"Bestwoman 2012"
Freddo… ancora prima di aprire gli occhi… nonostante il piumone e Isabella “ancorata” al fianco, con la mamma girata sull'altro lato… freddo. Apro gli occhi, è domenica, ma oggi è giorno di gara e alzarsi dal letto non è così sgradevole. La fluorescenza sulle lancette della sveglia segna le 06:59, un minuto prima di quel fastidioso Drin-Drin che non faccio in tempo a fermare. Allungo la mano e metto a tacere questo urlo nel silenzio. Fermo e immobile aspetto qualche secondo per controllare se tutto è rimasto invariato, nessun rumore, via libera, scivolo come sempre fuori dal letto e comincio a pregustare l’odore e il sapore del caffè. La caffettiera è già pronta ad aspettarmi dalla sera prima, oggi c’è una sorpresa in più… l’albero di natale e accendo le luminarie per farmi compagnia. Pane, miele e caffè, la colazione è archiviata e per evitare di sentire troppo freddo m’infilo subito la divisa da gara, doppia maglia termica e pantalone lungo, calze e scarpe. Cerco di fare piano per non svegliare nessuno, ma dietro di me sento dei piccoli passi e un bimbo che si lamenta “papà oggi non vai a correre?!”. Il primo figlio è sveglio e so bene che dopo lui, la piccola urlatrice, richiederà il trasporto gratuito dal lettone di mamma e papà, al divano del salone. Detto... fatto!! Mia moglie mi getta un’occhiata sinistra mal gradendo l’orario. Sono contento, la compagnia e un po’ di confusione la domenica mattina mi piace, i bambini sanno di non andare a scuola e sono più carichi, più euforici, siamo noi adulti che ci siamo fatti corrompere dal sonno. L’appuntamento con Roberto è per le 08.30 e c’è ancora tempo per due chiacchiere e per fare mente locale sul borsone… asciugamano, tuta di ricambio, maglietta, guanti e cappello. Saluto tutti, baci e abbracci, nel frattempo anche Giulia, l’ultima dormiente, si è svegliata. Lascio un quadretto familiare fatto di pigiami festanti intorno ad una colazione, antiscivolo e pantofole fanno gola, ma fuori c’è la strada ad aspettarmi e soprattutto... il freddo.
Niente scale oggi, prendo l'ascensore, non mi sento in grande forma, ho corso poco in queste due ultime settimane, la voglia quella è sempre immutata, ma le sensazioni sono pessimistiche... portasse bene. Entro in un frigorifero mascherato da macchina e vado a prendere Roberto, destinazione Fiumicino. Il vento è forte, la tramontana dopo mesi di assenza è tornata impietosa e non c’è modo di coprirsi, il gelo trova sempre uno spiraglio. Le quattro chiacchiere del viaggio hanno per il solito oggetto, la Roma, grande vittoria la sera prima, grande Francesco Totti e giù fiumi di complimenti. La zona della gara, il parcheggio, i colori della gente, dei podisti, dei runner, di quei matti, di quei “ma chi ve lo fa fare”, riempiono una città un po’ grigia nonostante i cielo non sia proprio coperto. La casa dei Ramarri è lì, in lontananza si vedono già le canottiere verdi, qualche faccia vista e qualcun’altra no, un po’ di timidezza nel salutare chi si conosce appena e soprattutto tanta allegria. Il contesto è leggermente diverso, una pista d’atletica dove la maggior parte di noi inizia a scaldarsi, siamo in zona arrivo. La fila ai bagni è puntuale come lo starter, ore 10.00 in punto e “bang”, finalmente pone fine alla sua personale battaglia per tenere fuori dalla zona “calda” i pettorali non addetti. La gara è veloce, tanti cercano di migliorare il proprio personale, sotto l’arco New Balance passano migliaia di persone, ma le strade si prestano bene, larghe e senza troppe macchine posteggiate, gli abitanti della zona saranno già scappati per evitare la nostra pacifica invasione. Lo sforzo è comunque grande, cerchi di dare il meglio di te e di batterti, è l’unico momento dove l’attività ludica lascia il posto all’agonismo, e tu sei il rivale di te stesso, l’uomo o la donna da battere e il tempo è l’unico giudice, imparziale e tiranno. Una presentazione veloce con Luca e un altro paio di Ramarri e via verso l’ignoto, inghiottiti da un percorso che non tutti conoscono. Dopo la mezza a Fiumicino portata a termine con tanta difficoltà, i 10 km mi fanno sentire più sicuro, mi accodo ad un gruppo della Podistica Casalotti e mi faccio trainare fino all’8° km, poi stringo i denti e cerco di allungare il passo, tengo duro e il vento mi da un aiutino spingendomi verso il traguardo, ora fa più caldo, forse mi sono coperto troppo e il timido sole che si affaccia tra le nuvole ci mette del suo. Entro di nuovo nello stadio e un “dai Carlo!” urlato da Roberto, mi sprona a fare l’ultimo sforzo, l’ultima curva, breve rettilineo e traguardo. Sempre più emozionante. 46’39” il mio miglior tempo. Sono felice. Poi tutto finisce, si tolgono gli indumenti bagnati, si risale in macchina e con il cuore pieno di soddisfazione si torna a casa. Un’altra gara è finita e la fine è la parte più brutta della gara.
Freddo… ancora prima di aprire gli occhi… nonostante il piumone e Isabella “ancorata” al fianco, con la mamma girata sull'altro lato… freddo. Apro gli occhi, è domenica, ma oggi è giorno di gara e alzarsi dal letto non è così sgradevole. La fluorescenza sulle lancette della sveglia segna le 06:59, un minuto prima di quel fastidioso Drin-Drin che non faccio in tempo a fermare. Allungo la mano e metto a tacere questo urlo nel silenzio. Fermo e immobile aspetto qualche secondo per controllare se tutto è rimasto invariato, nessun rumore, via libera, scivolo come sempre fuori dal letto e comincio a pregustare l’odore e il sapore del caffè. La caffettiera è già pronta ad aspettarmi dalla sera prima, oggi c’è una sorpresa in più… l’albero di natale e accendo le luminarie per farmi compagnia. Pane, miele e caffè, la colazione è archiviata e per evitare di sentire troppo freddo m’infilo subito la divisa da gara, doppia maglia termica e pantalone lungo, calze e scarpe. Cerco di fare piano per non svegliare nessuno, ma dietro di me sento dei piccoli passi e un bimbo che si lamenta “papà oggi non vai a correre?!”. Il primo figlio è sveglio e so bene che dopo lui, la piccola urlatrice, richiederà il trasporto gratuito dal lettone di mamma e papà, al divano del salone. Detto... fatto!! Mia moglie mi getta un’occhiata sinistra mal gradendo l’orario. Sono contento, la compagnia e un po’ di confusione la domenica mattina mi piace, i bambini sanno di non andare a scuola e sono più carichi, più euforici, siamo noi adulti che ci siamo fatti corrompere dal sonno. L’appuntamento con Roberto è per le 08.30 e c’è ancora tempo per due chiacchiere e per fare mente locale sul borsone… asciugamano, tuta di ricambio, maglietta, guanti e cappello. Saluto tutti, baci e abbracci, nel frattempo anche Giulia, l’ultima dormiente, si è svegliata. Lascio un quadretto familiare fatto di pigiami festanti intorno ad una colazione, antiscivolo e pantofole fanno gola, ma fuori c’è la strada ad aspettarmi e soprattutto... il freddo.
Niente scale oggi, prendo l'ascensore, non mi sento in grande forma, ho corso poco in queste due ultime settimane, la voglia quella è sempre immutata, ma le sensazioni sono pessimistiche... portasse bene. Entro in un frigorifero mascherato da macchina e vado a prendere Roberto, destinazione Fiumicino. Il vento è forte, la tramontana dopo mesi di assenza è tornata impietosa e non c’è modo di coprirsi, il gelo trova sempre uno spiraglio. Le quattro chiacchiere del viaggio hanno per il solito oggetto, la Roma, grande vittoria la sera prima, grande Francesco Totti e giù fiumi di complimenti. La zona della gara, il parcheggio, i colori della gente, dei podisti, dei runner, di quei matti, di quei “ma chi ve lo fa fare”, riempiono una città un po’ grigia nonostante i cielo non sia proprio coperto. La casa dei Ramarri è lì, in lontananza si vedono già le canottiere verdi, qualche faccia vista e qualcun’altra no, un po’ di timidezza nel salutare chi si conosce appena e soprattutto tanta allegria. Il contesto è leggermente diverso, una pista d’atletica dove la maggior parte di noi inizia a scaldarsi, siamo in zona arrivo. La fila ai bagni è puntuale come lo starter, ore 10.00 in punto e “bang”, finalmente pone fine alla sua personale battaglia per tenere fuori dalla zona “calda” i pettorali non addetti. La gara è veloce, tanti cercano di migliorare il proprio personale, sotto l’arco New Balance passano migliaia di persone, ma le strade si prestano bene, larghe e senza troppe macchine posteggiate, gli abitanti della zona saranno già scappati per evitare la nostra pacifica invasione. Lo sforzo è comunque grande, cerchi di dare il meglio di te e di batterti, è l’unico momento dove l’attività ludica lascia il posto all’agonismo, e tu sei il rivale di te stesso, l’uomo o la donna da battere e il tempo è l’unico giudice, imparziale e tiranno. Una presentazione veloce con Luca e un altro paio di Ramarri e via verso l’ignoto, inghiottiti da un percorso che non tutti conoscono. Dopo la mezza a Fiumicino portata a termine con tanta difficoltà, i 10 km mi fanno sentire più sicuro, mi accodo ad un gruppo della Podistica Casalotti e mi faccio trainare fino all’8° km, poi stringo i denti e cerco di allungare il passo, tengo duro e il vento mi da un aiutino spingendomi verso il traguardo, ora fa più caldo, forse mi sono coperto troppo e il timido sole che si affaccia tra le nuvole ci mette del suo. Entro di nuovo nello stadio e un “dai Carlo!” urlato da Roberto, mi sprona a fare l’ultimo sforzo, l’ultima curva, breve rettilineo e traguardo. Sempre più emozionante. 46’39” il mio miglior tempo. Sono felice. Poi tutto finisce, si tolgono gli indumenti bagnati, si risale in macchina e con il cuore pieno di soddisfazione si torna a casa. Un’altra gara è finita e la fine è la parte più brutta della gara.
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