@fotofhania |
E'
domenica e, ringraziando il cielo, approfitto di una casetta al mare, dove passo generalmente i w.e. Mi aspetta un'uscita lungomare che è
sempre molto gradita.
Un trillo inquietante! Apro gli occhi e vedo
che la luce filtra dalle persiane, ci metto un po' a capire di cosa
si tratta, è la sveglia delle ore 07.00, ma non mi muovo dal sudario
prima delle 7.20, ho ancora la testa appesantita dal sabato sera
appena trascorso, troppe bollicine e troppi tappi di sughero, mi
trascino in cucina e mi sparo una caffettiera piena zeppa di caffè,
giusto o sbagliato non lo so, ma senza non ce l'avrei mai fatta.
Mi
vesto da supereroe, metto la testa sotto l'acqua e parto, dalle
cuffiette arriva una voce metallica che mi avverte "segnale GPS
valido!", è simile ad un gancio destro sui reni, per me è
l'equivalente dello sparo di uno starter sui 100 m piani, significa
semplicemente che devo cominciare a correre perché i dati della mia
attività da quel momento in poi vengono registrati. Sospiro...
abbasso la testa e parto... tra i vicoli delle case bianche alle
07.30 di domenica mattina ci sono io, qualche donna anziana, che
trascina assonnata verso il mercato il carrello della spesa, e qualche
coppietta con i passeggini o le carrozzine che portano i pargoli a
godersi le prime ore del mattino in spiaggia. Tutti si girano al
rumore dei miei piedi che "sbattono" appesantiti
sull'asfalto. L'aria è pungente, fresca, come a chiedere scusa per
il calore della notte. Sulla strada i rigagnoli d'acqua che sbucano
da sotto i cancelli, orfani di prati innaffiati alle prime luci
dell'alba, danno ancora di più la sensazione di freschezza.
Il
primo km passa sornione ad un ritmo lento, stranamente sento le gambe
che a differenza della testa rispondono bene, davanti a me l'ingresso
della spiaggia, opto per la strada e svolto bruscamente verso
sinistra, mi si presenta una lingua d'asfalto non ancora infuocata
dai raggi del sole, la imbocco senza patemi, nel frattempo la mia
testa comincia a collaborare.
Ad ogni minuto che passa vedo il
paese svegliarsi, le auto aumentano, i primi ambulanti con i loro
furgoni aprono i tavoli e posizionano le mercanzie, mi guardano come
fossi un alieno sceso da chissà quale pianeta, se non fosse per il
lavoro starebbero sicuramente a letto.
Ogni tanto incrocio un
compagno di avventura (scoprirò poi che quel signore in canotta verde è Sandro Curzi), un cenno rapido con la mano e
proseguo lungo la mia strada. Il vento è fresco e tra una casa e
l'altra riesco a vedere la spuma bianca delle onde, il mare oggi è
mosso e i bambini si dovranno accontentare di giocare sulla riva.
Ormai l'orologio ha superato le 08.00, il mio ginocchio destro si mette
a fare un po' i capricci, ma capita spesso e io preferisco ignorarlo
e per dispetto alzo un po' il ritmo giusto così per fargli capire
chi comanda. Il sole comincia a farsi pressante, alza la voce e io
non posso far altro che cercare maggiori zone d'ombra, sono a metà
del percorso e ho la sensazione che la mia rappresenti una sorta di
ritirata militaresca.
Sono sereno, stanco, ma terribilmente
soddisfatto di tutto quello che c'è dentro di me e fuori, a circa 2
km da casa mi chiedo se sono in grado di affondare le scarpe
sull'asfalto in modo più grintoso, comincio ad allungare la falcata,
le gambe vanno... il cuore pure... tutto va bene anche il ginocchio
ha smesso di cigolare, le auto mi passano accanto lasciando dietro di
loro un pessimo odore, respiro a pieni polmoni, continuando a sudare
come una fontanella romana.
In lontananza intravedo casa mia,
sono quasi arrivato e un velo di malinconia quasi mi prende... avrei
potuto correre un po' di più, ma ormai ci sono, mi fermo e do lo
stop a tutto, crono, applicazione e radio... apro il cancello e una
voce mi dice "Papà andiamo al mare!!!", è mio figlio, gli
rispondo "Certo! di corsa!"
Amo correre!
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