lunedì 27 ottobre 2014

"Il cuore oltre l'ostacolo" di Maria Pia De Santis

I grandi amori non sempre li riconosci da subito, non sempre sono colpi di fulmine improvvisi a volte hai bisogno di tempo per capire che lo siano.
Ecco la corsa è stato quel tipo d’amore, quello che ti si avvicina piano piano e ti rapisce.
Solo un anno fa non avrei mai pensato di iniziare a correre né tantomeno di fare poco più di 21 Km.
Così ho iniziato a percorrere con estrema lentezza i miei primi kilometri settimanali un po’ per fuggire dalla noia e dall’apatia in cui ero avvolta un altro po’ perché trascinata dalla curiosità che mi avevano infuso Anna e Luisa.
Era solo aprile di quest’anno quando ho conosciuto Sandro che ha deciso di colorarmi di verde ramarro e sempre aprile quando ho incontrato Lise, una di quelle persone che noti quando passa perché non puoi non farlo, che ti incanta con quello sguardo blu mare e che ti vede per come sei, non per come vorresti apparire.
A lei devo questa follia quando ancora non credevo di farcela, non credevo di avere gambe capaci di correre, lei che mi ha detto “è maggio mancano tanti mesi ad ottobre ce la farai”.
E, così, con la solita trascinante incoscienza abbiamo deciso in meno di dieci minuti a maggio di unirci al gruppo dei nostri amici di Amsterdam e di rapire anche Luca: la mia prima mezza Maratona, i miei primi lunghissimi 21 Km.
Nonostante gli allenamenti deludenti, nonostante il caldo dell’estate romana ancora di più dei brulli tratturi pugliesi, nonostante la mia avversità a tutto ciò che sono numeri, tempi, di allenamento, lunghi, allunghi e la disciplina ho capito che nella corsa la mente è tutto: i sogni nascono da lì, ma con le gambe ci si può arrivare, ci devi arrivare.
Con estrema fatica sono arrivata al mio ultimo lungo di 18 Km quello in cui ho pensato che non ce l’avrei fatta, che avevo un problema: avevo sottovalutato i miei limiti e sopravvalutato la mia indolenza, ho pensato di non partire, di non esserne capace.
Seduta sulla ciclabile alle otto di sera, con gli occhi chiusi, il sudore salato sulla pelle ed il respiro che si faceva più lento ho deciso comunque di provarci, nonostante il morale sottoterra, di gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Arrivati ad Amsterdam la mattina presto l’aria era pungente, i gradi troppo bassi, già la pioggia si faceva sentire, ma i brividi più forti erano dentro di me: i giorni prima erano stati movimentati, pesanti, non proprio perfetti, ma si sa, la vita non è certo perfetta.
Le ore prima della gara sono state molto lente a passare, segnati dalle troppe e tante risate con i miei compagni di avventura, troppe fino alla partenza dell’ultima griglia che era fissata alle due
Ma penso che l’emozione più forte sia stata quando, poco prima della partenza, la mia adrenalina era nuovamente crollata, è stata risollevata di colpo dagli abbracci forti che ti tolgono il fiato con Lise, Luca, Antonio e Fabio.
Partiamo insieme lentamente fino ad arrivare alla grigia rosa io Lise e Luca sorridenti: ma alla partenza perdiamo già Luca, lui è già volato via, lo riesco a scorgere per il primo Km in lontananza, accanto a me c’è Lise.
Inizio faticosamente a correre, guardo il mio Garmin, niente le mie gambe non girano, il piede reduce da una storta la settimana precedente fa male: i primi 5 Km procedono con estrema fatica.
Stringo i denti, guardo il cielo, inizia ad uscire il sole e decido di andare, di lasciarmi trascinare da tutti quei colori intorno, da una mano tesa sconosciuta di chi non aveva gambe adatte a correre eppure lo faceva: in quel momento tutto ha ricominciato a fluire.
Mi sento libera, la musica che suona nelle orecchie, le voci di chi ti incitava, i respiri lenti e tutti quei km fino alla fine sono stati una storia d’amore, con la mia anima, con la città, con gli alberi ai bordi della strada, con i colori ed ero infinitamente felice.
Con estremo stupore non avvertivo più la fatica né i dolori: le malto avevano fatto il loro dovere, ma forse ancora di più avevano fatto le mie endorfine.
L’ingresso nello stadio è stato magico: tutta quella gente, i colori, i suoni lontani: riesco a vedere Luca che mi abbraccia, mi bacia, mi toglie quel poco di respiro  e come avrebbe detto Gino Paoli, a quel punto: “mi sono seduto ed ho usato tutte le lacrime che non ho pianto”.
Più dei kilometri, più della fatica porterò dentro la gioia, i sorrisi, le nuove amicizie e le vecchie amicizie

Un grazie speciale ai miei amici Lise e Luca per avermi supportato, ma soprattutto SOPPORTATO.

Ricominciare a fluire....

3 commenti:

  1. brava!...lo sai che ti aspetta adesso, vero?

    RispondiElimina
  2. i brividi erano di febbre, Maria Pia, la febbre della mezza maratona, che ci vuole un attimo e diventa la febbre della maratona...

    RispondiElimina

Licenza Creative Commons
runisnow è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.