mercoledì 22 ottobre 2014

"Amsterdam 2014" di Alberto Rocchi

Bisogna dire che la proposta di correre la maratona di Amsterdam aveva incontrato da subito molti sostenitori. I motivi erano diversi: la possibilità di stabilire un pb su un percorso che si immaginava piatto come un lungomare, il desiderio di poter finalmente girare per il famoso quartiere a luci rosse, possibilmente con gli amici nel più classico dei tour immaginabili, e la voglia di trasgressione evocata da una città in cui la cannabis non è legale ma comunque tollerata. E' una città in cui la parola 'libertà' ha un senso veramente tangibile.
Il fatto che la corsa si svolgesse a metà ottobre, comportando quindi la necessità di una preparazione in un periodo abbastanza caldo, non è stato considerato un problema, tranne per i più scrupolosi ramarri che hanno seguito programmi e tabelle necessariamente pesanti.
La truppa si è quindi costituita e, forte delle capacità organizzative di Chiara, un folto gruppo di ramarre e ramarri è partito direzione Amsterdam per portare le verdi vestigia nelle due competizioni previste, la mezza e la maratona.
L'impatto con la città è stato immediato e ci ha premesso di conoscere subito quello che sarebbe poi diventato il maggior pericolo da affrontare in terra olandese:
I ciclisti!
O comunque, tutto ciò che circola su quelle fettucce rossicce che affiancano le strade: biciclette da corsa, biciclette con freno a pedale e manubri alti che farebbero sfigurare Dennis Hopper in Easy Rider, carrettini porta-bambini, scooter guidati 'rigorosamente' senza casco (qui probabilmente è il casco ad essere vietato).
Oggetti che più che biciclette sembrano bob lanciati sulla pista e che, come tali, sono impossibilitati a fermarsi, campanelli che ringhiano e annunciano l'incombente arrivo di un mezzo a due (almeno) ruote pronto a sfracassarsi sul malcapitato di turno e, nel nostro specifico di runner, sulle caviglie gelosamente conservate e tutelate, fino al momento, più della reliquia di Padre Pio.
Ecco, questo è il ricordo più forte, questa è l'esperienza che mi poterò dentro probabilmente per diverso tempo, e il maggior insegnamento da regalare a chi vorrà calcare il suolo di Amsterdam: una volta usciti dall'albergo, non distraetevi ! MAI.
Solo dopo aver conosciuto questo aspetto della città potrete capire l'intima soddisfazione che si ha nel vedere, ogni tanto, qualche carcassa di ruota, deformata dall'evidente impatto con qualcosa di molto più coriaceo, che vi porterà a sbiascicare una frase che solo poche ore prima, sull'aereo, non avreste mai pensato di dire: 'hai finito di terrorizzare i passanti !!!!'.
Ma siamo qui per correre, e qualcosa a tale proposito va detta. Innanzitutto una cosa che cercherò di non ripetere nelle prossime esperienze è quella di arrivare in città nel primo pomeriggio del sabato. Il pranzo praticamente non si è fatto, sostituito da un panino alle 4.00 - 4.30, e la cena, costituita da pasta o pizza di dubbia qualità (piatti che non fanno parte della tradizione culinaria olandese !) hanno in pratica portato ad una alimentazione disastrosa proprio nel giorno pre-gara.
Ben consci di questo limite, e stanchi comunque per la giornata di viaggio, ambientamento, ecc., andiamo a dormire dandoci per il giorno dopo appuntamento ad un orario più adatto ad un licantropo che ad una squadra di maratoneti.
Dopo la colazione, che presentava a seconda dell'atleta tutte le possibili sfumature in quanto a teorie di alimentazione pre-gara (si andava dal digiuno assoluto all'abbuffata da 2800 calorie), abbiamo utilizzato i taxi per affrontare il tragitto albergo-stadio. Il breve tempo di percorrenza, dato anche dalle strade deserte, ci ha permesso di presentarci allo stadio quando era ancora notte, e di incontrare qualche atleta che, dall'espressione e dalle domande che faceva, era probabilmente reduce da qualche gara della domenica precedente e ancora vagava in zona.
Ma bene o male ci si avvicina alla partenza, la tensione sale e chi più chi meno si cerca di organizzare mentalmente quello che sarebbe avvenuto nelle successive ore.
Nel mio caso l'intento era chiaro: avrei accompagnato una cara amica alla sua prima maratona. Quando mesi prima si era prospettata questa possibilità pensavo che avrei potuto quindi correre con meno tensione. Assolutamente sbagliato ! Anche se il mio compito era solo quello di fare compagnia e di dare qualche consiglio, mi rendevo conto di quanto avrei rischiato in caso di insuccesso. Il fatto di essere qui a scrivere è una evidenza di come comunque tutto sia andato bene :-)
Una considerazione sulla gara: Amsterdam NON è una maratona per fare il pb. Non quella che abbiamo corso noi, forse qualche anno fa lo era. L'alto numero di partecipanti e il tracciato spesso stretto costringono a frequenti arresti e cambi di passo per superare chi sta davanti, e in pratica non ricordo un tratto superiore ai 200 metri in cui si sia potuto mantenere un passo costante. Purtroppo ne ho avuta la conferma al passaggio alla mezza, in circa 2h 4', quando ho realizzato che non si sarebbe potuto chiudere nelle 4 ore.
La nostra corsa va comunque avanti, e a parte qualche sgrullone temporaneo di pioggia, possiamo dire che 'ci dice bene' e si riesce a terminare addirittura con un tiepido sole che sembra filtrare dalle nuvole.
E termina comunque molto bene, perché la seconda parte la corriamo in 2h 1' 7", in crescendo quindi rispetto alla prima parte, e con una bella regolarità di passo per tutta la gara.
4h5'7" il tempo finale :-)
Nello spazio dopo l'arrivo la calca è impressionante, si fa fatica a trovare un posto dove sedersi e far riposare i muscoli. Ad uno ad uno ci ritroviamo, ognuno con un'esperienza in più da raccontare e comunque da ricordare, e in un modo o nell'altro (a piedi + metro + autobus + ....) riusciamo a rientrare in albergo.
Nel tardo pomeriggio avremo poi notizie dei nostri amici che hanno corso la mezza: per tutti una bella esperienza e i racconti di una gara che, partendo alle 14.00, gli ha anche evitato la sveglia antelucana che abbiamo fatto noi.
Il resto, la sera, è un'altra storia. Si fa un esame di quello che è stata la propria corsa, si cerca di capire cosa non è andato bene, si giura e si spergiura che 'no, non ne faccio più, questa è l'ultima...', per poi chiedere, passati 5 minuti, se è più facile correre a Firenze o a Berlino ! Popolo di matti, questi runner.
Il lunedì ci si sparpaglia, chi nei musei, chi passeggia, chi va per coffee shop e chi forse anche per le vetrine con le 'donnine allegre', ognuno si prodiga per cercare di sfruttare al meglio la giornata di libertà faticosamente guadagnata con la fatica del giorno prima (e spesso dei mesi prima).
Programmi diversi ma accomunati, tutti, dall'attenzione nell'attraversamento delle piste ciclabili!
Io torno avendo in testa il ricordo di una bella maratona (strettoie a parte!), di tanti bei momenti passati con amici nuovi e amici che conoscevo ed apprezzavo già, e con la constatazione che torno da Amsterdam senza essere andato nel quartiere a luci rosse e senza essermi fatto una canna, il che probabilmente non mi fa molto onore, almeno agli occhi dei più.
Pazienza, riuscirò a sopravvivere anche con quest'onta !!!!


3 commenti:

  1. Bello Alberto, con la giusta dose di realismo ed ironia...direi che tu sei uno di quelli che programma la prossima e secondo me con il profumo di baguette e croissant il pb ci scappa...

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  2. P.S. scommetto che indovino quello con la colazione da 2800 calorie...

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  3. Grazie Luisa, per il PB non credo, dovrei allenarmi seriamente e non ho tempo/non mi va, però baguette e croissant mi attirano comunque :-)

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