Il
gazebo certe volte ricorda un formicaio, dove entrano ed escono tante
laboriose formichine, confusione, schiamazzi, gente che si saluta,
gente che si presenta, famiglie e qualche bambino, tutto molto bello,
anche il freddo. Gara tosta oggi, 22 km tra salite e discese, con un
famigerato “salitone” che scaturisce in molti tante sensazioni,
un misto di timore e curiosità. Ho un ginocchio malconcio, sono già
due settimane che mi crea qualche problema e non mi ha dato modo di
allenarmi al meglio, sono preoccupato, forse con una 10 km mi
sentirei più tranquillo, ma la voglia di stare insieme mi ha spinto
ad esserci, sento comunque di aver fatto bene a stare qui. Francesco
mi chiama e mi “rattoppa”, mi dice di stare tranquillo e di non
pensarci… non è facile, ma ci provo. Sono insieme agli altri e
questo mi da sicurezza, so che sono forti e sarà tosta stargli
dietro, ma sarà importante almeno provarci. Davanti all’arco della
partenza siamo stipati come in un pollaio e il freddo si fa meno
pungente, sono coperto a sufficienza, forse anche troppo, lo starter
da il via alla gara con un leggerissimo ritardo, ma non ce ne
accorgiamo. Pronti via e… salita, subito uno strappo impegnativo,
sembra di andare sulle scale, testa bassa e silenzio tombale intorno,
nonostante siamo solo ai primi metri di gara. Il cielo è grigio, la
strada anche, ma permette comunque un’ottima viabilità.
Abbandoniamo Nepi in direzione Civita Castellana, il nostro passaggio
tra le campagne è relativamente silenzioso, il percorso è un misto
di salite brevi e ripide, assecondate da lunghe leggere discese. Il
secondo dei Tre Comuni ci accoglie discretamente, gente qua e là
infagottata spinta dalla curiosità di vedere questa “diversità”,
fino al secondo ristoro dove lo speaker vivacizza un po’ la
giornata e dove si affaccia un sole decisamente caldo. Bottiglie e
bicchieri di plastica ovunque, il salitone è alle porte. Francesco
dirige la gara del nostro gruppo, spinge di più nelle salite e tiene
il passo nel misto composto da discese e tratti in piano. E’ in
forma e con lui Gianluca, Stefano e Andrea, io e Giorgio chiudiamo il
gruppo di questi Ramarri. Salutiamo Civita con una brusca svolta a
destra che ci immette in un discesone ripido, entriamo in una buca
che fa presagire già cosa potrà essere il seguito della gara.
Passiamo sopra un ponte, sotto vedo un ruscello, alzo gli occhi verso
destra e la vedo... la salita. “Merda!” é la prima parola che mi
viene in mente, ripida e lunghissima, ho anche pensato per brevi
tratti che si trattasse di uno scherzo, invece no, guardo i miei
compagni e vedo Gianluca che parte subito forte, seguito da Andrea e
Francesco e subito dopo da Stefano. Io e Giorgio non rispondiamo
subito, perdo subito una decina di metri dai miei compagni, ma decido
di andare al mio passo, in fondo il ginocchio non mi da fastidio e
posso farcela. Scorro tanti altri runner, il fiato si fa grosso,
testa bassa e braccia ciondoloni. Sembra interminabile, da lontano
vedo i palloncini azzurri dei 5’ a km, provo a darmi loro come
obiettivo primario, per cercare di riprendere il mio gruppo in
seconda battuta. Sarà dura. Mi chiedo se sto esagerando, se sto
salendo troppo forte, la risposta arriverà più avanti. Scolliniamo,
anche se ancora in salita siamo in un tratto decisamente più
morbido, sono riuscito ad agguantare i peace-maker che avevo davanti.
In lontananza vedo la testa “blu” di Francesco, capisco che non
riuscirò mai a rientrare, decido allora di fermarmi con questo nuovo
gruppo di marcia, ma la salita mi ha messo troppo alla prova. Fino al
19° km riesco a tenere bene, dopo di che sono costretto ad una
inesorabile resa, alzo il ritmo e comincia la processione al
contrario, i “colleghi” sorpassati in salita mi restituiscono la
cortesia e pian, paino li vedo allontanarsi. Tengo duro, in fondo
Castel Sant'Elia è alle mie spalle e Nepi alle porte, mi
raggiunge Fabrizio e mi tiene compagnia per qualche metro, Domenico
mi sprona a non mollare e Giorgio fa lo stesso, tutti e tre diventano
il mio punto di riferimento per terminare la gara. Ultima salita, la
gente incita a non mollare, entro in piazza e davanti a me c’è il
traguardo, non riesco neanche ad alzare le braccia. Sono comunque
soddisfatto, ho chiuso in un tempo discreto anche se ho faticato
tanto, la gamba non mi ha fatto male e sono stato in compagnia di
tanti amici. La carovana è passata e punta verso Ostia. Cosa voglio
di più??! Tre punti a Verona… Beh! sono stato accontentato!