lunedì 31 marzo 2014

"Selfie"

"Ma chi è questo Selfie??!!" E' stata la mia prima domanda sentendolo nominare. Dopo ho scoperto cosa c'era dietro, anzi, cosa c'era davanti. A me non piace.... e giù fischi!!! E che ci posso fare?!?! La moda dell'autoscatto in ogni dove, con rigorosa Duke Face, a me proprio non va giù. Il web impazza sul tema. Manuali per il perfetto "Selfie", gli smartphone più adatti, le App. più consigliate, addirittura i concorsi. Ogni luogo e ogni momento diventano l'istante adatto per cogliere l'attimo. Quindi... telefono verso il cielo, faccia a 3/4, bocca a papera e click, la foto è servita. Con i vari Social Network fornitissimi di questi "faccioni". La corsa non rimane avulsa da questa febbrile tendenza, nonostante per correre si debba appunto... correre, ogni tanto la sosta ad un semaforo o alla fontanella diventano occasioni imperdibili per auto-scattarsi, abbracciarsi con la compagna o compagno di fatica. E in questo, non me ne vogliano le mie care amiche runners, le donne sono le numero uno, anche se non nascondo che qualche maschietto ogni tanto, alla ricerca dell'appagamento estetico, si spara su la sua bella posa a mezzo busto e s'immortala per poi  postarsi alla ricerca di "mi piace" di
approvazione. Leggendo poi sul web, scopro addirittura che "selfie" è la parola del 2013, senza contare le curiosità che si legano a questo fenomeno, dal ladro che si fa la foto per poi mandarla all'amico della vittima, alle star di Hollywood che litigano per non essere entrate a far parte dell'autoscatto del millennio, le brasiliane sono le più sorridenti e le donne le più attive. E' la moda e io che sono vintage, come dicono diplomaticamente i miei figli, scoprirò questo vezzo tra qualche anno, nel frattempo mi domando e dico "la gente lo sa che i Selfie possono uccidere?!".

Fuori Tema


Se immagino che tu sei qui con me
sto male, lo sai!
Voglio illudermi di riaverti ancora
com'era un anno fa.

Io stasera insieme ad un altro
e tu sarai forse a ridere di me
della mia gelosia che non passa più,
ormai non passa più.

Pazza idea di far l'amore con lui
pensando di stare ancora insieme a te!
Folle, folle, folle idea di averti qui
mentre chiudo gli occhi e sono tua.

Pazza idea, io che sorrido a lui
sognando di stare a piangere con te.
Folle, folle, folle idea sentirti mio
se io chiudo gli occhi vedo te.

Tu guidavi mentre io ubriaca di gelosia
continuavo a chiedere.
E poi mi hai detto: "Senti camminiamo",
Siamo scesi in fretta ma restati li...

In silenzio soli, io ti ho stretto, stretto a me.
La tua giacca sul mio viso
mi hai detto: "Basta amore,
sono stanco, lo vuoi tu?"

Pazza idea... etc.

Finale:

Pazza idea stare qui con lui
ma poi vedere solo te.
Immaginare... vorrei...
Vorrei te!

Pazza idea...

Immagina, ora...

Cogli l'occasione di ricominciare. Non sempre viene concessa e non sempre è un male. Immagina, ora, di trovarti davanti a una lavagna completamente ricoperta di scritte e gesso. Immagina, ora, di prendere da dentro un secchio poggiato in terra, colmo d'acqua, una spugna, tirarla su grondante acqua, spremerla e lasciarla imbevuta quanto basta. Immagina, ora, di passarla sulla lavagna e riscoprire il nero dell'ardesia e il bianco delle righe. Immagina, ora, di poter prendere di nuovo il gessetto in mano e ricominciare a scrivere tutto da capo senza errori, facendo tesoro dell'esperienza. Immagina, ora.... di riprendere a correre. 

Agenda

01)      06/01/2014  CORRI PER LA BEFANA
02)      19/01/2014  LA CORSA DI MIGUEL
03)      26/01/2014  MARATONINA TRE COMUNI
04)      09/02/2014  ASPETTANDO LA MEZZA
05)      16/02/2014  GIRO LAGO DI BRACCIANO
06)      02/03/2014  ROMA OSTIA
07)      23/03/2014  MARATONA ROMA
08)      06/04/2014  GRANAI RUN
09)      13/04/2014  APPIA RUN
10)      14/06/2014  SULLE ORME DI ENEA
11)      21/06/2014  CORRI ROMA
- - - - - - - - - - - - - - - - riposo estivo luglio - - - - - - - - - - - - - - - - 
12)      23/08/2014  CIRCEO NATIONAL PARK TRAIL
13)      07/09/2014  OSTIA IN CORSA PER L’AMBIENTE
14)      21/09/2014  BLOOD RUNNER
15)      28/09/2014  CORRI COLONNA
16)      05/10/2014  TROFEO S. IPPOLITO
17)      19/10/2014  TCS AMSTERDAM MARATHON
18)      01/11/201CORSA DEI SANTI
19)      09/11/2014  FIUMICINO HALF MARATHON
20)      07/12/2014  BEST WOMAN
21)      21/12/2014  CHRISTMAS RUN

22)      31/12/2014  WE RUN ROME

Ricominciamo...

Mentre il mio stomaco urla dalla fame, riflettevo su quanto la maratona sia complicata, non solo prima e durante, ma anche dopo. Mi scopro apatico alla corsa, non tanto nell'atto sportivo, correre mi piace, ma nella preparazione. L'idea di prendere scarpe e calzoncini, di uscire di casa, il "muro" di freddo della mattina. Sono cose che ora mi fanno sbuffare. Non mi va. Fortunatamente, in termini di disciplina, a dispetto del resto, posso definirmi maturato e quindi m'impongo quello che c'è da fare. Questa settimana mi sono dato alla pigrizia sportiva e all'orgia culinaria. Il mio fisico ne sta risentendo, si era abituato a ritmi sani e ora mi sento un po' in colpa nel costringerlo agli stravizi. Inutile continuare nell'altalena tra limitazioni e anarchia, tanto vale, in vista di nuove "sfide", di mantenere un profilo ordinato. Il contenzioso con il mio "io" passato, dovrà chiudersi e i bagordi cessare, senza ovviamente esagerare. L'esasperazione è sempre sbagliata, a tutto c'è un limite. Ora è tempo di ricominciare a correre sul serio, la giustificazione dei 42195 metri percorsi non è più valida, mi sono già giocato questa carta con il Prof. E' tempo di lubrificare gli ingranaggi e far ripartire l'endorfine. Buona settimana.  

Non di solo calcio vive l'uomo

Complimenti a Ivan di Mario, nel silenzio più assoluto del giornalismo sportivo, un'atleta italiano (tesserato con la Polisportiva Molise) è andato a conquistare il titolo mondiale in Romania nella 8 km di Corsa Campestre categoria Master 35, con il tempo di 24'30"6.
W l'Italia 


venerdì 28 marzo 2014

Il Corriere


100


Eccomi giunto a quota 100 post pubblicati su questo blog. La cosa che mi sta piacendo più di tutto è il fatto che tanti mi onorano dei loro pensieri. E' bello poter usufruire delle emozioni altrui, sono momenti intimi che non sempre vengono donati al prossimo e in questo "nostro" spazio mi piace leggere quello che tanti vivono nella corsa, emozioni e sentimenti che spesso ci accomunano. Dietro a ogni racconto c'è una persona che ci dona un po' del suo vissuto, lo reputo un grande regalo.

Considero questo un piccolo compleanno.
Tanti auguri RunIsNow.

"La corsa è..." di Fulvia Grazioli


Ho scoperto la corsa in tarda età a più di quarant'anni, l'ho sempre considerata, una cosa noiosa, quando me ne parlava un carissimo amico, non capivo anzi pensavo fosse matto, ora so. Ognuno di noi si avvicina a questa disciplina sportiva per varie motivazioni, a me è successo per spirito di emulazione, il fascino del maestro, un amica che correva, mi hanno fatto incuriosire, ed ho iniziato lentamente. Perché s'inizia così pochi minuti di corsa alternati da camminata fino ad arrivare a correre un ora senza rendersene conto. Nei momenti bui della mia vita che si sono susseguiti ho iniziato a intensificare l'attività sportiva con grande sforzo e fatica, ma dopo stavo meglio sia mentalmente che fisicamente. Nel periodo in cui facevo terapia andavo a correre, bardata come se dovessi prendere lo skilift per paura di ammalarmi e non mi sono mai ammalata come se le difese immunitarie si fossero rafforzate. Adesso solo adesso mi rendo che ero come un meccanismo inceppato, che i farmaci in realtà mi intossicavano, rallentavano, la corsa praticata fino allo sfinimento mi ha aiutato ad espellere le tossine. Poi un lutto enorme ha lacerato me e la mia famiglia, be' la corsa mi ha salvato a non divenire una donnetta depressa. Correre è una pulsione innata, si può insegnare ad un bambino a nuotare ma non a correre, fa parte di quello che Jung chiama "io primordiale", l'uomo corre per liberarsi o per scappare da un pericolo. Nonostante questa caratteristica naturale, correre bene è difficile ed ha bisogno di concentrazione, nel momento in cui ci si deconcentra si perde il ritmo e non si corre bene magari si arranca. Sono arrivata a correre 10 km ma in realtà riesco a correrne bene, concentrata cinque. La corsa è armonia, si corre veramente quando il respiro, il cuore, il passo sono sincronizzati e come entrare in un flusso. La corsa è meditativa, perché quando si corre da soli ci si isola, e non ci fa pensare ai problemi che abbiamo, ci libera la mente. 
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La corsa è competizione in gruppo si è spinti a fare meglio, a tenere il ritmo dell'amico e superarlo. La corsa è solidarietà quando in gruppo si rinuncia ad un po' del proprio ritmo per aiutare il compagno a non mollare. La corsa è disciplina di vita, chi corre ha forza, tenacia, determinazione e tanto cuore. C'è un detto africano che sintetizza lo spirito della corsa " se vuoi andare veloce corri da solo, se vuoi andare lontano corri in compagnia".

giovedì 27 marzo 2014

Il Pagellone!!! - terza parte


Dulcis in fundo, ultimi, ma mai ultimi, perché tra i ramarri nessuno è mai ultimo, eccovi il mio personalissimo giudizio sui restanti avventurieri che per un motivo o per l'altro hanno anche solo in parte condiviso un filo di me:





Alberto:
Traccia la via, con discrezione, come il suo essere, sempre pacato e mai sopra le righe, una parola giusta in ogni circostanza, si veste da ancora di salvezza aiutando un compagno in difficoltà, a dispetto di Valencia arriva meno in difficoltà suggellando un'ottima impresa. MAESTRO.
Voto: 10

Roberto:
Compagno di viaggio e di una parte della gara, dopo la delusione dello scorso anno si ripresenta ai blocchi di partenza per cancellare il ritiro dello scorso anno, entra leggermente in crisi nei chilometri finali, ma stringe i denti e riesce a chiudere sotto le quattro ore. DETERMINATO.
Voto: 8,5

Marco:
Indiscussa sorpresa di questa maratona, nonostante un piccolo affannamento conclude una gara superba andando a demolire il muro delle quattro ore. In pochi avrebbero scommesso sulla voglia di vincere di questo ragazzo. A questo punto in Olanda ci aspettiamo di tutto. RIVELAZIONE.
Voto: 10

Roberta:
Un sorriso contagioso, aveva già stupito i compagni di scuderia in occasione della gara a Tor Vergata arrivando fresca come una rosa e partendo più o meno dalla provincia di Viterbo. Passi piccoli e decisi la sua politica. Si perde le compagne ancor prima della partenza, ma non perde di certo la Trebisonda. EPICA.
Voto: 9

Annalisa:
La sfortuna si abbatte su di lei, un'infortunio che sembrava sorpassato si ripresenta proprio nel giorno più importante, comprende che andare avanti potrebbe portarla a conseguenze peggiori e con grande dignità accetta di fare un passo indietro. Tornerà presto a volare. CAMPIONESSA.
Voto: 10

Tonino:
Una menzione speciale per questo giovanotto senza il quale una buona fetta di ramarri non sarebbe arrivata al traguardo, punto di riferimento domenicale per tanti, porta a segno l'ennesima maratona della sua carriera. Fermo e tenace come un militare d'altri tempi. CARABINIERE. (W er Secco)
Voto: 9

Fulvio:
Al 30° km prende una storta alla caviglia, non curante si spara quasi 12 km in pessime condizioni, se ne frega e tira dritto per la sua strada, non arriva con un crono olimpico, ma la fatica e il gesto che compie in barba a tutte le avversità gli regalano una prestazione apicale. BEL CULETTO.
Voto: 8,5

Eliano:
Anche per lui vale il discorso fatto per Fulvio, le vesciche lo accompagnano per buona parte della gara, stringe i denti e arriva comunque sotto l'arco dell'arrivo con un tempo più che interessante. Appena risolverà il conflitto con i calzini siamo certi riuscirà a migliorare. SANGUINANTE.
Voto: 8,5

Piero:
Il terzo moschettiere. Alla sua prima esperienza in maratona, arriva e conclude ottimamente la sua gara, siamo certi che farà meglio in futuro, soffre molto i Sampietrini, ma questo non sminuisce la sua ottima prestazione. Corsa brillante e ottima compagnia il suo segreto. DARTAGNAN.
Voto: 8,5

Quelli del 35°:
Tutti i ramarri hanno corso la gara dividendola in due tronconi, il primo era sicuramente arrivare al 35°, il secondo era riuscire ad arrivare all'arrivo. La parte più importante era comunque andare a raggiungere gli amici del ristoro. unici anche come tifosi, sorrisi per tutti. STRAORDINARIAMENTE RAMARRI.
Voto: 10 e lode





THE END

Il Pagellone!!! - seconda parte

Considero la vita troppo seria per essere presa sul serio e quindi con mero spirito dissacrante eccovi la seconda parte del mio personalissimo "Pagellone" (la prima parte potete trovarla qui), senza naturalmente voglia di offendere alcuno:

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PEPPA:
Avvistata più volte lungo il percorso da più partecipanti in casacca verde, leggermente in difficoltà al 30° del primo tempo, chiede qualche minuto al mister per testare la tenuta atletica, dopo di che si rimette in moto e arriva sorridente al traguardo con trucco in perfette condizioni. Un’americana a Roma. MONUMENTALE.
Voto: 9

CAMILA:
Se non fosse per l’oceano che ci divide potrebbe tranquillamente tornare nella sua terra natale correndo, passa sotto al traguardo con tutta l’allegria che caratterizza il Brasile, ne porta i colori in testa e un pezzo nel cuore. Chiude con un risultato sportivo strepitoso ed è già pronta a ripartire.  FELICIDADE.
Voto: 9

LE TWINS:
Inseparabili nella vita come nello sport, partono un po’ per gioco in questa grande avventura, ma con il passare dei mesi mostrano ai compagni di squadra una grande determinazione. Ottimo risultato nonostante un leggero infortunio ne condizioni una delle due, impossibile però stabilire quale. INDIVISIBILI.
Voto: 9

SILVIETTA:
Ormai l’intero quartiere dell’Infernetto dorme sonni tranquilli, da quando ha vestito i panni del vigilantes albino nella sua zona i malfattori girano al largo. Dovrebbero far partire la maratona alle 05.00 di mattina, arriverebbe al traguardo in due ore nette con sorriso e vassoio di biscotti al seguito. SUPEREROE.
Voto: 9

CHIARA C.:
A Natale in molti non la davano ai nastri di partenza, lei ci mette anima e “ferro” e cambia le sorti della gara, lascia un discreto vantaggio agli altri cominciando in ritardo la preparazione e pensando bene di azzopparsi una settimana prima della maratona. Arriva dove non credevo sarebbe arrivata. VINCENTE.
Voto: 9

CHIARA B.:
Non partecipa alla gara anche se a conti fatti macina più chilometri di tutti i partecipanti messi insieme, alcuni giurano di averla vista al fianco durante tutto il percorso come un miraggio nel deserto. La sua bicicletta è già nel museo della maratona. Compagna di viaggio impagabile per spirito e abnegazione. GRAZIE MILLE.
Voto: 10

GIANLUCA:
Tra lui e il Colosseo fanno a gara a chi è più in forma, vince per distanza il ramarro. Manifesta già nei giorni precedenti una forma atletica eccezionale e in gara si vede, chiude con un tempo magistrale confermando quanto di buono fatto in allenamento. Nel finale si rifiuta di prendere i mezzi e decide di tornare a casa correndo. INESAURIBILE
Voto: 9,5

GDL:
Sotto il profilo atletico potremmo spendere infinità di parole per questo ragazzo, complimentandoci con lui per ogni sua singola prestazione, ci domandiamo invece ormai da tempo come sia possibile che a discapito dei 42195 metri percorsi sotto la pioggia non compaia mai con un capello fuori posto. PETTINATO
Voto: 9,5


ROBERTINA:
In tre mesi dall'inizio dell’anno è già alla seconda maratona, dopo i successi di San Valentino, viene a Roma per una rifinitura in vista del Passatore e per mettere km sulle gambe, chiude comunque con un discreto tempo. Le vogliamo bene e la invitiamo a riposare, ma non in cucina però, ci mancano i suoi dolci. DURACELL.
Voto: 9


TO BE CONTINUED...



"Prima della tua prima Maratona il futuro non esiste..." di Laura Cotta Ramosino

@fotofhania
La prima Maratona per un runner non è solo un concetto esistenziale (per cui da quel giorno la tua vita sarà divisa in due, a.M e d.M, due ere storiche solo apparentemente indistinguibili una dall’altra) ma una specie di principio einsteiniano, nel senso che è davvero capace di piegare il tempo e di trasformarlo.
E non solo perché alcuni minuti di quelle quattro ore e mezza (per me, ma sospetto che le cose non cambino molto anche se sei un keniota che ci mette poco più di due ore o un buon runner che sta un po’ sopra le tre) possono davvero sembrare anni luce in termini di fatica e sudore.
È inevitabile che la Maratona se ne stia lì in un angolo più o meno remoto della mente di chiunque prenda un paio di scarpe e si metta a correre in un parco o su una ciclabile e poi, come abbiamo fatto io e Luisa un anno e mezzo fa, decida che è il momento di mettersi alla prova con qualche gara.
Nel mio caso (ho studiato lettere classiche) Maratona evoca anche episodi di eroico coraggio con un pugno di coraggiosi capaci di sconfiggere eserciti dieci volte più grandi, ma è anche un serissimo memento perché Fidippide, il primo a correre la distanza, con l’urgenza di avvertire i concittadini di un possibile attacco persiano, finita la corsa ha finito anche la sua vita…
Inizi, per l’appunto, con le gare da dieci chilometri e la gente comincia a chiederti “Ma quanto sei arrivata?” e vagli a spiegare che per fisico, storia sportiva e capacità, difficile che tu arrivi mai a prenderti qualche medaglia se non in qualche garetta in cui fantastiche combinazioni astrali fanno partecipare poche donne della tua categoria. Ma che tanto non importa, che per te ogni volta arrivare è un momento magico perché hai superato una sfida con te stessa…
Inizi le gare, magari ti metti finalmente alla prova con una Mezza (l’insidiosa Roma-Ostia magari…) e cominci a capire meglio che vittoria è anche solo arrivare in fondo…
E poi, magari perché hai una sorella che ha il cuore di vederci più lontano di te e il decisionismo necessario per buttare il cuore oltre l’ostacolo, ti ritrovi iscritto alla tua prima Maratona, e giustamente vuoi che non sia in un posto a caso.
È la Maratona di Roma, casa tua, sotto gli occhi (potenziali) degli amici che ancora non capiscono come fai a svegliarti tutte le domeniche come se andassi a lavorare, per fare questa cosa faticosa e sudata, e probabilmente anche il mitico 23 marzo se ne staranno a letto o solo per caso si ricorderanno di scendere in strada a vederti passare (all'ora sbagliata, perché non hanno idea di quanto ci potrai mettere a fare il percorso, ma è il pensiero che conta).
E, lo sai già, a iniziare così parti già con un vantaggio mica tanto nascosto: ci sono almeno altri ottanta ramarri in gara, qualcuno (oltre tua sorella cui speri di riuscire a stare attaccata tipo cozza il più possibile, visto che ha più fiato e più allenamento di te) sul percorso lo troverai per scambiare un incoraggiamento e magari fare un tratto insieme, e poi ci sono soprattutto i ramarri del ristoro al 35esimo, una specie di oasi nel deserto del Sahara che già sai che sarà la gara a un certo punto… E c’è quel senso del rispetto di te stessa che sai che ti sosterrà come e più degli integratori quando sbatterai contro il muro (già sai che accadrà, bisogna solo indovinare quando) e non vorrai cedere proprio in mezzo a piazza Navona in mezzo ai turisti che mangiano la pizza e il tiramisù spaparanzati sulle sedie e intanto ti urlano di continuare a correre….
Tutto questo accade mesi fa, poi inizia il vero allenamento, i lunghi effettuati in Villa sotto l’occhio attento e l’incoraggiamento di Tonino, che mai una volta mette in dubbio che ce la potrai fare. E allora cominci a crederci un po’ anche tu, anche quando corri sotto la pioggia e arranchi nel fango; e poi, nelle settimane successive, quando i lunghi li fai nelle più diverse città europee e un po’ incosciente pensi che la Porta di Brandeburgo è così scenografica che se arrivi in fondo alla prima Maratona un pensierino anche a quella di Berlino ce lo devi proprio fare…
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Ecco, a due mesi dalla prima Maratona il futuro ancora esiste, anche se vago, esistono settimane e mesi dopo il 23 di marzo, altre gare, altro lavoro, le vacanze….
E poi, a un mese dalla gara il ginocchio comincia a fare male, e lo fa in quella maniera insidiosa e traditrice, non quando corri, all'inizio, ma dopo, per cui cerchi di non sentire e non vedere e rimandi e continui a fare i lunghi anche se adesso forse devi ammettere che c’è qualcosa che non va…  Vai a trovare Francesco, ma solo quando proprio non puoi fare a meno di vedere la realtà e lì scopri che forse non sarà il tuo scarso fiato, i tuoi allenamenti non precisi al cento per cento, ma proprio quel ginocchio che non vuole collaborare a farti fallire ancora prima di iniziare.
La possibilità che la sconfitta si concretizzi prima ancora di mettersi a lottare (perché è così che la vivi, non come una sfida rimandata) ha un effetto incredibile.
Sì, perché  è lì che all'improvviso il tempo cambia assetto: in quell'ultima manciata di giorni, con il ghiaccio sintetico comprato in ogni farmacia disponibile e tamponato sul ginocchio anche durante le riunioni di lavoro con effetti esilaranti per tutti i presenti, il tutore ad ogni allenamento e gara, la piscina a sostituire qualche corsa, è allora che all'improvviso il futuro dopo le 9 del mattino del 23 di marzo scompare…
Scompare, scompare, nel senso che proprio non riesci a immaginare cosa potrà essere. Sei sicura che a seconda di come andranno le cose sarai una persona così diversa che esaminare le alternative diventa impossibile. Non vedi nulla, il giorno dopo al lavoro, le settimane successive, ma nemmeno il pomeriggio della domenica. Una lavagna bianca che attende di essere riempita solo con il sudore della fronte, l’acido lattico nelle gambe e la soddisfazione o l’insoddisfazione di quel traguardo….
È strano vivere senza il futuro, ma ti ci devi abituare e allora cominci a  contare giorni e ore, perché a quel punto tanto vale partire, e vedere se dietro la linea del 42esimo chilometro il futuro rispunta fuori. Ti ci abitui ma non tanto, e le ultime corse insieme, il documentario visto in compagnia, le ultime applicazioni di ghiaccio, ti fanno solo montare l’ansia per cui quando parti hai le gambe molli come agli esami dell’università…
Ma alle nove del mattino del 23 di marzo succede un miracolo, o un fenomeno fisico che per l’appunto solo Einstein riuscirebbe a spiegare: il tempo si rimette in moto, come il conto del mio Garmin (e pazienza che poi lui abbia deciso che al km 41 aveva lavorato abbastanza o io ci avevo messo troppo tempo e ha dato l’arrivederci, ragion per cui per il Garmin la mia prima maratona dura 41 km esatti), e comincia distendersi sui chilometri di asfalto e sampietri in una maniera inaspettata.
Da lì in poi tutto è una specie di miracolo inaspettato, non un miracolo di Lourdes, ma piuttosto il miracolo dei fiori che sbocciano a primavera sul balcone, che potevi sospettarlo, sì, ma poi è una sorpresa comunque e allora l’unica parola che ti continua a risuonare nella testa è GRAZIE!
I  chilometri vanno, la fatica c’è, ma il maledetto ginocchio collabora (grazie Francesco,  grazie Luisa che corri di fianco a me, grazie amici che correte, che supero e che mi superate, grazie all'antinfiammatorio, grazie al tutore e grazie all'imbarazzante ghiaccio sintetico delle scorse settimane) e dopo i 25, anche se so ormai che un po’ camminerò, so anche che alla Prima Maratona ci arriverò in fondo. Ogni tanto, dietro un angolo, o ai bordi della strada, spunta Chiara in sella alla bicicletta e il suo incoraggiamento mette il turbo, anche se magari il turbo dura poche centinaia di metri.
Le canzoni messe nell'Ipod si snocciolano una dopo l’altra, arriva il ristoro del 35 e  qui trenta secondi di facce amiche mi ridanno la carica e promettono che l’arrivo non è lontano. Per la testa ti passa addirittura un pensiero folle: tutto sommato avrei pensato peggio… e ricominci ad andare anche se ora è un po’ corsa e un po’ camminata (sì, anche sotto gli occhi dei tedeschi che mangiano a piazza Navona, perché è bagnato, ci sono i sampietrini e l’ultima cosa che vuoi è rovinarti tutto con una caduta a pochi chilometri dal traguardo). 
emcafoto.com

E poi arriva l’ultimo regalo di questa giornata unica, un’amica che mi insegue dal ristoro, mi ritrova e con pazienza e affetto si fa tutti gli ultimi chilometri con me (ci rivedo nei video delle telecamere su internet e mi commuovo di nuovo), chiacchierando, incoraggiando, facendo anche da coppiera al malefico ultimo ristoro nel fango e nell'ombra del traforo e poi giù su via Nazionale, finché a Piazza Venezia non la cacciano via.
Già sull'ultima discesa, complice la canzone nelle orecchie, ho cominciato a sentirmi gli occhi umidi ma agli ultimi metri io che piangere piango poco e avevo assolutamente escluso di poterlo fare qui, comincio a sentire le lacrime che scendono, e sono lacrime strane perché vengono fuori insieme a un sorriso.
Sorrido a tutti, alla signora che mi mette al collo la medaglia, a quello che mi passa la bottiglietta dell’acqua, al compagno di squadra che arriva o è appena arrivato, a quelli che trovo più avanti, e, da lontano, a quelli che stanno ancora là al km 35 e ci staranno sotto l’acqua ancora per ore.
Il futuro è arrivato, esiste, ed è bellissimo, più bello di come avrei potuto immaginare, come i fiori lavati dalla pioggia a primavera, come un’esplosione che si spande a onda e che andrà avanti per i prossimi giorni, facendomi dire continuamente “Grazie!”  come una scema…

Grazie agli amici che ci sono stati prima durante e dopo!
Grazie a questa meteo un po’ bastarda e ai sampietrini perché dopotutto queste difficoltà in più ti fanno solo pensare che in futuro potrai fare meglio e se fosse stato troppo facile la prima volta ti sarebbe rimasto il dubbio che non potevi riprovarci.
Grazie per quel tempo (4 ore e 36) un po’ così e che pure non è scontato, perché dentro di te comincia a già a pensare come fare a migliorarlo la prossima volta.
Quando hai finito la gente comincia a dirti “adesso sei una maratoneta”.
E all'improvviso ti rendi conto che tutto questo ha a che fare con la fatica e con l’acido lattico nelle gambe, ma che quell'aggettivo contiene qualcosa di veramente nuovo.
Sei una maratoneta perché adesso sai qualcosa di te stessa che non sapevi e non potevi sapere prima (e quando riguardi le foto della gara ancora ti ripeti, “ma chi lo direbbe che quella lì ce la può fare?”).  I tuoi amici, quelli che ci credevano, lo sapevano ma tu no.
E adesso invece sì.
E adesso non vedo l’ora di cominciare un altro conto alla rovescia (anzi, per la verità è già incominciato), e forse capiterà di nuovo che il futuro all'improvviso scompaia inghiottito dall'ansia e dall'imprevisto.
Sole di mezzanotte a Capo Nord
Magari non andrà sempre così bene, magari ci saranno maratone più difficili, ginocchia che proprio non vanno, imprevisti, ma so che ci proverò e ci riproverò,  come ho visto fare ad amici e amiche tenaci…

Il futuro sta ancora lì dietro l’ultima curva, devi avere il coraggio di correre fino lì…

mercoledì 26 marzo 2014

Primi passi

Villa Pamphilj
Nonostante tutto è primavera! Anche se il tempo sembrerebbe essersene scordato, il 20 marzo siamo entrati nella stagione del risveglio. In termini di corsa cambia poco, giusto l'abbigliamento andrà ad essere modificato. I pantaloni lunghi lasceranno il posto a "svolazzini" e gonnellini, gli anti-pioggia saluteranno, per fare spazio alle fresche canottiere. 
Come sempre la primavera porta con se futuri runners o aspiranti tali, persone che magari con la scusa di perdere qualche chilo di troppo decidono di sperimentare, di provare questa nuova follia dilagante. L'estate in fondo è alle porte e quindi non bisogna dare la soddisfazione al vicino di ombrellone di poter spettegolare sui nostri chili di troppo. Le motivazioni contano poco, siamo stati tutti dall'altra parte, tutti abbiamo "cominciato" un giorno, guardando questi extraterrestri sfrecciarci accanto, mentre noi infagottati in tute improponibili compievamo i nostri primi passi. Io, dei miei primi passi, ho un ricordo vivido, soprattutto della temperatura. Ricordo il caldo e la sensazione di calore dentro di me scaturita da quella prima uscita. Pensando a quel giorno trovo molta ammirazione per chi decide di provare, di mettersi in gioco pensando magari di essere ridicolo, ma fregandosene comunque altamente del giudizio degli altri. Il consiglio che mi viene da dare dall'alto della mia inesperienza è sempre quello di cominciare a piccole dosi. La corsa va degustata, come il vino, a piccoli sorsi. Uno step alla volta. Se si beve un'intera bottiglia di vino, anche se buono, si rischia comunque di ubriacarsi e di non goderne a pieno i piaceri del sapore.
La corsa è uguale. Se pensiamo di alzarci dal divano e "affogare" in una sola volta nella fatica di correre, rischieremmo fortemente di non uscire più di casa. Avremmo sentore di tappo e rimarremmo molto delusi.  Ai neofiti quindi consiglierei pochi sorsi di corsa, accompagnando il bicchiere con qualche camminata godendo del bouquet che ci circonda, in fondo è primavera.  Alla salute!! 
 
 
 

"Dalla parte dei Perdenti" di Annalisa Gabriele

Il fruscio metallico delle mantelline termiche è l'unico rumore che si sente sul pullman dei perdenti. Anche il rumore della pioggia a tratti battente sembra lontano e irreale. Il silenzio della nostra resa ovatta tutto e la condensa sui finestrini nasconde e confonde il passaggio incessante della maratona che ci sfila davanti agli occhi. Saremo un quindicina ormai. Arrivati alla spicciolata su passi lenti e tristi. Zuppi, infreddoliti, alcuni zoppicando ma tutti con la medesima espressione. L'autobus comincia a muoversi per riportarci indietro e il silenzio si fa ancora più denso. Sprofondati sui sedili ci stringiamo ancora di più del domopack più per nasconderci che per scaldarci. Il percorso è lungo e tortuoso per tornate in zona partenza. La città è bloccata e io non vorrei essere qui. Dovunque ma non qui. Non adesso. E invece l'attesa si protrae. Mi guardo intorno e mi specchio nello sguardo assente dei miei compagni. Non è delusione, rabbia o tristezza. Non ancora. Per ora c'è solo un certo sgomento. L'espressione di chi sa di essersi dimenticato qualcosa di importante ma non riesce a capire cosa. Un doloroso e persistente senso di incompiuto. Ecco! Mi dico. Assapora bene. Questo è il sapore vero della sconfitta. Domani ci sarà tempo per asciugarsi le lacrime, per scrollarsi la sabbia dai vestiti ma per ora no. Non c'è spazio abbastanza grande per contenere il peso delle aspettative deluse e non rimane che prendere dolorosamente coscienza della nostra fallibilità. Guardo questa maratona dei nastri, dai bordi e una volta di più capisco quanto valore ci sia, quanto coraggio, quanto sacrificio ci sia dietro ogni singolo passo. Così che il peso di ciò che io non sono stata in grado di concludere faccia risaltare ancora di più ogni singola prestazione. Che sia poco sotto le 3 ore o sopra le 5 non importa. Che sia stata corsa con passo tranquillo e gestita o sudata e mezza camminata non fa differenza. La distanza che c'è tra quel mio uscire fuori dalla transenna e quel continuare ad andare avanti è ciò che distingue il trionfo dalla resa. La forza e la determinazione di tanti sorrisi e di tanti risultati centrati è l'immagine più bella di questa domenica. Per me è andata cosi. Lo segno sul quadernino alla voce cose da non dimenticare. Roma rimane un appuntamento mancato... per ora.  

Grandissimi tutti come sempre. 

Il Pagellone!!! - prima parte

In fondo la vita è un gioco,  quindi, ironicamente e senza voglia di offendere nessuno, ma solo con quella di giocare, mi permetto di stendere le mie personalissime pagelle su la trascorsa maratona di Roma. 
Calcisticamente Vostro...



SANDRO:
Partiamo dal Presidente, promosso al rango di Senatore, la XX^ edizione della Maratona di Roma non gli porta particolarmente bene, troppe insidie e congiure nella sua amata Roma, rischia di fare la fine di Giulio Cesare. MASSAGGIATO.
Voto: 8 (a prescindere)



CLAUDIO:
Soltanto sei mesi fa stupì il mondo con una prestazione di altissimo contenuto tecnico, giocando in trasferta in terra Valenzana. Non soddisfatto bissa implacabile anche in patria, demolisce il proprio personal best. CATERPILLAR.
Voto: 10 

ANDREA:
“Io la maratona non la faccio” furono le sue ultime dichiarazioni, a furor di popolo è sceso in campo per affrontare l’impresa. Soffre leggermente intorno al 35°, ma sulla salita finale sale sui pedali per regalare la zampata finale. PIRATA.
Voto: 8,5

STEFANO:
Non giudicabile. Nell'ultima settimana subisce un attacco influenzale alla quale non riesce a porre rimedio, prova stoicamente a scendere in campo, ma nulla può quando intorno al 25° il mister lo richiama in panchina. SFORTUNATO.
Voto: S.V.

FABIO:
La leggenda narra che abbia cantato durante tutti i 42 km, a piazza Cavour simula un fallo da dietro e l’arbitro gli sventola in cartellino giallo in faccia. Da quel momento sparisce di scena per riaffiorare trionfante al traguardo. FOLLE.
Voto: 9

FRANCESCO G.:
Chi l’ha visto??! Un uomo in fuga al comando, troppo veloce lui o troppo lenti gli altri, ai posteri l’ardua sentenza, doveva condurre le truppe e segnare la cadenza, alla fine si ritrova vincente in solitaria nella sua Austerlitz. NAPOLEONICO.
Voto: 8,5

FRANCESCO S.:
Al rientro dopo l’infortunio patito prima della maratona di Valencia. Non curante del periodo di stop conduce una gara brillante fino al 41° km dove entra in riserva. E’ in difficoltà, ma la provvidenza gli manda un degno aiuto. MAGICO.
Voto: 9

FABRIZIO:
Bravo e sfortunato, percorre tutta la gara a ritmo serrato, ma proprio a pochi km dall'arrivo un problema alle gambe lo inchioda a terra mandandolo fuori giri. Eroicamente concluderà la gara meritandosi la dovuta standing ovation. SCARBURATO MA EROICO
Voto: 8 (per la cocciutaggine) 

CARLO: (me la canto e me la sono)
Parte lento lasciando gestire la gara ai suoi avversari, come un felino tira fuori la zampata vincente staccando tutti all'altezza del 37° km. Nulla possono i corridori africani giunti in terra capitolina. Squalificato per doping per una coda alla vaccinara di troppo. FOGNA!!
Voto: 8 



TO BE CONTINUED... 

martedì 25 marzo 2014

"Ramarri ovunque" di Peppa Randazzo

A long time ago in a country far, far away...





Due lunghi anni a cercare di immaginare, solo immaginare,  questo momento.
Due lunghi anni a pensare, pensare a cosa mi sarebbe piaciuto scrivere dopo, pensare alle foto che avrei guardato, al pettorale appeso in camera mia dietro il vetro, un vetro troppo più pulito di tutti gli altri per non essere evidente a chiunque di che momento importante si tratta.
Adesso ho dimenticato tutto perché l'emozione è talmente forte che è passato tutto in secondo piano, anche quello a cui pensavo da tempo e che mi sembrava giusto scrivere, ci sono voluti mesi per metabolizzare, per realizzare di esserci stata davvero, per capire di averlo vissuto davvero quel momento, di aver davvero corso LA maratona.
Si perché la maratona di New York non sono solo 42.195 metri....New York è di più.
E' gente che urla il tuo nome.
Cartelloni che ti fanno sorridere nonostante la fatica.
New York è una città in festa, la città che non dorme mai che per un giorno si ferma per noi runner.
Non un solo metro senza una folla delirante che ti trascina. Non un solo metro.
Ho sognato quella finish line per due anni, ogni allenamento, ogni mezza maratona, ogni maratona, ogni gara da 10, ogni passo, ogni ripetuta, ogni salita, ogni discesa, tutti gli allenamenti che ho fatto prima sono stati fatti pensando sempre a come sarebbe stato il momento in cui la finish line sarebbe stata quella di Central Park, nella mia testa visualizzavo sempre quel "26 mile" blu/arancio ovunque mi trovassi, sulla ciclabile lungo il Tevere, sul lungomare della mia San Leone, per le strade Liguri... io vedevo solo quello. Sempre quello. E ridevo, sorridevo, perché sapevo che era questione di tempo.
Quella finish line che nel 2012 ho visto solo da lontano sarebbe arrivata, anche per me, nonostante la delusione dell'anno precedente, nonostante il freddo, il vento, la fatica, sarebbe arrivata.
E fu sera e fu notte e suonò la sveglia alle 4.30, il pettorale già spillato saldo sulla maglia, fuori buio ma già aria di festa, caffè caldo e tanta adrenalina.
Vitamine, cappellini di pile, un po' di incredulità ancora ed arrivi lì...la partenza per Staten Island....
Ancora un po' stordita vedo lei, Elda... un abbraccio ed un sorriso ed è come se ci fossimo lasciate il giorno prima e invece non ci vediamo da un anno!
L'attesa della partenza è gelida, non c'è altro modo di definirla, il Verrazzano bridge è lì davanti a noi, tira vento, alcuni dormono in tute di piuma d'oca, alcuni si coprono con i sacchetti neri della spazzatura, un forte odore di canfora ovunque, io perdo una lente a contatto e coinvolgo i miei amici nella mia personale tragedia risolta grazie all'eccellente servizio di soccorso.
Ci chiamano, è ora, si entra nei "corral", si va in griglia... si buttano i pantaloni di pile, la felpa... ma fa freddo e si tengono i guanti e i cappellini.
Web
Emozionati come bambini arriviamo al Verrazzano Bridge, inno americano, lacrimuccia, New York New York e lo sparo...il momento che ho sognato è lì, è vero, lo sto vivendo, la sto correndo sul serio, sono qui!!!!
SONO QUI CAZZO!
L'arrivo a Brooklyn è sconvolgente, un tifo mai visto, la gente legge il tuo nome sulla maglia e non fa che incitarti, bambini, nonni, giovani famiglie, tutti... dalle finestre, per strada, dai bar, la musica è ovunque, le campanelle suonano ad ogni metro e non sei mai solo, anche solo pensare di usare l'ipod è pura follia, mai e poi mai avrei potuto perdermi i "go Peppa go... go Italiaaaa... italianoooo gooooo".
Brooklyn è piatta, lo sapevo, me lo avevano detto, ma tenersi è difficile, corro, godo, sogno, canto, rido, do il 5 a tutti quelli a cui posso darlo, faccio come sempre la scema con i fotografi... è un fiume, in piena, e non si ferma.
Il cuore batte, l'emozione è a mille fino al ventunesimo quando vedo Federico con un cartellone e Sergio con la bandiera della Trinacria, li saluto urlando anche io e appena giro l'angolo scoppio a piangere "taglia la curva, taglia la curva" urlo a Silvia  e così cerco di concentrarmi ancora, ma le lacrime vanno e fermarle è difficile. 
Le dolenti note non tardano a farsi sentire e arriva lui, Lui anzi, il temutissimo Queensboro bridge... sconfinato, infinito, in maledetta pendenza ed in maledettissima salita, rallento ma ce la faccio, i miei amici mi seguono dall'Italia piuttosto che deluderli striscio! Arriverò, anche a quattro zampe, non posso deludere Chiara, Silvia, Fabio e Gianluca!  Rallento ma è dura, sale e sale e non sembra finire mai, in quel momento ho pensato che non avrei mai più corso maratone nella mia vita, ma è durata un attimo… tranquilli, non potrei mai smettere di fare ciò che mi rende così felice. 
Ho sofferto su quel ponte, ho sofferto il freddo, ho sofferto sui tibiali, ho sofferto il silenzio, perché quello si è l'unico punto dove non può esserci pubblico ed anche per questo è il punto più duro.
Vento e ancora vento, freddo e ancora freddo e il ginocchio, sta zitto tu! non fa male, non fa male, non fa male, parte il mantra e smette di fare male, perché la psicologia funziona più del ketoprofene.
Arrivati nuovamente a Manhattan avevo già deciso di fare almeno altre due maratone e di rifare New York senza averla ancora finita, perché quando si fa questo sport le endorfine vanno in circolo e tu sembri a tutti un pazzo esaltato nel godere a fare una cosa che tutti i sani di mente evitano accuratamente di fare 42,195 KM SULLE TUE GAMBE!
Il resto del saliscendi continua a farmi soffrire ma vedere Central Park mi fa mettere tutto da parte.
Il 26 miglio.
Quando lo vedo inizio a fare facce strane per trattenere la commozione, qualunque cosa io abbia provato non sono capace di descriverla ma so che se fosse necessario fare altre cento maratone per provarlo di nuovo le farei.
La gente lo vede ed inizia ad incitarmi in un modo pazzesco, urlandomi che ormai è finita "400 yards to go" leggo alla mia destra, le lacrime spariscono, la poca gente che dopo Boston ha il permesso di stare all'arrivo fa tifo come se non ci fosse un domani, come se tutti fossimo degli eroi "stai entrando nella storia" ti urlano...e tu un po' gladiatore ti senti in quel momento, con quasi 42 km sulle gambe sprinti un attimo e l'agognata finish line è lì, il pianto ha lasciato il posto all'esaltazione totale, incontenibile....
"è realtà" ho gridato..."è realtààààà" ho continuato a dire fino a quando non mi hanno messo la medaglia al collo.
Web
"E' realtà cazzzooooooooo" (che malafigura ho pensato con il senno di poi)
Il mio sogno è diventato realtà il 3 novembre del 2013, con 1 grado, il sole, tanto freddo e tante lacrime miste a sorrisi.
So che volere è potere non è una frase fatta ma è una grande verità. Ci sono delle persone che voglio ringraziare.
Federico... grazie, grazie per avermi sempre sostenuta, sin dal primo giorno, per averci creduto sempre anche quando era solo un'idea, per non avere mai messo in dubbio che ce l'avrei fatta anche quando ero io stessa a dubitare, per avere sopportato tutti i miei veti alimentari, gli allenamenti estenuanti, i dolori, gli infortuni, per avermi accompagnata sempre alle gare più dure, per tutti i cartelli di tutte le maratone per i cartelli di Firenze, per le urla al 40 km a Roma e per essere impazzito in metro a NY pur di beccarmi ben due volte, per le tabelle appese in cucina, per gli integratori sparpagliati per casa, per la roba da corsa lasciata in giro, per le volte che ti sei alzato alle 6 anche tu la domenica.
Sergio, il mio migliore amico da 37 anni... grazie anche a te, grazie del sostegno, di aver sopportato tutte le mie foto assurde dopo gli allenamenti, grazie per avere tifato sempre, da lontano sei stato sempre vicino, faraway so close. Grazie per essere venuto a New York per me, grazie per quella mail in cui mi dicevi che gli amici ti aspettano all'arrivo e io non capivo cosa volevi dire fino a quando non ho visto il biglietto per NY  allegato... grazie per la bandiera e per l'hamburger la sera della maratona!
Il mio sogno mi ha fatto soffrire, mi ha regalato altre due maratone bellissime, mi ha dato nuovi amici, mi ha fatto piangere, mi ha fatto eleggere i killers padrini musicali della ING NYC MARATHON, il mio sogno mi ha fatto allenare in orari che ritenevo impossibili, con condizioni climatiche proibitive, sotto l'acqua, sotto il sole, con il ghiaccio sotto le suole delle brooks, sudata, fradicia, infreddolita, con il raffreddore, in mezzo al lavoro ed in vacanza, mi ha fatto affrontare gare da 30 km con la febbre a 38 mentendo a tutti e dicendo di star bene, mi ha fatto alzare alle 6 la domenica, mi ha fatto superare le cadute, le ginocchia sbucciate, il sangue sui gomiti e i polpacci gonfi fino ad esplodere.
Il mio sogno mi ha fatto sopportare la corsa con 40 gradi, le vesciche ai piedi, le unghie saltate, gli allenamenti andati male e quelli andati alla grande, mi ha fatto tenere regimi alimentari che mai avrei creduto di poter sopportare.
Tutto questo per un sogno, una finish line, una medaglia.
Tutto questo per la gloria, la gloria di un giorno, la gloria personale, tutto questo per trasformare un "impossibile" in "possibile", un "non posso farlo" in "l'ho fatto"! ed io l'ho fatto si, e me la sono goduta, ah quanto me la sono goduta!
Tanto sacrificio.
Con il sorriso, sempre, comunque, con il sorriso.
Ne è valsa la pena? Si. Ne vale sempre la pena.
lo rifarei? LO RIFARO'.


"Pubblico questa cosa due giorni dopo aver corso la mia quarta maratona, a 4 mesi da queste emozioni.....perché leggere LO RIFARO' e sapere di averlo rifatto davvero mi fa sorridere di me stessa e della pazzia che caratterizza chi corre come me, mi fa sorridere perché so che lo RIFARO' ancora, percorrerò ancora la distanza regina e soprattutto sarò ancora lì, al Verrazzano Bridge... prossimamente su questi schermi. Run a mile, Run forever, RUN FOR LIFE."
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