sabato 24 gennaio 2015

Nessuno è imperfetto


La Verità...

La Verità che stava in fonno ar pozzo
Una vorta strillò: - Correte, gente,
Chè l’acqua m’è arivata ar gargarozzo! -
La folla corse subbito
Co’ le corde e le scale: ma un Pretozzo
Trovò ch’era un affare sconveniente.
- Prima de falla uscì - dice - bisogna
Che je mettemo quarche cosa addosso
Perchè senza camicia è ‘na vergogna!
Coprimola un po’ tutti: io, come prete,
Je posso dà’ er treppizzi, ar resto poi
Ce penserete voi...

- M’assoccio volentieri a la proposta
- Disse un Ministro ch’approvò l’idea. -
Pe’ conto mio je cedo la livrea
Che Dio lo sa l’inchini che me costa;
Ma ormai solo la giacca
È l’abbito ch’attacca. -

Bastò la mossa; ognuno,
Chi più chi meno, je buttò una cosa
Pe’ vedè’ de coprilla un po’ per uno;
E er pozzo in un baleno se riempì:
Da la camicia bianca d’una sposa
A la corvatta rossa d’un tribbuno,
Da un fracche aristocratico a un cheppì.

Passata ‘na mezz’ora,
La Verità, che s’era già vestita,
S’arrampicò a la corda e sortì fôra:
Sortì fôra e cantò: - Fior de cicuta,
Ner modo che m’avete combinata
Purtroppo nun sarò riconosciuta!
                                               Trilussa


Il mio diario.... di una schiappa

ACQUA



Tema del Giorno
"Autogestione"

RISCALDAMENTO:
400 sciolti (100 SL, 50 DO, 100 SL, 50 DO, 100 DO).


rec. 1'

GAMBE E PINNE:
10x25 (gambe DO); rec. 10"

10x25 (gambe SL con tavoletta). rec. 10"

rec. 2'

PALETTE & BAMBOLOTTO:

8x100 SL; rec. 10"
4x200 SL; rec. 15"
2X400 SL. rec. 20"

rec. 2'

PINNE & PALETTE:
20x50 SL (FORTI!).
Rec. 10"

Chiusura 100 RA sciolti.

Totale 4400 metri.



giovedì 22 gennaio 2015

E' proibito...

È proibito
piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta'.
È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perche' le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.
È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che cio' che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo puo' togliere.
È proibito non cercare la tua felicita',
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.

Pablo Neruda



martedì 20 gennaio 2015

Cretini si nasce... non si diventa!!







Il mio diario... di una schiappa

Nel frattempo ho ripassato le stesse vasche X volte per non dimenticare.

ACQUA


Tema del Giorno
"Le Corna"

RISCALDAMENTO:
1X400 (Alternando DO, SL, RA)
Rec. 3'

CENTRALE:
10X50 (25 andata SL forte, 25 ritorno DO sciolto);
Tempo frazione e recupero 1'15"


10x75 (25 SL, 25 Gambe SL, 25 SL)
Rec. 15"

PINNE:
10X25 (Alternati. Andata apnea gambe SL. Ritorno gambe DO)
Rec. 10"

PALETTE & BAMBOLOTTO:
2X400 SL
Rec. 20"

SCATTI:
8X25 SL
Rec. 10"

Chiusura 100 sciolti.

Totale 3000 metri.





lunedì 19 gennaio 2015

Presto che è tardi!!

www.romacorre.it
Chiamiamola abitudine, chiamiamola fissazione, ma la sera prima della gara, come sempre, mi preparo tutto. Calzoncini, canotta Orange, abbigliamento pesante, abbigliamento leggero, perché non si sa mai quanto possa fare freddo.
Dopo aver ricapitolato tutto, piazzo la sveglia alle 5.50 e me ne vado a dormire. Certo, le ore di sonno saranno poche, ma mi piace fare le cose con calma. 
A  differenza delle altre gare, questa volta, si corre in trasferta, nel viterbese. C'è un momento, durante il sonno, che per un breve istante siamo consci, è un piccolissimo lasso di tempo, dopo il quale, riperdiamo i sensi in preda al sonno. In quel frangente di breve lucidità mi sono detto... "mi sento riposato" e con la tranquillità del giusto, ho guardato la sveglia per vedere che le lancette segnavano le 07.50.... due ore di ritardo!!
Descrivere la scarica di adrenalina che mi ha pervaso dalla testa ai piedi sarebbe impossibile. Dopo essermi catapultato fuori dalla "branda" in pieno infarto del miocardio, mi sono proiettato in cucina alla velocità della luce, e in perfetto stile fantozziano ho cominciato a preparare la colazione mentre infilavo scarpe e pantaloni. Caffè bollente con conseguente lingua felpata, fette biscottate con marmellata ingurgitate tra terzo e primo piano, frutta sbucciata e ingoiata in modalità struzzo direttamente alla pompa di benzina. 
Giunto in tempo sul luogo della gara (quest'anno si parte da Castel Sant'Elia), con somma gioia di tutti i Comuni che ho attraversato durante il percorso e di tutti gli autovelox che mi hanno concesso la loro attenzione, parcheggio a circa 2 km dal gazebo della Podistica. Saluto un vigile (o presunto tale) che con un grugnito ricambia amabilmente, facendomi capire quanta gioia ci sia in lui nel vedermi lì. 
L'appuntamento con i miei amici ormai è saltato da quasi due ore, ma devo per forza trovare Fabrizio che ha ritirato il mio pettorale.... ovviamente il cellulare non da segni di vita. Punto quindi dritto verso il gazebo degli AVP, sono certo di trovarlo lì e così è. Mi cambio, o meglio, mi spoglio, e "sotto" sono già pronto alla gara, raggiungo la zona di partenza e ....... via!!! Si parte! Ho fatto in tempo! Questo è il primo risultato della giornata. 
Nei primi chilometri mi fanno compagnia Fulvio e Claudio, ma nella mente il pensiero più frequente è quello di non essere riuscito a fare le cose con calma, di non aver conosciuto un po' di persone della mia nuova squadra. 
L'andatura è blanda, qualcuno scatta sulla destra, altri cercano strada sulla sinistra. Siamo più di quanto pensassi. Confusione. 
Arrivati a Nepi, la prima serie di salite ci rende la giusta idea di come sarà la gara. Continui saliscendi. Intorno il verde dei campi ci accompagna. Le gare non sono assolutamente tutte uguali. La maratonina dei Tre Comuni per me è davvero bella. 
Intorno al sesto chilometro vedo Mario, più o meno abbiamo lo stesso passo, io non ho velleità di conquista e neanche lui, decidiamo un passo soft e andiamo avanti insieme fino al tanto decantato "muro". 
Quattro parole con Roberto, Francesco e tanti altri ex compagni di squadra. Fino a giungere a ciò che rende tanto famosa questa gara. La salita! 
Uno "strappo" importante. Lunga ripida e piena di silenzio. Nessuno parla. Solo io e Mario... due deficienti! Un tizio in bicicletta, con una carrozzina trainata dietro, con dentro un cane, arranca peggio di noi e sbuffa come una locomotiva a vapore. Scolliniamo brillantemente e lo invito a non mollare perché il più è fatto e davanti a noi e al traguardo ci sono solo quattro km. La nostra andatura è decisamente migliore dei gruppetti che abbiamo davanti, non stiamo tirando, ma teniamo un buon passo. Al 19° da lontano, sotto il suo inconfondibile cappelletto, vedo Paolo tornare indietro e venirci incontro. Lui ha già finito da un pezzo. Ci fa da traino, ma poi "impazzisce" e si mette a tirare come un cavallo imbizzarrito. Decisamente il suo ritmo non ci appartiene, riusciamo a stargli dietro approfittando della sua forza e ne cogliamo i frutti. La nostra azione, rispetto a chi abbiamo davanti, è inarrestabile, superiamo tantissimi corridori davanti a noi e chiudiamo  in 1h 52m e spicci. Non è un gran tempo, ma ci siamo divertiti e soprattutto, goduti la gara. 
Alla fine, dopo il selfie di rito, sono a costretto a scappare perché sono di nuovo in ritardo, ma questa è un'altra storia......

venerdì 16 gennaio 2015

Amarcord....



… e poi a un certo punto, ti ricordi che giorno è oggi.
Non è un giorno qualunque. E’ uno degli anniversari più importanti della tua vita. Uno di quei giorni che si ricordano per sempre. Un po’ come il matrimonio, come il mondiale dell’82 (perché in realtà è più bello di quello del  2006), come la nascita di un figlio. 
Sono immagini, rumori e odori, fissi nella mente.
Erano le 06.30 di una fredda mattina di otto anni fa. Avevo nella mente il piacere di quei pochi metri che mi dividevano dallo scooter, una sorta di scusa per poter giustificare l’ennesimo bacio dato senza amore, solo per esercitarne il possesso, senza quel giusto piacere dei primi tempi. E non era neanche la prima volta in quel micro istante di giornata. Passare la lingua sulle labbra per inumidirle un po’ e poi accendere i riflettori sulla vera protagonista di un gesto ripetuto X volte. Consapevole o meno.
Un lampo di luce che t’illumina il viso per un breve istante e poi quella nuvola di fumo che ti obbliga a strizzarle gli occhi.
Sono passati otto anni eppure, certe volte, ancora oggi, muoio dalla voglia di fumare una sigaretta.
Sarebbe da stupidi riaccenderla; il gesto non mi appartiene più.
Il fumo ha il potere di riempire spazi, intervalli di tempo. Uno smartphone dei tempi andati. C'è chi invia un messaggio su Whatsapp, al gruppo o all'amico e chi si accende una sigaretta. Riti, abitudini, convenzioni.
Se chiudo gli occhi posso ancora sentire quel sapore sulla bocca. 
Chi non ha mai provato quella gestualità, non può capire cosa significa spegnere consapevolmente l’ultima sigaretta. Un gesto di autolesionismo. Una condanna a una pena inaudita.
Dopo quel gesto la vita cambia. Nessuna cena sarà più come prima, nessun caffè avrà lo stesso sapore.
Vivere senza punteggiatura è difficile, soprattutto se hai bisogno di colmare spazi e hai finito le sigarette. 

mercoledì 14 gennaio 2015

E adesso la pubblicità...

by Claudio Baglioni


Tu dietro a un vetro guardi fuori
Lungo il luccichio dei marciapiedi
E la gente si è dissolta nella sera
Tua madre altezza media sogni medi
Che sbatte gli occhi da cammello
E non si è rassegnata e neanche spera
Un cespuglio di spini tuo fratello
Che pensa sulle unghie delle dita
Appitonato con un aria da bollito
Tuo padre mani da operaio a vita
Che ride e gli si spacca il viso
Impallidito di tivù
Tu fretta di vivere qualcosa
E ogni cosa è già un ricordo liso
E adesso la pubblicità

Tu e le tue voglie imbottigliate
Occhi come buchi della chiave
E un'ansia indolenzita sotto neve bianca
Tuo padre aspetta sempre qualche nave
Funambolo sul filo del passato
E cena insieme a una bistecca stanca
Tuo fratello è un grammofono scassato
Un fiume di pensieri in fuga
Si specchia in un cucchiaio e fa una bocca storta
Tua madre si rammenda qualche ruga
E una domanda di dolcezza
Che porta in tavola e va via
Tu nascosta in fondo a un'amarezza
A far finta che il mondo sia un bel posto
E adesso la pubblicità

Ma che giorno è è tutti i giorni
Ed una sera ogni sera
E questa sera come le altre
Che si siede accanto
E non c'è niente che ritorni
Niente allegria e nessun cerino
Per dare fuoco a tutto quanto
Tu in quella schienuccia di uccellino
Che s'incurva e si vedono gli affanni
Dei tuoi domani e dei tuoi pochi anni
Tuo padre che si strofina le mascelle
Come impanate nella barba
Una sigaretta in mezzo ai denti
E lui ci parla intorno
Tua madre che si sveglia a strappi
E scuote tutta la polvere di un giorno
Senza persone e novità
Tuo fratello scemo che dà uno spintone
Al tuo cuore rovesciato come tasche vuote
E adesso la pubblicità

Oggi è quasi un secolo di noia
E che si fa domani e dopo
E poi nei prossimi vent'anni
Figli di speranze
Per un attimo di gioia
Nella città di antenne e cielo
E luci grigie delle stanze
E la notte cade come un velo
A smorzare gli occhi ed i televisori
E tu dietro a un vetro guardi fuori



lunedì 12 gennaio 2015

"Cosi per caso.... sino al divorzio!"

Ogni fidanzata o moglie sa, che tutto nasce quasi
sempre per caso.
Si usa lo sport per dimagrire nella maggior parte
dei casi. Si regala una bicicletta al marito invitandolo in modo indiretto a rientrare in una taglia decente.
Si cita l’amico che è appena tornato dalla maratona di New York mettendo quindi su tavolo un’idea di vacanza diversa.
Le modalità con le quali si rovina un matrimonio o un unione nascono quindi per caso o comunque con buone intenzioni.
Nulla è premeditato.
È comunque dato certo che la fase terminale del fanatismo sportivo degli ultra-quarantenni si concretizza con la separazione e il divorzio.
Nessuna coppia può reggere determinate tabelle di allenamento.
Nessuna moglie o fidanzata può sopportare dei carichi di lavoro settimanali superiori ai 15 allenamenti (stiamo parlando di più di due al giorno,
tutti i giorni).
Nessuna lavatrice può reggere certi cicli di lavaggio ad acqua tiepida o fredda (altrimenti gli indumenti tecnici sportivi potrebbero rovinarsi). L’unica donna che sopporta il  triatleta di buon livello è sua madre. Prendo in prestito questo assioma da un amico che ascoltando le tabelle di allenamento di un compagno triatleta gli disse testualmente: Nessuna donna oltre a tua mamma può volerti bene!?
Il triatleta è solo.
Non ha rapporti se non con altri triatleti.
In ufficio viene visto come uno di quelli che fanno l’Ironman e questo lo porta a essere visto con diffidenza. Deve esserci qualcosa che non va in una persona che dedica così tanto tempo all'allenamento e partecipa a gare di oltre 12 ore.
In più nessuno lo paga per questo. Anzi è lui stesso che tra trasferte all'estero e iscrizioni a gare internazionali a fine anno avrebbe potuto comprarsi una auto nuova o, per assurdo, regalare un bel tennis di diamanti alla signora.
Nella fase iniziale, quando ancora possiede un rapporto sentimentale con un’altra persona, il triatleta, vergognoso delle cifre iperboliche che sta spendendo per attrezzature sportive inizia a mentire sui costi. Questa fase potrebbe essere la sintesi migliore del rapporto tra uomo e donna: di quanto risulta tenero il maschio adulto ultra-quarantenne quando sente la necessità di mentire sul prezzo di una bicicletta che ha acquistato. Assomiglia incredibilmente al bambino che mente sul numero di figurine che ha comperato
coi propri risparmi per timore di essere sgridato. Il triatleta mente sui costi delle bici, delle mute, delle scarpe. Perché non può tornare a casa con l’ennesimo paio di scarpe da centocinquanta euro. Deve sfumare… minimizzare.
Il triatleta più evoluto acquista spesso anche un capo sportivo per la compagna o per i figli pensando di spostare l’attenzione sulla sua generosità. Nulla di più
inutile. La compagna vorrebbe la sua presenza il sabato mattina e la domenica mattina, non un completo da fitness nuovo.
Ho citato due momenti della settimana molto significativi per ogni compagna di un triatleta.
Lui si sta allenando. È fuori in bici, forse corre o forse è in piscina.
In ogni caso non ricordo di aver mai visto un triatleta in giro con la moglie o fidanzata il sabato mattina, né aver mai incrociato la medesima coppia la domenica......

Tratto da "Il mio ex faceva l'Ironman" di Cleto La Triplice ed. Del Faro.

giovedì 8 gennaio 2015

"Il mio ex faceva l'Ironman" di Cleto La Triplice

Dopo aver messo a letto la creatura e ristabilita la connessione con il cellulare del padre arriva anche la telefonata. Sempre identica!
Lei:
Ciao amore, allora com'è andata? Che bravo!
Stai bene? Ti ho/abbiamo visto tagliare il traguardo!
Ma cosa è successo in maratona?
Mi raccomando riposati ora!
ciao

Lui:
Ciao, gara bellissima! ... che fatica...
Sto bene, insomma...
Mi avete visto?
Quanto ho fatto nel nuoto? In bici? Mi dai i parziali?
Quanto ha fatto Marco? E Luca?
Oggi stavo bene sino al primo giro di bici poi mi si è spenta la lampadina!
Ho pensato di ritirarmi un paio di volte.
Ora vado a recuperare la bici e le sacche gara.
Ciao

La telefonata post Ironman è sempre la stessa!
Vi possono essere varianti minime nell'eventualità che il marito sia arrivato prima di altri amici...

Orange

Strano vedere quel gazebo da fuori. Ero abituato ad arrivare, salutare e poi entrarci dentro per cambiarmi. Piccoli riti e abitudini che dovrò cambiare. Scopro come è facile affezionarsi alle cose oltre che alle persone. Le bandiere ramarre  sventolano alte nel cielo. 
Mi è sembrato un po' come  tornare a quel giorno di ottobre del 2012, a Fiumicino, quando per la prima volta incontrai Sandro e tante altre persone della squadra. Ero emozionato per tutte quelle novità e rimasi piacevolmente colpito per la calorosa accoglienza. 
Sono passati tanti mesi.
Con l'anno nuovo ho deciso di vestire altri colori, ma i ricordi legati a quel verde, mi rimarranno sempre nel cuore.
Tra i vari cambiamenti, il primo di questa stagione, è il mio cambio di categoria. Sono tra gli MM40, una delle categorie più forti probabilmente e non grazie a me di certo.
La "Corri per la Befana" è una gara che mi piace molto, il misto asfalto - sterrato è intrigante, l'unica nota stonata e non festeggiare la Befana con i miei piccoli a casa. 
Mi do appuntamento a Trastevere con Francesco e Claudio per andare insieme sul luogo della gara. Non dico nulla a loro, ma in realtà dentro di me sono un po' emozionato, in fondo si tratta sempre di cominciare qualcosa di nuovo. 
Arrivati in via Lemonia, da lontano, scorgo i vessilli degli Amatori Villa Pamphili e subito dopo il colore arancio del gazebo della Podistica e Solidarietà. Sono uno accanto all'altro, una sorta di passaggio di consegne... l'arancione per un po' sarà casa mia ad ogni gara. 
Saluto i miei compagni di viaggio e valico questo nuovo mondo. 
La prima persona che conosco si chiama Laura. Mi accoglie sorridente e riesco a collegare un viso ad uno dei tanti nomi che ho tormentato via email per gestire la mia iscrizione. Mi dicono che devo fare la foto per il sito (altra novità). 
Sto sulle mie perché in fondo non conosco nessuno. Entro nel gazebo riservato agli uomini (dall'altra parte è unisex) e non c'è nessuno, sono in forte anticipo, ma arrivare tardi al primo giorno di "scuola" mi sembrava brutto.  
Mi cambio con grande calma, cerco di perdere qualche minuto in più, so di essere solo e non saprei cosa fare in attesa di ricongiungermi con gli altri ragazzi della mia ex squadra. 
Nel frattempo arrivano altri Orange. Saluti e presentazioni. 

Esco fuori e comincio a scaldarmi. La nuova canotta mi piace molto. Mi sento comunque onorato ad indossarla. 
Il sole scalda l'aria e mi sento molto più a mio agio mentre comincio a correre in solitaria. Mentre percorro su e giù la strada da dove partirà la gara, ritrovo i miei vecchi compagni di corsa e rimango con loro fino alla partenza, dopo di che ognuno prende la propria strada. La gara come ho già detto, mi piace, riesco anche a dare una limatina al mio personale, ma non è questa la cosa importante della giornata.
Questo è il mio nuovo inizio. Mi piacciono i cambiamenti. Ora non resta che smettere di guardare al passato e pensare al futuro. Ci sono nuovi amici da conoscere e nuove gare da correre.


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