Ad ogni uscita corrispondeva una fuoriuscita di “plasma”, mi sono quindi informato su forumrunning (infinita fonte di sapere), dove ho scoperto che sudore e sfregamento potevano dare certi problemi, non a tutti, ma a qualcuno… beh facevo parte dei qualcuno! Ho cominciato ad utilizzare Aloe vera al 90% per lenire l’irritazione (un po’ come poggiare i capezzoli su una piastra rovente), dopo di che, vasellina per evitare lo sfregamento con il tessuto della maglia. Notavo però che oltre l’alone provocato dalla crema i risultati non erano dei migliori, soprattutto con il passare dei km, la vasellina si asciugava e il fastidio si ripresentava prepotente. Ho provato con i cerotti, quelli classici che si comprano in farmacia, misura grande, un ottimo compromesso, anche se spesso ne ho ritrovato qualcuno all'altezza dell’ombelico e in altre occasioni mi sono auto lesionato per toglierli. La soluzione al mio problema è arrivata casualmente. Un giorno avendo terminato i cerotti “normali”, ho utilizzato due pezzetti di Kinesio Taping, i famosi cerottoni colorati che si applicano tramite fisioterapista sui muscoli, e il risultato è stato eccezionale, nessun fastidio, niente sangue e soprattutto nessuna ceretta nella zona dei capezzoli per doverli togliere. Ora l’unico problema è abbinare il colore giusto del Taping alle scarpe….


L'arte di Correre


…chi mai si darebbe la pena di mettersi alla prova in discipline che succhiano le nostre energie e il nostro tempo? Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell'azione stessa, vi scorre dentro. Quando tutto va bene…


mercoledì 26 febbraio 2014

Non c'è ricchezza se non c'è salute

@fotofhania

Condropaticamente Vostro

Scrivendo questo “pezzo”, fortunatamente, posso dire di essere fuori (sgrat, sgrat) da uno dei peggiori infortuni che possa capitare ad un runner, ovvero la sindrome femoro rotulea o condropatia rotulea. Certo non è l’unico purtroppo, ma è quello con cui ho avuto a che fare. Non si tratta d’altro che di una lesione e/o infiammazione della cartilagine del ginocchio, con conseguente dolore o malessere. Non potrò mai dimenticare il fastidio nel percorrere l’ultimo chilometro di quella che era un’uscita in solitaria del 30 dicembre 2012, proprio alla vigilia della We Ramar Run Rome. Nella parte interna del mio ginocchio sembrava ci fosse qualcosa che “strusciasse” dandomi quindi quella sensazione sgradevole di dolore. Come spesso accade noi tendiamo ad allarmarci subito, sapendo però in cuor nostro che spesso i doloretti come arrivano se ne vanno, ma nel mio caso fu diverso, il dolore ad ogni uscita peggiorava. Ghiaccio, impacchi di Voltaren, FANS, tecar  terapia e quant'altro, tutto inutile. Il dolore tendeva a sparire per poi tornare prepotentemente alla ribalta ad ogni tentativo di corsa. 
albanesi.it
Cosa fare?? Dove andare?? Ho deciso che la cosa migliore da fare fosse seguire il giusto iter sanitario, ho smesso di leggere su internet tutto quello che c’era da leggere e mi sono affidato alla medicina convenzionale. Medico di base, Ortopedico specializzato in traumatologia sportiva, accertamento strumentale (ecografia, tac, risonanza m.), cura, un ottimo fisioterapista, questa per grandi linee credo sia la via gerarchia che tutti dovrebbero seguire in caso di infortunio, spesso invece facciamo un percorso a ritroso e immagino sia sbagliato, ogni anello di questa catena è importante. Nel mio caso è andata bene, dopo cinque infiltrazioni di acido ialuronico (fastidiose) e tanta buona volontà riabilitativa, ho ripreso una regolare vita podistica. L’infortunio non ci deve fermare, può solo rallentarci. 

"Dall'altra parte dell'arco" di Fhania

La fotografia è senza dubbio da sempre una delle mie più grandi passioni, che unita alla “nuova arrivata” corsa, ha riempito abbondantemente le poche ore di libertà rimaste alle mie giornate (posso buttare il divano) rendendole “colorate” e spesso fin troppo piene!
Piano, piano nei miei pensieri, si è fatta sempre più spazio l'idea di poter unire entrambe le cose rendendole in un certo senso, complementari.
Senz’altro se le si pensa singolarmente, non hanno molte caratteristiche in comune. Eppure io non le vedo così opposte...
La passione, la mente e il cuore sono elementi comuni ad entrambe ed imprescindibili.
Nella fotografia quanto nella corsa, ci sei solo TU e il tuo “lavoro” e nessuno può sostituirsi ai tuoi occhi (nel caso della fotografia) o alle tue gambe (nel caso della corsa). La macchinetta è la tua più grande compagna proprio come il tuo paio di scarpe da corsa.
E così, ho approfittato di un periodo di costretta inattività, chiamato infortunio, per provare ad unire le mie due passioni.
Mi sono svegliata presto ad ogni gara possibile, pronta ad essere sulla linea di partenza insieme a tutte le società sportive, a volte ancor prima che l'arco fosse gonfiato e pronto all'uso!
@fotofhania
Ciò che attira di più l'occhio del fotografo prima di una gara è senz'altro la “frizzante” emozione dei runners, e la trasmettono davvero in tutto!
Dai colori sgargianti delle loro divise, o abbigliamento tecnico, al sorriso a tutta bocca che trovi stampato sui loro volti; gli incontri con gli amici, le chiacchiere, i sorrisi, i gruppi sportivi nei loro colori, gli addetti al gazebo indaffarati nella consegna dei pettorali, chi allaccia le scarpe, chi si cambia i calzini, i pantaloncini, canotte e chi lotta con le immancabili spillette da balia (sembra facile!!!) per indossare il pettorale! L’atmosfera è di festa.
Insomma, una serie infinita di riti che agli occhi dei fotografi si trasformano immediatamente in scatti da immortalare, espressioni da catturare e che hanno come base un elemento prezioso alla fotografia... la naturalezza!
Non c'è cosa più bella che poter osservare e fotografare senza farsi notare, questi sono quelli che chiamo, scatti rubati.
E poi, pronti al via… tutti sulla linea di partenza, senza distinzione di ruoli, cercando i punti strategici, di corsa verso l’angolo “giusto”, perché lo sparo non rappresenta un inizio solo per i runners, ma anche per chi, armato di macchinetta, inizia a scattare foto a dei corpi in movimento.
Due emozioni in quel momento mi invadono, la prima porta con sé la speranza di aver scelto le giuste impostazioni, la luce, i tempi, il diaframma… speri che tutto sia impostato a dovere per non sprecare neppure uno di quei preziosi scatti. (ma magari fosse così!)
La seconda invece riguarda la corsa, mi dispiace non esserci e nel momento esatto in cui vedo partire il fiume umano, il cuore salta qualche battito e mi ricorda che avrei potuto correrla anche io.
Ma non c’è tempo di pensare a ciò che non puoi fare, vale la pena invece pensare a ciò che stai facendo e che ti trasmette ugualmente un mare di emozioni.
I corpi che si muovono in tutta la loro interezza, le espressioni di fatica, la tensione dei muscoli interessati, la stanchezza sul volto e la felicità dell’arrivo. Espressioni dal sapore ineguagliabile.
Aspettare sotto l’arco è stato ed è ogni volta fantastico, potrei raccontare tantissimo su come le persone fanno uscire il meglio all’arrivo, dopo un’estenuante corsa. Amo osservarli uno ad uno!
Cerco di portare a casa con me, centinaia di foto di persone che, per la maggiore, sono a me sconosciute, ma che so per certo che per il resto della giornata assaporeranno il gusto “buono” della gara, che sia andata bene oppure male, non ha importanza, l’importante è averla corsa. E le foto ne sono un ricordo immancabile, direi quasi un protagonista indiscusso per niente marginale; mi piace pensare che postandole nei vari social ognuno possa trovare la sua.
Ci vediamo alla Roma-Ostia, armata di macchinetta, poi però, dopo più di 4 mesi, torno ad indossare le scarpe da corsa per provare ad essere un’altra volta sotto l’arco, ma questa volta dall’altra parte, lì insieme a tutti i runners.

"Piove" di Annalisa Gabriele

Incredibile!! Sta ancora piovendo. Passo la mano sul vetro umido di condensa e scopro un panorama scuro di sera. Più che vederla la sento. Un fruscio continuo, costante. Un tintinnio metallico, un mormorio d'acqua che mi sussurra all'orecchio.
Piove. E tutto si ingarbuglia. Il traffico impazzisce, i fiumi si gonfiano, le strade si allagano. Apro un po’ la finestra ed  il suono si intensifica. Piove. E' acqua che cade, che scorre, che corre veloce e porta con se sapori e profumi. Scende e penetra nel terreno friabile e si accumula in pozze, in scrosci sgorganti dai tetti. Ho tutto pronto sul letto. Giacchetto cappello e scarpe adatte. Devo solo trovare la forza per il mio passo. Uscire senza pensarci e via di corsa. Attendere non serve, non serve pensare, valutare. Bisogna solo andare. Agire. A tratti il rumore si intensifica e mi copre i pensieri che non riesco a frenare. Dal T.G. arrivano bollettini preoccupanti. Cronache di sventure capitate poco lontane da qui. Previsioni pessimistiche. Difficile  slegarsi da questa nuova dialettica che fino a qualche tempo fa relegava i discorsi sul tempo a mere ovvietà buttate lì solo per non tacere. Oggi è tutta una previsione. Precisa, affidabile, minuziosa. Figlia dei più moderni ritrovati della scienza che ci sanno dire dove, come e per quanto tempo il fenomeno durerà. Applicazioni sul telefonino, servizi in TV, articoli sul giornale che ci informano costantemente con arti divinatorie, ma che ci lasciano completamente incapaci di poter afferrare e affrontare tali cambiamenti. Se ne parla con lo stesso gusto morboso con cui si parla dell'ultimo omicidio cruento e con la stessa cieca ottusità del cronista che sbatte il microfono in faccia alla vittima e gli chiede cosa prova. Vorrei fuggire da questa demagogia ma è difficile catalogarla come facile allarmismo da iene mentre le montagne franano, i treni deragliano e i fiumi allagano tutto. Il nostro bel paese civile non regge l'impatto del tempo.
Mi calo il cappello sugli occhi e mi infilo il k-way sgargiante. Calamità naturali. Bombe d'acqua. Stato di allerta. Scenari da fine del mondo. Per quanto le mie scarpe siano tecniche non riusciranno mai a sopperire alla mancanza di una zona adatta dove correre. Alla necessità che mi obbliga a correre per strade prive di marciapiede. Per quanto potrò essere forte non riuscirò mai a essere più veloce di un asfalto che mi si sbriciola sotto i piedi, dei percorsi intasati da auto, dell'incuria, dal degrado. Serro le stringhe, chiudo la zip. Temo il tempo avverso. Ne ho rispetto ma ciò che mi fa veramente paura è questa città che sprofonda incapace di gestire qualsiasi tipo di emergenza. "Io vado. Ci vediamo dopo". ''Stai attenta e torna presto...''. "Si, si...mica vado in guerra!"... No, ma quasi, mi viene da pensare e chiudo la porta. 

L'arte di Correre


…io non sono uno che rifiuta di perdere. In una certa misura, penso che la sconfitta non si possa evitare. L'essere umano, qualunque essere umano, non può continuare a vincere in eterno. Nell'autostrada della vita, non si può sempre stare sulla corsia di sorpasso. Questo lo accetto. Ma ripetere lo stesso sbaglio, no. Da un insuccesso voglio imparare qualcosa che mi torni utile la volta successiva. Per lo meno finché mi è concesso di farlo…





martedì 25 febbraio 2014

"La Corsa" di Chiara Fierimonte

@fotofhania
Si tratta già di un sostantivo femminile, per l'appunto La Corsa. Non a caso azzarderei a dire che questo sport e' tanto amato quanto anche animato da donne di ogni età, dalle più varie caratteristiche fisiche unite dall'obiettivo comune di tagliare quel traguardo lontano.

Durante le prime gare, sembrava quasi fossero solo uomini quelli pronti nelle prime fila a lanciarsi veloci contro il tempo...e allora 3..2..1 e la gara ha inizio...ed è proprio passati i primi km che guardandoti intorno scopri tante tantissime ragazze come te, intorno a te correre al tuo fianco...e qui inizia il bello! Gonnellino colorato, calzettoni rosa, cappellini, manicotti, scarpe dai colori sgargianti...ma allora...forse non sei la sola...mi sembra chiaro che anche la corsa e' un fatto di moda, appunto.

Si parte dall'acquisto delle scarpe che come noto, debbono essere scelte per le proprie caratteristiche tecniche...questo vale per tutti ma non per tutte..L'esperto venditore del negozio di running prova a studiare la pianta del piede della cliente di turno, scarpa Asics bianca. Semplice, leggera, perfetta per lei che inizia a correre da pochi mesi. Bocciata. Sarà anche perfetta, ma non si abbina al mio abbigliamento - dice la ragazza al venditore scioccato da quella risposta...eppure quella scena mi ritorna spesso in mente perché in fondo in fondo siamo tutte un po' uguali.

C'è quella Ricercata, solo capi all'ultimo grido e rigorosamente di marchi famosi a partire dai calzini fino alle mutande (credo). Trovi la Super Tecnologica dotata di iPod, cellulare di ultima generazione ed orologio che sembra una navicella spaziale, ma c'è' anche la Pratica quella che, vesto Decathlon e non mi ferma nessuno. E non finisce qui. Ognuna che vive la corsa a modo suo, ognuna con un obiettivo diverso e un sogno che porta con se in quei km. Correre per dimostrare di essere forte ed autonoma, correre per i propri figli, correre per sentirsi bella, bruciare qualche caloria e magari essere più apprezzata dal proprio marito...correre per stare con le amiche. Correre per esprimere se stessa e la propria gioia e libertà'. Anche questo lato in fondo fa parte della corsa!

Noi corriamo qui

@fotofhania

Maltodestrine... queste sconosciute

Ho cominciato a prendere maltodestrine in preparazione delle mia prima maratona, quella di Valencia dello scorso novembre, prima di allora non ne avevo mai neanche sentito parlare, per me la corsa non era uno sport, era uno stile di vita, più filosofia che fisica. Poi seguendo il consiglio di corridori più dotati ed esperti di me, ho cominciato a usare le “malto”. Ho capito che sono un ottimo compromesso tra tempi di somministrazione e disponibilità energetica, bombe zuccherine, quello che ancora oggi mi fa storcere il naso sono gli effetti collaterali. Ammetto di aver avuto qualche “problemino” durante alcune uscite, nei famosi lunghi, dove per abituare il mio intestino a queste care amiche ho cominciato ad utilizzarle. Insomma l’effetto lassativo è sempre dietro l’angolo, quindi ho deciso di andare avanti per piccole dosi, anche se devo ammettere che in certe situazioni (vds Maratona) mi attaccherei alle malto in cerca di energia come un ubriaco farebbe con la bottiglia! Pasticche, gel, barrette o ampolle, tutto fa brodo nella ricerca di un aiutino esterno, in fondo possiamo definire questo come una sorta di nostro piccolo doping legale, facendo sempre attenzione ad usarne e non abusarne!

Esempio strategia in maratona

"Collatino" di Annalisa Gabriele

Per molti domenica è stato l'esordio. Prima gara. E chissà che impressione hanno ricevuto nell'impattare il mondo delle corse su strada al Collatino. Quella di domenica non rientra certamente tra competizioni più suggestive del nostro ricco menù romano ma apprezzo sempre lo sforzo di chi, con fatica e attenzione, sconvolge il tram tram urbano del proprio quartiere e lo inonda di sport e sudore. Per una mattina le strade inzuppate di auto e passeggiate da centro commerciale, caffè al bar e paste per il pranzo hanno lasciato spazio ad una manifestazione organizzata con cura, che cresce e migliora di anno in anno. Soprattutto nella ricerca di un percorso sempre più scorrevole. Sarà un abitudine, sarà una forma di scaramanzia o sarà che qualcuno ha la rotella contachilometri un po' taccagna ma non c'è verso, anche a fronte di vari aggiustamenti, di far arrivare questa gara a cifra tonda. Ci fermiamo a 9,8 km. Quest'anno, a differenza delle scorse edizioni, però il braccino corto viene dichiarato e ufficializzato apertamente spezzando le illusioni di tanti Personal Best.  Che il Collatino fosse leggermente più corta si è comunque sempre saputo; visto l'impossibilità di cullarsi nel piacevole dubbio sulle distanze che l'implacabile conteggio del Garmin svela impietosamente. Ma leggere un bel tempo finale fa comunque un bel effetto. Fa umore. Specialmente con la Roma-Ostia che fa capolino dietro l'angolo. 200 m in meno dichiarati. Qualcosa più, qualcosa meno a seconda di come si corre e come si tagliano certe curve e scalini. 200 m  cosa sono. Niente se parli con una persona normale. Roba di secondi....dico secondi. Eppure nella finestra di pochi istanti possono sfilare decine di corridori, nello spazio angusto di pochi metri centinai di passi che ci precedono veloci. 200 m fanno la differenza. In certi momenti tutto la fa...l'importante è saperlo e che quel piccolo angolino di gara ritagliato via da necessità di percorso sia uguale per tutti. Il nostro sarà comunque un ottimo risultato nonostante quelli che poi ti dicono "Si va beh....ma il Collatino è più corta!"
E allora?
"Ma se sei arrivato cotto! Altri 200 m e saresti crollato."
Seee...ti piacerebbe! Io quei 200 m li avrei volati e avrei bruciato sul traguardo pure te. Scommetti.



L'arte di Correre

…ed ecco che ora mi trovo a vivere in un mondo che non potevo neppure immaginare. Quando ci penso mi sembra davvero strano. Se sia felice o meno di essere in questa situazione non lo so, ma ho l'impressione che farmene un problema non sarebbe una buona cosa. Per me invecchiare è un'esperienza nuova, e anche il sentimento che provo è una novità. Se l'avessi già sperimentato, almeno una volta, adesso ci vedrei un po' più chiaro, ma poiché non è così, non è facile credetemi. Di conseguenza non posso fare altro che rimandare a più tardi le analisi circostanziate e continuare a vivere. Esattamente lo stesso atteggiamento che ho nei confronti del cielo, delle nuvole, dei fiumi. Inoltre ho l'impressione che esista in tutto ciò, senza possibilità di dubbio, una certa comicità, e che da un certo punto di vista questa comicità abbia il suo valore… 

Run Boy Run


It's time to Run

lunedì 24 febbraio 2014

"Sorrisi"

Amatori Villa Pamphili

"Rientro" di Annalisa Gabriele

Ritorno dopo una breve lontananza ma tutto mi sembra nuovo. Cerco di riassaporare sensazioni, emozioni... ma la preoccupazione copre il sapore di ogni cosa. Fuori il vento soffia forte e una pioggia grigia diluisce ulteriormente il brodo in cui sguazzo. Tempo da cani ma non è una novità. Ma si, penso, meglio così! Se deve essere una prova che prova sia fino in fondo. Dopo 15 giorni di fermo e 15 giorni di corsette blande sotto casa, 15 km di gara mi sembrano....Impegnativi? Difficoltosi? Esagerati? Prematuri? Un po’ tutto insieme.  Ma non voglio farmi prendere dall'ansia, farmi comandare dalla paura. Oggi non miro al risultato. Oggi cerco risposte e le voglio cercare nell'unico modo che conosco. Correndo.
Il via, come sempre accade, mi catapulta in un altra dimensione dove congetture, perplessità, supposizioni prendendo la stessa consistenza degli schizzi d'acqua che solleviamo correndo. So che non dovrebbe essere così, in teoria so che dovrei valutare, controllare.... non so se  e quanto riuscirò a reggere. Non so a che andatura potrei andare e come reagirà la mia gamba ancora dolorante e imballata. Non so niente ma mi risulta impossibile gestire. Non è sventatezza o presunzione. E' incapacità. Sono un'incapace e mentre corro me lo ripeto ma non serve a niente. Per me la gara è una realtà piatta, mono dimensionale. Una via a senso unico. Non riesco ad avere quell'alternanza da luminarie natalizie, acceso spento. Per me è da sempre o tutto o niente. Ora o mai. Quindi mi risulta sconfortante questo correre a mezzo servizio, questo andare senza riuscire a scendere fino in fondo alla fatica. Senza toccare il confine e tornare indietro. E lo ripeto. Non è tanto una questione di risultati o prestazioni. Mi intristisce l' impossibilità di spendersi fino in fondo. Di correre con coraggio e onestà. La pioggia a tratti è molto intensa e quasi mi nasconde  l'orizzonte. Il vento a volte è un muro contro per poi diventare una mano amica che ti spinge completata l'ultima rotonda. Non è facile con queste condizioni ma abbasso la testa un po’ di più e mi ripeto che va bene così. Va bene così. Proviamo fino in fondo. O io o te. Sbaglio il conto del chilometraggio e il cartello con su scritto 14 mi sorprende...sono quasi arrivata? Possibile? Arrivo e il crono è per me del tutto inaspettato. Cercavo risposte e il numero scritto sul display dovrebbe darmene....ma io non so leggerle. Non so interpretale. Dipende da dove le guardi. Da che punto di vista le leggi. Forse è perché sono ancora in quella realtà monodimensionale priva di profondità dove le sfumature e i contrasti non esistono. Forse è perché sono proprio un incapace. O forse è perché le risposte sono lì. Facili e ovvie da leggere ma è la domanda ad essere sbagliata. La premessa. La logica mi dice che ho corso, sono arrivata senza grandi problemi e quindi è andata bene. Il cuore però ha battuto solo a metà. Aspetta, mi ripeto. Calma. Ma la pazienza non rientra tra le mie poche virtù.

"Aspettando la mezza" è comunque una grande gara. Ben organizzata e promotrice di un bel messaggio sportivo e la nostra società così semplice e pulita mi sembra possa considerarsi l'emblema di una corsa 'naturale'. Senza sotterfugi o scorciatoie. Come sempre grande prestazione di squadra che con 148 arrivati si classifica 4° ad una manciata di ramarri dallo squadrone dell' LBM.

Krily

Il motore che mi spinge ad andare avanti è l'allegria! Lo svegliarsi con la curiosità di cosa accadrà durante la giornata. Insomma... non mi faccio molte domande, non faccio progetti... bene o male di cose belle ne vengono fuori ogni giorno. Ogni tanto capitano anche cose meno belle... ma pazienza, dietro verrà qualcos'altro di bello! Running Forum


Corsa, fame e fame di corsa



Mi alzo tutti i giorni alle 6.15, non mi pesa per andare a lavoro, figuriamoci per correre, mi sveglio molto presto rispetto a quanto potrei solo per preparare la colazione, il solo caffè che bevevo un tempo mi è stato proibito. Su consiglio di un amico, la prima cosa che mando giù, è un bicchiere d’acqua tiepida con dentro sciolto un cucchiaino abbondante di miele (aiuta la sintesi e la scissione), metto su il caffè nella mia caffettiera Bialetti di fiducia e attendo paziente che questo compagno di viaggio giornaliero venga su fischiando per darmi una sferzata di calore. Mentre aspetto mangio di solito un frutto o due, un kiwi per le vitamine, o una banana per il potassio. Verso il caffè nella tazzina, ammiro il vapore che sale verso l’alto,  mi siedo a tavola e mentre lo sorseggio comincio a nutrire le mie fette biscottate (almeno tre) con la marmellata.  La corsa ha radicalmente spazzato via il mio vecchio metabolismo, nonostante la colazione decisamente appagante verso le dieci il lupo che è dentro di me si risveglia e affonda i canini nello stomaco, non posso far altro che appagarlo con tutto ciò che mi capita a tiro, barrette, frutta, yogurt e qualche volta di straforo… pizza!!!

Nel costante pericolo di essere sbranato dalla mia fame, opto per un pranzo anticipato, spesso alle 12.30 sono già fuori dalla mensa del lavoro, carboidrati, proteine, sali minerali, vitamine sono le cose che di solito mangio, una volta mangiavo, pasta, pane, carne e pesce, magari conditi con delle verdure o legumi, ora no, ora ho smesso con queste cose pericolose. Il pomeriggio si sussegue insieme  alla sera nella stessa identica maniera, un avvicendarsi di raptus famelici alla quale non riesco a sottrarmi, il mio stomaco ha ormai preso il sopravvento su di me urla costantemente di avere fame. 
Sono le 22.00 è ora dello spuntino…

Maratonando

Non smetteremo mai di correre....
http://www.tcsamsterdammarathon.nl/en/

 

L'arte di correre

Voglio pensare ai fiumi. Voglio pensare alle nuvole. Ma in realtà non penso a niente. Semplicemente continuo a correre in un silenzio di cui avevo nostalgia, in un comodo spazio vuoto che mi sono creato da solo. E dicano quel che vogliono, ma è una cosa fantastica!
Se malgrado tutto tieni duro e continui a correre, finisci col provare una sorta di disperato sollievo, come se il tuo corpo venisse svuotato di ogni sostanza.
Haruki Murakami

sabato 22 febbraio 2014

Lunghi

Domenica passata ci siamo sparati una gara da 34 km e in vista di Roma, oggi, ennesimo lungo, più blando, ma sicuramente impegnativo. Non sono moltissimi 25 km in compagnia, ma sommandoli a tutta una settimana di fatiche (ripetute, medi forti, salite, etc.) diventano decisamente duri. Alla maratona manca un mese esatto, in questo momento non so se pesano più le gambe o la testa. Navigo a vista, pericolo lunghi, voglia di staccare all'orizzonte.


Ramarri Vintage

venerdì 21 febbraio 2014

Prede e Predatori

Foto Roberta La Porta
Volete cominciare a correre? Tutto ciò che vi serve è un paio di scarpe per correre…
Detta così sembra facile, ma non c’è nulla di più complicato, il mercato ti propone una serie infinita di bivi, scelte, difficoltà. Partiamo innanzitutto da madre natura, siete neutri, pronatori o supinatori??! Termini che lasciano pensare ai novizi di aver contratto una malattia venerea o peggio ancora un debito con Equitalia. La seconda nostra scelta si baserà principalmente su un binomio inscindibile peso/velocità, o meglio, il passo con il quale il vostro peso viene “trascinato” durante la corsa, questa equazione matematica che vi consentirà di vantare circa 50 crediti universitari, vi catapulterà nei corridoi delle categorie:

A0= Minimal chic (Solo gli Dei dell’Olimpo le indossano)
A1= Superhero (Bruce Wayne le indossa quando esce di notte)
A2= Predatori (Ghepardi e Pantere)
A3= Prede e aspiranti predatori (Vivono qui il 95% dei runner)
A4= Politically correct (Nessuno vi dirà mai che siete parenti del Bisteccone nazionale)
A5= Trial running (Anche questi esseri mitologici)

Stabilito il vostro gruppo (scommetto siete A3, vero?!), passeremo ora ad una scelta più semplice, la marca delle vostre future scarpe. In fondo non sono molte le case che producono scarpe da running. Nike, Asics, Mizuno, Saucony, Brooks, Adidas, Salomon, etc., etc., etc., tutte quante propongono un panorama di prodotti infinito, colori sgargianti, rivisitazioni, miglioramenti, ammiccamenti, serie infinite (la prima serie delle Asics Cumulus furono indossate da Abebe Bikila stanco di andare scalzo). Presa anche l’ultima decisione non vi rimane che cercare il luogo dove comprarle, negozio o web. Anche qui abbiamo l’imbarazzo della scelta, internet ovviamente consente di risparmiare qualche cosina a discapito della scelta estetica, il negozio consente ti testare il prodotto “de visu”. Nel primo possiamo trovare decine di siti a tema, Misterrunning e Maxisport tra i più gettonati (pubblicità occulta), nel secondo caso i negozi “specializzati” non sono in realtà moltissimi, ma quelli che ci sono dispongono di pareti attrezzatissime. Insomma la scelta delle scarpe, ma soprattutto la scelta di cambiare scarpe, è uno dei momenti più difficili di un podista, centinaia di km prima iniziano crisi respiratorie e attacchi di panico nella speranza di poter dire a tutti “ho trovato le scarpe giuste”. “Fortunato” fu Filippide che per coprire i più famosi 42195 metri della storia usò un paio di semplici calzari.

Sono tornate le Rondini

Premessa…
Tutti quelli che corrono, o almeno la stragrande maggioranza di loro, hanno patito un infortunio. L'infortunio logora la mente più del corpo, ti entra nell'anima. Ovviamente io non ho fatto eccezioni, ma circa un anno fa ero di nuovo pronto a correre...

Classic bell… così si chiama la suoneria che urlava dal cellulare nel cuore della notte imponendomi di alzarmi e di fare il mio dovere, anzi il mio piacere. Ore 05.10, schiena serrata, addominali in tensione e gambe catapultate fuori dal letto, guardo Isabella e mi piacerebbe rimettermi giù, ma non si può e non si deve. Scrollo la testa come il cane fa con il pelo bagnato, dentro sento rumore di vetri rotti e penso si tratti di sogni infranti. Ritto nel buio raggiungo la cucina, fuori è notte, dentro di me è giorno, il mio sole è tornato a splendere… troppi giorni al buio da dimenticare. 
Preparo la caffettiera, preferisco la moka, mi da gusto sorseggiare il caffè, questa sferzata di energia nera che mi accende tutte le mattine, piccoli sorsi e il dispiacere di vederlo finire. Scarpe, calzoncini e maglietta con su scritto RUN... sono pronto.
Apro la porta e ho i brividi, stesso percorso, stessi Sampietrini, stesso travertino... quattro mesi fa vinse lui, oggi no, oggi vinco io. GPS… segnale valido… si parte. Mi sento forte, felice, ricomincio a correre. Roma all’alba è bellissima, San Pietro, il Colosseo, l’altare della Patria, ma tutto è contorno… oggi il paradiso è dentro me.
Il battito del tamburo che provocano i miei piedi sull’asfalto è ritmato, una cadenza regolare che accompagna il fiatone, breve rettilineo, curva stretta a destra e via per Cola di Rienzo, un furgone mi sbuffa accanto, qualche semaforo mi fa l’occhiolino, ma io me ne vado del mio, niente soste, niente pause.
La mente va a quel ginocchio che è tornato ad essermi amico, non fa rumore, non da dolore, lavora e fatica insieme a me e insieme a me imbocca via del Corso, provo ad allungare, la falcata diventa più lunga anche se di fiato ce n’è ancora poco, le braccia più alte e la schiena dritta… fuori tutta. Piazza Venezia si apre a miei occhi insieme alle luci del mattino, due marinai assonnati fanno la guardia al Vittoriano, per loro il giorno finisce all’inizio. Il pavé è duro, sampietrini e travertino, ma la cornice che mi corre a fianco è da togliere il fiato, anni di storia e gloria. Il Colosseo, gli giro intorno e sono a metà strada, sono un po’ affaticato ma non si può mollare nella corsa, si deve faticare e vincere contro se stessi, troppo facile dire “non ce la faccio più”. Mollo l’Impero e prendo la direzione dei Papi, su Corso Vittorio Emanuele II le forze mi tornano inaspettate e prendo a galoppare sulla strada abbandonando il sentiero del marciapiede. Un camion mi blocca la via per un istante imponendomi una sosta non voluta, mando a quel paese l’autista con un gesto evidente del braccio e riprendo a testa bassa. Sento nelle vene il sangue correre. La mente è lucida, il cuore batte e le gambe girano, è tutto qui… questa è la magia. Da San Pietro a casa la magia va pian piano svanendo, il traffico aumenta, i turisti cominciano ad impadronirsi della città, gli passo accanto e ci guardiamo incuriositi, sono immagini, solo brevi fotogrammi. Davanti al portone, mi scopro stanco, tonico e sudato, ma sono colmo di gioia non per il tempo ne per i chilometri, alzo gli occhi al cielo e vedo le rondini che volano, anche loro come me sono tornate a volare.


giovedì 20 febbraio 2014

Vietato dire "Non ce la faccio"

Un'espressione banale come "non ce la faccio" ha il potere di impedire alle persone di realizzare i propri sogni. In realtà, con l'impegno e la costanza le cose che non si riescono a fare sono pochissime. 
"Non ce la faccio" è il blocco mentale che usiamo per convincerci ad arrenderci.

mercoledì 19 febbraio 2014

Tre in giro per il lago

Non si può certo definire un semplice lungo, è una gara, quindi è più dura di un lungo, mentalmente è più difficile, non puoi fermarti, il tempo scorre e questo è un dato di fatto alla quale nessuno si vuole piegare, inconsciamente ci si pone un obiettivo e si tenta di raggiungerlo, poi può andare bene o male, ma questo ha una rilevanza diversa. Nel lungo c’è la fontanella che ti aspetta, c’è il gruppo da ricompattare e ci sono attenuanti e scriminanti che ti “alleggeriscono” il carico. Intorno al lago, no.
Senza alcun dubbio 34 km sono tanti, ciò che di più somiglia ad una maratona anche per il fatto che intorno a te c’è tutto il carrozzone, i colori e i rumori della gara.
La gara almeno per me comincia tutte le volte la sera prima, questa volta c’è stata anche la novità di aver ritirato il pettorale da solo. La preparazione è metodica, lo zaino, la canottiera dei Ramarri, i calzoncini, le spille da balia e soprattutto le scarpe… le guardi estasiato come fossero loro a guidarti, aggiungo poi il marsupio e le malto destrine, bisogna allenarsi anche a sostenere certe “sporcizie” nelle corse lunghe. Tutto è pronto, studio l’orario della sveglia con cura, calcolo i tempi per la colazione, per il bagno, per vestirsi e per gli imprevisti… e le probabilità.
Come da copione gli occhi si aprono prima della sveglia e certo questo non è pesante, non bisogna andare a lavorare e poi pensi di aver già guadagnato del tempo, anche se in realtà sei talmente in anticipo che potresti arrivare a Bracciano a piedi. Caffè, fette biscottate con marmellata, miele, frutta e la colazione è archiviata. Tuta ramarra e via… si parte.
Roberto è già sotto casa ad aspettarmi con la macchina, passiamo a prendere Paolo, un altro maniaco come noi e ci dirigiamo verso Trevignano. Parcheggiamo a meno di un km dalla partenza, ottimo, il posto non offre molte possibilità di lasciare la macchina. Gente che va e gente che viene, chi si spoglia e chi si veste, chi mette le scarpe accucciato o poggiato su di un auto, chi si libera dai bisogni dietro un albero. L’invasione è cominciata.
Sotto l’arco blu della partenza trovo gli altri ramarri, quelli del famigerato gruppo Sammarco’s, anche se in realtà Francesco non c’è. Dovremmo essere 54, ma vedo poche persone, il Gazebo manca e con lui Marina, Rita… “nei secoli fedele!” Si discute un po’ sull'andatura da tenere, sulla tattica di gara e senza accorgercene partiamo. Gruppo compatto, urla e schiamazzi come al solito. Partiamo, ma la gara deve ancora cominciare, i primi km lasciano spazio a quattro chiacchiere, l’andatura è relativamente bassa, chi supera e chi viene superato, noi ci dividiamo in due gruppi, Gianluca, Francesco e Fabrizio da una parte, io, Andrea e Stefano da un’altra, diversi passi in mezzo. Un misto di saliscendi e di curve, il lago silenzioso ogni tanto fa “capoccella” con le sue acque calme, quasi salmastre.
Stefano tiene il ritmo, Andrea segna la cadenza, io mi metto a ruota, un classico ormai. Ci sfila ogni tanto qualche Ramarro, un saluto dal “Maestro”, due chiacchiere con Prospero, Chiara in bicicletta con uniforme d’ordinanza.
Fino a Vigna di Valle, tra zone d’ombra decisamente fresche e tratti assolati arriviamo a ranghi compatti, da lì, con lo strappo in salita per uscire dal museo dell’aeronautica, comincia la prima vera selezione.
Ci perdiamo Claudio che nel frattempo era rientrato e correva con noi, il sole diventa decisamente più caldo. Mi metto davanti a fare l’andatura, ma dopo qualche km vado leggermente in crisi, Stefano mi suggerisce di stare “coperto” e si mette in testa, il grosso del lavoro lo porta avanti Andrea. Guardo verso destra e dall’altra parte del lago vedo Trevignano, laggiù c’è il traguardo, alla mia sinistra il Castello Odescalchi troneggia da sopra la collina, la strada è ancora tanta. I km passano, lenti, ma passano, intorno al 25mo vedo un ragazzo avvolto da una coperta termica davanti alla tenda della Croce Rossa, qualcuno cammina lungo la strada, stringo i denti e cerco di farmi coraggio, di non guardare, i miei compagni sono silenziosi, concentrati. Il sole è alto. Nella mia testa comincio a spezzare la gara in due tronconi, 4 km ai 30 e 4 km per i 34, in fondo cosa sono 4 km??! Non ne mancano 8 ma due da 4, nella testa ogni scusa è buona per fuggire dalla fatica.
Al 30mo inaspettatamente mi sento bene, guardo l’orologio e calcolo il tempo per rimanere sotto le 3 ore, aumento il ritmo e penso che non dovrebbero esserci problemi. Andrea entra leggermente in crisi e si stacca di qualche metro, Stefano predica prudenza e dopo l’ultimo ristoro capisco perché, curva a sinistra e davanti si presenta a noi una salita lunga e impegnativa.
Il morale mi finisce sotto i piedi, penso che non finiremo sotto le 3 ore e un po’ mi dispiace, testa bassa, gambe e spalle lavorano per trascinare su tutto il resto del corpo, la discesa successiva è una magra consolazione, ormai ho mollato di testa.
L’arrivo è festoso, chiudo con soli 12 secondi sopra il mio obiettivo, sono stanco e soddisfatto, ma fortemente provato. Siamo tutti spossati, qualcuno avrà acquisito più sicurezza in vista di Roma, qualcun altro maggiori dubbi, saremo però tutti presenti ai blocchi di partenza all'ombra del Colosseo.

Giro del Lago di Bracciano - 16.02.2014



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