giovedì 20 novembre 2014

Giorgio Calcaterra

Giorgio Calcaterra
“Vestire i colori della propria Nazione, gareggiare per cercare di onorare la mia cara Italia dovrebbe essere motivo di gioia ed invece, purtroppo, la mia gioia per la chiamata non è quella che dovrebbe essere. Colpa del mio carattere, del mio sognare un mondo leale, almeno nello sport , almeno in Nazionale.

E' il secondo anno che mi vedo come compagno di Nazionale un atleta, Alberico di Cecco, che ha subito la squalifica per doping, e che non ha mai chiesto scusa, anzi, continua a sostenere la sua innocenza, che non ha mai preso nulla. Quando lo hanno trovato positivo all'Epo, lui aveva corso in 2 ore e 13' e in televisione qualche anno dopo ha dichiarato ….per fare 2 ore e 13' avrei dovuto doparmi? E già, perché da tesserato per un gruppo militare, che doveva rappresentare l'onestà in persona, ha pure la faccia tosta di snobbare il 2 ore 13'. Come non bastasse, quando ho scritto sul mio sito il mio parere e cioè che chi ha barato con il doping non dovrebbe vestire la maglia azzurra, mi sono visto arrivare email ( da finti account) che difendono questa persona.

La storia di Alberico Di Cecco è scritta, riesce a superare i keniani sul tratto finale della maratona di Roma, stabilendo un tempo di 2 ore e 8' poi esce la notizia che circa un mese prima era stata intercettata una telefonata in cui ringraziava una persona indagata per spaccio di sostanze illecite, pare la chiamassero l'incredibile Hulk, viene sospeso dai carabinieri e gli viene dato l'obbligo di dimora, ma poi viene riammesso, perché pare che la prova non possa  essere usata a suo  carico

Qualche anno dopo nel 2008 viene trovato positivo all'Eritroproietina ricombinante dopo la maratona  di Carpi.

Gli infliggono due anni di squalifica, quando torna non chiede scusa, anzi sostiene di non aver mai preso nulla, dice che tante volte la positività è anche relativa e che delle volte succedono cose quasi inspiegabili! Lo dichiara ad Atletica Atletica una trasmissione alla quale eravamo stati entrambi invitati.

Da quella trasmissione il mio atteggiamento verso Di Cecco è cambiato, non ho mai amato questo atleta ma l'ho sopportato,fino a quando ho capito che non gli bastava aver imbrogliato, voleva pure uscirne da martire.Chi si dopa imbroglia ma chi poi lo nega in quella maniera non solo ci ha imbrogliato, ma ci vuole far passare anche per stupidi.
Non sta a me decidere chi debba rappresentare l'Italia ma trovo doveroso dire quello che penso e far presente quella che per me è una grande ingiustizia.
Poi ci sono altre cose che mi hanno dato fastidio. Qualche mese fa Di Cecco scrive sul mio sito “ ci vediamo in azzurro” Per me è un'altra provocazione, un modo di dire “io faccio quello che voglio”.
Corri Alberico, corri, ma sappi che per me il tuo non è stato un modo serio di fare sport e a tutti quelli che ti applaudono e che ti fanno i complimenti io dico solo che, secondo me,chi è pentito di quello che ha fatto chiede scusa e tu non lo hai fatto, quelli che lo applaudono e lo sostengono per me sono complici di un modo inaccettabile di praticare lo sport, un modo che potrebbe spingere ragazzi giovani a trovare scorciatoie.
Se poi si vuole credere alla versione dell'inspiegabile e delle coincidenze allora alzo le mani e mi arrendo, si creda pure alle favole. Il perché poi sia stato chiamato in Nazionale mi lascia davvero perplesso e non lo trovo per niente giusto.

Io comunque non mi sento suo compagno di squadra. Io non posso certo dire che ora prenda sostanze proibite, ma non trovo giusto che debba togliere il posto in nazionale ad atleti che non hanno mai barato”.
Giorgio Calcaterra. 
 
Tratto da Podisti.net  
http://magazine.podisti.it/2013/index.php/component/content/article/22831-convocazioni-per-i-mondiali-della-100-k-calcaterra-si-ribella.html

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