Non
sono brava a fotografare, mai posseduto una macchina fotografica, ho un
cellulare stravecchio con la camera rotta, chiedo agli amici di fare foto ai miei
figli, ho interi pezzi di vita sepolti, non trasferibili, prima o poi la
memoria cancellerà anche quelli.
Sono
però brava a memorizzare immagini come fossero scatti e nella maratona di Amsterdam
da poco conclusa innumerevoli sono stati i click della mia mente. La mia prima maratona l’ho chiusa non solo con
le gambe e la testa ma soprattutto con le "persone"
1°
scatto. Le scarpe. Da corsa. Verdi, rosse e azzurre, bianche e
gialle, mille colori sul treno per fiumicino e poi tra la fila per il check-in
e infine nel gate dell'aeroporto e poi le mie, azzurre e viola, non hanno i
colori che amo ma inaspettatamente me le hanno regalate e le ho accettate. Le
ho tenute strette nella borsa da viaggio, come un regalo prezioso.
2°
scatto. Gli odori. Erano mesi che
non godevo la libertà di un viaggio, spostarsi-conoscere-annusare, ho sentito
persino l'odore delle bici, innumerevoli, che invadono la città, e guardandole
ho perso un tempo infinito prima di raggiungere lo stadio per il ritiro del
pettorale.
3°
scatto. Il fumo. Per me è simbolo di
libertà... in contraddizione con lo spirito di un'atleta, lo so bene. Ma quegli
spazi senza tempo, senza età, dove predomina la libertà di scelta, una sorta di
anarchia legalizzata, per me sono fantastici. Amsterdam è viva.... Viva i
coffee shop e viva Maria
4°
scatto. La sveglia. E’ ancora notte
ad Amsterdam e l'albergo è come se fosse la nostra casa, si sentono le nostre
sveglie, i nostri riti, chiara che apre la finestra e ancora sonnolente
mormora: "simo, c'è un vento terribile"... (falso…era pura
fantasia!); ci ritroviamo tutti come in un soggiorno di casa a fare colazione
insieme, come vecchi amici, cercando di frugare tra le abitudini, tra le
ritualità che allontanano le ansie, le stranezze. Li adoro, tutti quanti, mi
danno sicurezza.
5°
scatto. L’attesa. Inaspettatamente
il compagno più leggero si è rivelato anche il più ansioso e ci ha convinti ad
uscire dall’albergo di notte con tre ore di anticipo per salutare gli
organizzatori della maratona. Loro (gli organizzatori) erano piuttosto
infastiditi mentre noi sembravamo degli adolescenti con un eccesso di ormoni in
circolo. Mi sono divertita nell’attesa, guardare i miei compagni, interagire
con loro nonostante l’ansia, cercare dei canali di contatto, non è stato facile
per me, a volte le diversità possono spaventare. alla fine però sembravamo tutti uguali.
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6° scatto. L'amico.
Ho smarrito il mio compagno di corsa, lo cerco, ma come si fa in quella moltitudine
di persone? lo cerco per tutto il tempo (lunghissimo) che serve per raggiungere
la mia griglia...avrei dovuto legarmi a
lui come tante volte gli ho detto scherzando. riesco a ritrovarlo al 4-5 km ma
solo perché lui rinuncia alla sua corsa e decide di fermarsi per aspettarmi.
7°
scatto. La musica. Una persona che
amo profondamente mi aveva affidato la sua musica, corri con questa… mi aveva
detto, ed io ansiosa l'avevo ascoltata
prima di partire, cercando di cogliere i suoi pensieri ed entrare in sintonia
con la sua scelta. Ma poi durante la maratona non ho proprio tirato fuori quel
Mp3…mi piaceva quella confusione intorno a me, quei rumori lungo tutto il
percorso e poi i respiri dei compagni di corsa. Solo verso la fine ho
ceduto ad una musica algerina e ad un requiem
di verdi… assolutamente opportuni.
8°
scatto. Le amiche. Generose,
accoglienti, come una grande madre, come quei personaggi felliniani con delle
grandi tette. Corro la maratona cercando il loro sguardo, lo trovo solo al 40
km quando sento gridare il mio nome e, girandomi, ne vedo una su una vecchia
bici che corre accanto a me sorridendo come solo lei sa fare.
9°
scatto. Il mio corpo. Le gambe sono
cambiate. Le ho viste modificarsi in queste settimane di allenamento
pre-maratona, le sento più forti, più stabili, sento la mia schiena diritta, le
spalle aperte, e mi viene da ridere al pensiero del mio super allenatore
incontrato per caso e della sua risata mentre tenta di insegnare esercizi che
mai nella vita avrei pensato di poter fare. Mentre corro penso che forse sono solo cazzate, forse vale solo
la sicurezza che ti dà l'altro, quello che ti trasmette con determinazione,
forse io sono ancora quella di prima. Ma poi quando al 37-38 km ho sentito le
gambe accelerare rispetto al ritmo che avevo tenuto in gara e rimanere vive
fino al traguardo, ho pensato alle parole non dette di quell'uomo e a cosa è riuscito
a fare su di me. ci sono persone così lontane ma basta un niente per
avvicinarsi
10°
scatto. Rivalsa. Toc toc... mentre
corro ci penso: rivalsa=compensazione di una perdita o di un danno subito,
consistente nel consistente nel perseguimento di nuovi vantaggi o profitti e
talvolta in una ritorsione moralmente riprovevole sugli altri. Eccomi!!! è
questo il sentimento preponderante, quello che mi ha spinto, pur lentamente, ad
arrivare al 10°, 20°, 30°, 40° km di questa bellissima prima maratona.
nient'altro. il resto è tutto falso, non sono un'atleta, non posso fare di più,
non posso crescere. è solo una squallida rivalsa verso un'idea di me.
11°
scatto. Il semaforo rosso. Per me rimane la scena più bella di tutta
questa avventura. A circa due ore dalla fine della maratona, attraversando una
strada di Amsterdam piena di marciapiedi, incroci e semafori, la mia amica mi
guarda, mi tende la mano e mi dice: corri Simona... il semaforo è rosso!!
Sono
mesi che corro, cercando, e ho incontrato voi, sono una donna fortunata.
woooooooooooooooooooooooow
RispondiEliminaSimona è davvero pazzesco!!!
RispondiEliminabellissimo, intenso, creativo, proprio come sei tu!
RispondiEliminaSorprendente, ma in fondo non potevamo aspettarci di meno da te!
RispondiEliminagrazie, click, click click che emozione!!
RispondiEliminala prima non la dimenticherai mai!
RispondiEliminabrava